Oltre 15.000 Euro di condanna a carico del Ministero dell’Istruzione e il riconoscimento pieno del periodo di precariato. Ad ottenerlo è stata l'Anief, dopo la sentenza dell’Organo di giustizia. Il sindacato, pertanto, torna a chiedere l’adeguamento del contratto collettivo ai dettami europei e vedere in questo modo riconoscere, finalmente, ai lavoratori precari della scuola pari dignità a livello stipendiale e anche per quanto riguarda i permessi retribuiti e ogni diritto che deve essere riconosciuto al lavoratore indipendentemente dalla scadenza del contratto. Ad oggi, però, per ottenere la tutela dei propri diritti, è necessario ricorrere in tribunale.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): procederemo a depositare nei prossimi mesi centinaia di ricorsi per restituire dignità ai lavoratori della scuola e per far ottenere loro le progressioni stipendiali mai riconosciute e un equo risarcimento dei danni, anche in relazione al diritto all'integrale ricostruzione di carriera per il periodo pre-ruolo. È evidente, infatti, proprio alla luce della recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione: un docente o un Ata con contratto a termine svolge la propria attività con le stesse mansioni e assumendosi le medesime responsabilità del lavoratore a tempo indeterminato e, a volte, ha anche maggiore esperienza maturata in tanti anni di servizio. Il riconoscimento del diritto alla medesima progressione stipendiale applicata ai lavoratori a tempo indeterminato e alla pari dignità con tempi certi per l'immissione in ruolo è doveroso.
A meno di una settimana dal via libera della Cassazione sui risarcimenti pecuniari nei riguardi di chi ha svolto almeno due anni di supplenza, arriva la prima sentenza in tribunale che riconosce ai lavoratori precari il diritto a uno stipendio adeguato agli anni di servizio effettivamente prestati anche se con contratti a tempo determinato: a stabilirlo è stata la Corte d'Appello di Torino, che ha dato il suo assenso al ricorso formulato da docente precario “storico” che lamentava la condotta illecita del Miur: l’amministrazione, ha spiegato ai giudici il docente attraverso i legali del sindacato, ha stipulato un'interminabile serie di contratti a tempo determinato andando ben oltre i 36 mesi di servizio.
I giudici, esaminato il caso, non solo gli hanno dato ragione, ma gli hanno anche riconosciuto il diritto al risarcimento del danno per abuso del lavoro precario, poiché in palese disparità di trattamento rispetto al personale di ruolo. Al docente, in pratica, è stato illegittimamente negato il diritto alle periodiche progressioni stipendiali, riconosciute solo ai docenti di ruolo, nonostante i tanti anni di servizio alle dipendenze del Miur.
Esulta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, a nome dei tanti precari che ora potranno seguire l’esempio del docente piemontese: “non c'è alcun dubbio che il Ministero dell'Istruzione stia tutt'ora palesemente violando le imperative disposizioni comunitarie discriminando i lavoratori precari della scuola e abusando dei contratti a termine ben oltre il limite consentito. Procederemo a depositare nei prossimi mesi centinaia di ricorsi per restituire dignità ai lavoratori della scuola e per far ottenere loro le progressioni stipendiali mai riconosciute e un equo risarcimento dei danni, anche in relazione al diritto all'integrale ricostruzione di carriera per il periodo pre-ruolo”.
“Il contrasto con i principi comunitari in materia di lavoro a tempo determinato, così come interpretati dalla Corte di Giustizia – continua Pacifico – è evidente anche alla luce della recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione che ha fatto chiarezza sul pieno diritto dei lavoratori precari al riconoscimento delle mancate progressioni stipendiali e all'immediata e integrale ricostruzioni di carriera del personale scolastico già di ruolo che ha prestato anni di servizio a tempo determinato”.
“Bisogna rivendicare il rispetto del proprio lavoro e della propria professionalità: un docente o un Ata con contratto a termine svolge la propria attività con le stesse mansioni e assumendosi le medesime responsabilità del lavoratore a tempo indeterminato e a volte ha anche maggiore esperienza maturata in tanti anni di servizio. Il riconoscimento del diritto alla medesima progressione stipendiale applicata ai lavoratori a tempo indeterminato e alla pari dignità con tempi certi per l'immissione in ruolo è solo doveroso e il nostro sindacato darà, nuovamente, una risposta forte a questo governo che si finge “cieco e sordo” davanti ai veri problemi dei lavoratori che da anni permettono il regolare svolgimento delle attività didattiche”, conclude Pacifico.
La sentenza ottenuta in Corte d'Appello per l'Anief dagli avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Giovanni Rinaldi, ha chiarito ancora una volta che, rilevato il palese contrasto con il diritto comunitario della normativa nazionale soprattutto riguardo il trattamento economico del personale precario, i giudici nazionali non posso che disapplicare le norme interne confliggenti riconoscendo ai lavoratori il risarcimento del danno per “abuso nella reiterazione dei contratti a termine” nonché tutte le “differenze maturate a titolo di progressione retributiva” mai riconosciute e integrate con interessi legali dalla maturazione fino al saldo. Miur soccombente condannato anche al pagamento di oltre 4.000 Euro per le spese dei due gradi di giudizio.
L'Anief ribadisce nuovamente la necessità di adeguare la normativa interna e il contratto collettivo ai dettami europei e riconoscere, finalmente, ai lavoratori precari della scuola pari dignità a livello stipendiale e anche per quanto riguarda i permessi retribuiti e ogni diritto che deve essere riconosciuto al lavoratore indipendentemente dalla scadenza del contratto. Per ottenere la tutela dei propri diritti, al momento, è necessario ricorrere in tribunale.
Per approfondimenti:
LA SENTENZA DELLA CORTE UE (Terza Sezione) del 9 luglio 2015
La sentenza di Lussemburgo va allargata a tutto il pubblico impiego
Precariato, ancora confusione sui posti liberi: il Miur ostacola il regolare censimento
Ricostruzione di carriera: per la Corte Europea, gli anni di precariato vanno valutati per intero
Ricostruzione di carriera: gli anni di pre-ruolo vanno valutati per intero
Tribunale di Torino: accolto primo ricorso su ricostruzione di carriera di tutto il periodo pre-ruolo