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Per il personale del pubblico impiego sono in arrivo 165 euro lordi in più nello stipendio, assieme ad alcune novità normative importanti come la settimana corta: lo annuncia oggi la stampa nazionale non sottolineando tuttavia che per la scuola tutto questo è ancora in altissimo mare e il personale, docenti e Ata, stanno percependo degli stipendi molto ma molto al di sotto del costo della vita che nel frattempo ha raggiunto percentuali altissime.
“Nella scuola abbiamo più di 235 mila docenti e Ata over 60 e complessivamente oltre la metà del personale in servizio ha più di 50 anni di età: tutto questo è estremamente penalizzante per gli studenti, ma anche per chi avrebbe il diritto di andare in pensione anticipata, invece di ritrovarsi sotto burnout dopo i 60 anni compiuti, oltre che un ostacolo al naturale ricambio generazionale tra i docenti che sta portando ad un intollerabile gap anagrafico tra insegnanti e alunni”: lo denuncia oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricordando che è sempre attiva la petizione online attraverso la quale per il personale che lavora negli istituti scolastici si chiede il pensionamento a 60 anni e il riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria.
Ancora un risarcimento record tra i precari della scuola, stavolta pari addirittura a 73.711,44 euro, tutti recuperati da un solo lavoratore a seguito del perdurare del suo stato di precarietà malgrado vi fossero tutte le condizioni per assumerlo in ruolo. Il risarcimento riguarda un docente di religione cattolica di Torino che ha alle spalle 25 anni di supplenze: l’insegnante, precario da un quarto di secolo, ha deciso di rivolgersi al sindacato Anief, che esaminata la situazione ha presentato ricorso evidenziando al giudice la reiterazione di contratti a termine su cattedre vacanti e quindi il palese contrasto rispetto alle direttive europee e le indicazioni nazionali e sovranazionali, compresa la Costituzione, che combattono le mancate e ingiustificate immissioni in ruolo dopo un periodo di precariato di 36 mesi. Il legale che opera per Anief ha, in particolare, ha ricordato al giudice del levaro la mancata applicazione della Direttiva UE 70/CE del 1999, le tante sentenze che hanno già condannato la nostra amministrazione scolastica, fino al recente deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia Europea per l’eccesso di supplenze e mancate stabilizzazioni.
“La verità - Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che il nostro Paese deve adeguarsi e in fretta alle richieste che arrivano dell’Unione europea sulla stabilizzazione del personale della pubblica amministrazione, a partire da quello che lavora nella scuola dove un insegnante su quattro, visto che le 250mila supplenze annuali che si ripetono ormai da qualche anno, non solo non è di ruolo, ma rischia di andare in pensione da precario, come è accaduto al nostro docente di religione che però ora ha avuto giustizia. L'abuso dei contratti a termine che penalizza i supplenti della scuola per una lunga serie di ragioni non è più tollerabile: c’è una legge, approvata proprio grazie all’insistenza dell’Anief, che permette di ottenere, tramite ricorso, un risarcimento pari sino a 24 mensilità dell'ultima retribuzione ricevuta. Questi risultati ci dicono che vale la pena affidarsi all’Anief per avere un risarcimento adeguato al danno ricevuto”.
Tra le grandi economie europee, l’Italia è posizionata all’ultimo posto per investimenti nella scuola: tra le principali cause c’è la denatalità, a cui si aggiunge lo spopolamento, soprattutto del Sud Italia, dove gli studenti sono diminuiti più del doppio rispetto al Centro-Nord. C’è scritto nelRapporto Svimez 2024, dedicato proprio all’Economia e la società del Mezzogiorno, con attenzione particolare alla denatalità agli spostamenti da Sud a Nord e alle conseguenze sul numero degli studenti iscritti a scuola.
CCNL 2016/18 -