La cifra è stata confermata dalla Corte d'Appello di Bologna, che ribadisce le sentenze di primo grado, condannando il Ministero dell’Istruzione per il mancato riconoscimento pieno del periodo di servizio svolto quando erano supplenti: non si può calpestare il diritto dei precari a essere retribuiti alla stregua dei lavoratori di ruolo, prevedendo per loro anche la medesima progressione di carriera. Come sostiene dal 1999 l’Ue, ma anche recentemente la Consulta. Per queste ragioni, Anief ha promosso una mobilitazione unitaria, con una partecipazione massiccia di tutti i lavoratori della scuola allo sciopero indetto per il prossimo 17 marzo. A oggi, infatti, per ottenere giustizia, è necessario ricorrere in tribunale.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): ci battiamo da quasi 10 anni per l’adeguamento del contratto collettivo nazionale alle disposizioni eurounitarie, in modo da veder riconoscere ai lavoratori precari della scuola pari dignità a livello stipendiale, anche per quanto riguarda i permessi retribuiti: ogni diritto deve essere riconosciuto al lavoratore indipendentemente dalla scadenza del contratto.
L’abuso dei contratti a termine continua a imperversare nelle scuole italiane, con tutto ciò che ne consegue per i precari che subiscono questo trattamento iniquo, in barba all’articolo 3 della Costituzione italiana che richiama il diritto di uguaglianza. Molti di loro, però, ricorrono in tribunale e ottengono giustizia, come è accaduto a due docenti di Reggio Emilia, a cui la Corte di Appello di Bologna ha confermato il risarcimento di oltre 25mila euro già comminato in primo grado. La sentenza - ottenuta in Appello per Anief dagli avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Fortunato Niro - ha confermato ancora una volta la validità delle tesi sostenute dal sindacato: il diritto dei precari a essere retribuiti alla stregua dei lavoratori a tempo indeterminato, prevedendo per loro anche la medesima progressione di carriera.
D’altro canto, il contrasto delle procedure adottate in Italia rispetto alla normativa comunitaria è palese: pertanto, i giudici nazionali non posso fare altro che disapplicare le norme interne che contrastano con le Direttive Ue, riconoscendo ai lavoratori, come a Bologna, il risarcimento del danno per “abuso nella reiterazione dei contratti a termine”, nonché tutte le “differenze maturate a titolo di progressione retributiva” mai riconosciute e integrate con interessi legali dalla maturazione fino al saldo. Sempre a Reggio Emilia, l’amministrazione scolastica è stata condannata anche al pagamento di oltre 4mila euro per le spese di soccombenza.
Sui diritti di risarcimento dei precari, insomma, il vento è cambiato, poiché alla normativa comunitaria vanno aggiunte le recenti sentenze della Suprema Corte di Cassazione (ex plurimis nn. 22556 e 22558), attraverso cui i giudici dell’Organo supremo della giustizia hanno accertato il diritto dei supplenti a ricevere la stessa retribuzione del personale di ruolo (primo scatto di anzianità dopo 2 anni di supplenza, pari a una mensilità in più per ciascun anno) e un risarcimento da due a dodici mensilità per l’abuso dei contratti a termine, dopo 36 mesi di servizio anche non continuativo.
“Il nostro sindacato – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - si batte da quasi 10 anni per l’adeguamento del contratto collettivo nazionale alle disposizioni eurounitarie, in modo da veder riconoscere, finalmente, ai lavoratori precari della scuola pari dignità a livello stipendiale e anche per quanto riguarda i permessi retribuiti. Perché ogni diritto deve essere riconosciuto al lavoratore, indipendentemente dalla scadenza del contratto”.
L'Anief ribadisce nuovamente la necessità di una mobilitazione unitaria con una partecipazione massiccia allo sciopero indetto per il prossimo 17 marzo. Il riconoscimento del diritto alla medesima progressione stipendiale applicata ai lavoratori a tempo indeterminato e alla pari dignità con tempi certi per l'immissione in ruolo è solo doveroso e il nostro sindacato darà, nuovamente, una risposta forte in tutte le sedi opportune per tutelare i diritti dei precari. Per salvaguardare i propri interessi, al momento, l'unica strada è quella di ricorrere in tribunale.
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