Rispetto alla scadenza ultima, il Governo ha anticipato di dieci giorni l’approvazione definitiva, anche perché gli otto decreti dovranno essere esaminati pure dal Capo dello Stato: riguardano il sistema di educazione e istruzione da 0 a 6 anni; il diritto allo studio; la valutazione e certificazione delle competenze; l’istruzione professionale; la disciplina della scuola italiana all’estero; il reclutamento e l’accesso ai ruoli dei docenti della secondaria; la diffusione della cultura umanistica; l’inclusione degli studenti con disabilità.
Secondo l’Anief, prima di dare giudizi definitivi o sommari sui testi attuativi della Legge 107/2015 occorre ovviamente attendere che vengano approvati in via definitiva dal CdM e resi pubblici. È possibile, però, commentare le indicazioni provenienti dalle commissioni parlamentari, anche perché sia il Ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, sia la responsabile Scuola del Partito Democratico, Francesca Puglisi, hanno in più occasioni affermato che saranno sicuramente prese in considerazione dal Governo in occasione della loro versione definitiva. Tra i provvedimenti più preoccupanti figurano quelli sul nuovo reclutamento.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): occorre dire basta ai ping pong tra Miur e Mef: la strada intrapresa dalla Ministra dell’Istruzione in queste ultime settimane, quando ha detto che i 25mila posti da portare in organico di diritto sono un punto fermo, per noi rappresenta solo un antipasto. Bisogna però avere il coraggio di prendere una posizione netta. Altrimenti le 100mila supplenze annuali di 52mila in deroga sul sostegno rimarranno in eterno.
Gli otto decreti attuativi della Buona Scuola verranno discussi venerdì 7 aprile in Consiglio dei Ministri: lo riferisce la stampa, anche quella specialistica, in particolare Tuttoscuola, nel ricordare anche che “il Governo aveva tempo fino al 17 aprile per presentare dei testi definitivi. I decreti riguardano il sistema di educazione e istruzione da 0 a 6 anni; il diritto allo studio; la valutazione e certificazione delle competenze; l’istruzione professionale; la disciplina della scuola italiana all’estero; il reclutamento e l’accesso ai ruoli dei docenti della secondaria; la diffusione della cultura umanistica; l’inclusione degli studenti con disabilità”. L’anticipo dell’esame dei testi sarebbe dovuto al fatto che la scadenza fissata per il 17 aprile cade nel giorno di Pasquetta. “Inoltre, poiché il Capo dello Stato dovrà preventivamente esaminare i decreti delegati, la loro approvazione definitiva dovrà avvenire preventivamente”.
Secondo l’Anief, prima di dare giudizi definitivi o sommari sui testi attuativi della Legge 107/2015 occorre ovviamente attendere che vengano approvati in via definitiva dal CdM e resi pubblici. È possibile, però, commentare le indicazioni provenienti dalle commissioni parlamentari, anche perché sia il Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli che la responsabile Scuola del Partito Democratico Francesca Puglisi hanno in più occasioni affermato che saranno sicuramente prese in considerazione dal Governo in occasione della loro versione definitiva.
A questo proposito, tra i punti più controversi c’è sicuramente lo schema di decreto legislativo recante il riordino, l’adeguamento e la semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente (Atto n. 377), che è stato praticamente stravolto proprio dai parlamentari. La novità assoluta è che sparirebbe l’abilitazione all’insegnamento: all’assunzione in ruolo si arriverà gradualmente attraverso un percorso di tirocinio. Ossia, i precari verranno pagati durante la fase di formazione. In tal caso, verrebbero dunque respinte le tante proposte di modifica pervenute attraverso le audizioni, a cominciare da quelle dell’Anief, che per dire basta al precariato cronico, agli organici potenziati con docenti ‘mobili’, ha in più occasioni chiesto di spostare sull’organico di diritto tutti i posti vacanti e disponibili.
“Solo così – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – si sarebbe potuto recuperare il tempo scuola tagliato, in tutti gli ordini di scuole, dall’ultimo Governo Berlusconi. L’operazione di adeguamento degli organici sarebbe servita anche a questo scopo. Pure per il personale Ata e gli educatori, incredibilmente dimenticati nel piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola”.
Il nuovo percorso formativo, già illustrato dall’Anief, prevede inoltre che per i docenti già in possesso di abilitazione e per chi potrà vantare 36 mesi di servizio alla data di approvazione del decreto sia contemplata una fase transitoria per arrivare all’immissione in ruolo. Per gli altri docenti invece sarà necessario, dopo aver acquisito la laurea magistrale, superare un concorso e quindi accedere a un contratto triennale retribuito di formazione, chiamato appunto FIT (formazione iniziale e tirocinio), con valutazioni in itinere e finali delle competenze e delle attitudini professionali degli aspiranti docenti. Il primo concorso è previsto per il 2018, poi partirà il percorso formativo sul campo di tre anni. Pertanto, prima del 2022, non si avranno nuove assunzioni a tempo indeterminato derivanti da questo percorso
Tra le novità dell’ultimo mese, quindi, c’è l’impegno di svuotare le graduatorie del concorso 2016, degli abilitati (GaE e II fascia di istituto) e di avviare alla stabilizzazione precari con 36 mesi di servizio. Questi ultimi, verranno inclusi nelle nuove Graduatorie di merito regionali (G.R.A.M.E.). Anche in questo caso, per saperne di più occorre attendere l’approvazione degli otto decreti legislativi.
“Pure stavolta – dice ancora Marcello Pacifico – sarebbe bastato assumere subito tutti i precari che hanno svolto 36 mesi di servizio, come ci dice l’Unione Europea dal 1999 e come ribadito solo pochi giorni fa a Bruxelles da Cecilia Wikström, Presidente della Commissione per le Petizioni del Parlamento Ue. Perché sono docenti laureati, selezionati e abilitati. Per chi non lo è, invece, basta riconoscere loro un anno di corso accademico per confermare l’abilitazione che hanno conseguito svolgendo oltre tre anni di supplenze”.
“Per fare questo, però, – continua il sindacalista autonomo – occorre dire basta ai ping pong tra Miur e Mef: la strada intrapresa dalla Ministra dell’Istruzione in queste ultime settimane, quando ha detto che i 25mila posti da portare in organico di diritto sono un punto fermo, per noi rappresenta solo un antipasto. Bisogna però avere il coraggio di prendere una posizione netta. Altrimenti le 100mila supplenze annuali di 52mila in deroga sul sostegno rimarranno in eterno”.
Tutto ciò non è stato probabilmente considerato, purtroppo, nelle leggi delega. Per questi motivi, il giovane sindacatoaveva chiesto di ritirare sia il decreto legislativo 377 sul riordino, l’adeguamento e la semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente, che il decreto legislativo 378 sulle nuove norme sulla promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità.
Per approfondimenti:
Concorso a cattedra, finalmente le prove suppletive ma il Miur licenzia tre docenti appena assunti
Precariato, i legali Anief intervengono al parlamento Europeo: urge una risoluzione