Le organizzazioni rappresentative, che siedono al tavolo della trattativa con la parte pubblica, cominciano a fare gli stessi ragionamenti dell’Anief e pongono dei paletti. Del resto, la proposta è davvero pessima: agli aumenti ridicoli, pari a 40 euro netti medi per il 2018 e solo 220 euro netti di arretrati per il 2016 e il 2017, ora si aggiunge una revisione peggiorativa delle norme, con i nostri docenti in classe quasi le stesse ore della media Ocse, pur con lo stipendio inferiore di almeno 20%, in cambio del quale si chiede ora di incrementare le mansioni e le sanzioni.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La mancata convocazione dei sindacati da parte dell’Aran, che avrebbe dovuto convocare i sindacati la scorsa settimana, è indice di distanza tra le parti. Lo scenario che si sta prefigurando, tra l’altro, diventa ancora più inaccettabile dal momento che gli altri comparti pubblici stanno man mano chiudendo i contratti: l’altro giorno è stato siglato quello delle Forze armate, di sicurezza e di polizia, ai quali andranno tra i 125 e i 132 euro medi a lavoratore. Ovvero, quasi il doppio di quanto previsto per i dipendenti della scuola, per i quali non si andrà oltre i 72 euro. Noi lo avevamo detto da tempo: al di là dei proclami, la scuola continua ad essere considerata la Cenerentola della PA. Ci fa piacere che anche gli altri sindacati se ne siano accorti: in tal caso, allora, aderiscano all’inverno di scioperi e manifestazioni che abbiamo organizzato, per dire no anche a questo contratto-farsa, oltre che al precariato e ai tanti nodi da sciogliere. Altrimenti, saremo costretti a pensare che si tratta dell’ennesima operazione vetrina, attuata più che altro per riscuotere tessere e consensi, anche in vista delle prossime elezioni Rsu di aprile, invece di mettere davvero alle corde un’amministrazione ed un Governo che stanno portando la scuola alla deriva.