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L'ANIEF prosegue la sua battaglia in favore dei docenti in possesso del diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002; l'avv. Tiziana Sponga ottiene per il nostro sindacato un nuovo provvedimento del TAR Lazio che riconosce il diritto dei nostri iscritti del Veneto e della Lombardia a partecipare alle prove preselettive dei corsi per il conseguimento della specializzazione per il sostegno sospendendo l'effetto degli atti di esclusione emanati in base alla nota MIUR n. 13190/2013.

Il diploma di maturità magistrale, secondo la normativa vigente (D.Lgs. 297/94 e DPR 323/98), ha valore abilitante permanente, pertanto il MIUR non può escludere i docenti in possesso di tale diploma conseguito entro l'a.s. 2001/2002 dalla possibilità di conseguire l'ulteriore specializzazione per le attività di sostegno didattico rivolto agli alunni con disabilità. Forte dell'ulteriore soddisfacente conferma ottenuta presso il tribunale amministrativo, l'ANIEF invita tutti i docenti interessati che hanno regolarmente presentato domanda di partecipazione al corso presso le singole università e per cui non sono ancora scaduti i termini per aderire al ricorso, a richiedere immediatamente le istruzioni operative per l'instaurazione del contenzioso inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Per approfondimenti:

Corsi di specializzazione per il sostegno: il Miur non ritiene abilitante il diploma magistrale conseguito prima dell’a.s. 2001/2002. ANIEF ricorre al TAR del Lazio

 

Il caso denunciato dall’on. Luigi Gallo (M5S): a seguito della riforma delle pensioni e del turn over rallentato, Ministero dell’Economia e Ragioneria dello Stato stoppano le 4.447 immissioni in ruolo dell’anno in corso e “disconoscono i 26.684 docenti di sostegno previsti” dal comma 3 dell’art. 15 della Legge 128/13.

Pacifico (Anief-Confedir): sarebbe una vera beffa, perché il contingente era stato già dimezzato rispetto al reale fabbisogno. Evidentemente viene reputata troppo alta la spesa di 4 miliardi di euro l’anno per garantire la didattica ad oltre 220mila alunni, le cui Asl chiedono il docente specializzato. Ma che scuola è quella dove le logiche di risparmio prevalgono pure sui disabili, che così ogni anno continueranno a cambiare insegnante?

Dopo gli scatti automatici, le indennità al personale Ata e ai dirigenti scolastici, anche le immissioni in ruolo dei docenti di sostegno rischiano di trasformarsi in una telenovela. Sempre per volere dello stesso “protagonista”: il ministero dell’Economia. La decisione del Governo di assumere 26.684 insegnanti di sostegno in un triennio - 4.447 nell’anno in corso, 13.342 nell’a.s. 2014/15 e 8.895 nel 2015/16 - si starebbe infatti infrangendo contro il volere del Mef. Vanificando, in tal modo, quanto stabilito dal decreto 104 ‘La Scuola riparte’, convertito nella Legge n. 128 dell'8 novembre 2013, con cui si è stabilito l’incremento dal 70% all’80% dell’organico di diritto di riferimento, il 2006/07. A denunciarlo è l’on. Luigi Gallo, del Movimento 5 Stelle, che sulla sua pagina Facebook ha pubblicato un intervento dal titolo “I numeri fasulli delle assunzioni nella scuola. Il Ministro dell'Economia non firma il decreto”.

Secondo quanto riferisce l’on. Gallo, riportato nelle ultime ore anche dalla stampa specializzata, il Ministero dell’Economia e la Ragioneria generale dello Stato “disconoscono i 26.684 docenti di sostegno previsti dal decreto”. A rischio sarebbe, nell’immediato, la prima tranche di assunzioni: i 4.447 di quest’anno. Ma anche le rimanenti 22mila del prossimo biennio. E una parte delle 69mila assunzioni di docenti di disciplina e delle 16mila immissioni in ruolo del personale Ata: la causa va trovata principalmente nella riforma delle pensioni, che ha ridotto il turn over. Lasciando in servizio sempre più docenti italiani con i capelli bianchi, già oggi tra i più vecchi al mondo. E della “spending review che in definitiva – scrive l’on. Gallo - allungano i tempi per il pensionamento per chi lavora nella scuola (come nel caso Quota 96)”.

Se dovesse verificarsi quanto denuncia oggi il deputato del M5S, che sul pericolo delle mancate assunzioni ha “preparato un atto ispettivo per avere chiarezza prima che sia troppo tardi”, il mondo della scuola si ritroverebbe davanti all’ennesima beffa: anziché dare seguito al potenziamento del corpo insegnante specializzato nel sostegno, poiché negli ultimi 10 anni il numero di alunni disabili è raddoppiato, passando da 110mila a 222 mila unità, si persevera nel mantenere in vita la politica dei calcoli ragionieristici a vantaggio dello Stato. A discapito dei cittadini più deboli.

In realtà, la direttiva 1999/70/CE può giustificare le supplenze sul sostegno soltanto se i posti non sono vacanti e disponibili, ma se deve essere rispettato il rapporto medio di 1 a 2 tra insegnanti ed alunni è evidente che il fabbisogno naturale dei docenti di sostegno deve essere almeno di 100mila unità in organico di diritto. Ogni diversa soluzione alimenterebbe il contenzioso delle famiglie per l’assegnazione del docente di sostegno e degli insegnanti per la trasformazione dei contratti a tempo indeterminato e l’assegnazione della domanda risarcitoria. Ma come indicato dal ‘Fatto Quotidiano’, i rappresentanti del Governo ritengono evidentemente troppo alta la spesa di 4 miliardi di euro l’anno per garantire la didattica ad oltre 220mila alunni: eppure, si tratta di “una spesa comunque necessaria, visto che una sentenza della Corte Costituzionale del 2010 vieta ogni tipo di deroga all’assegnazione di personale qualificato nei casi di alunni con gravi disabilità”.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, “anziché calpestare il diritto allo studio dei disabili con dei meri calcoli di ragioneria statale, il Governo dovrebbe rompere gli indugi e collocare tutti i 110mila posti di sostegno nell’organico di diritto. Varando, parallelamente, 50mila assunzioni su posti vacanti e un piano di inserimento degli alunni disabili nel mondo del lavoro al termine del percorso formativo. E procedere, naturalmente, alle oltre 26mila assunzioni programmate”.

“Non bastava – continua Pacifico – la programmazione delle assunzioni dimezzata. A cui si è aggiunta la pessima distribuzione delle cattedre a livello regionale, con diverse regioni del Sud danneggiate. Ora il Mef si oppone anche a quelle stabilizzazioni che avrebbero rappresentato il minimo sindacale. Tutto ciò comporterà un servizio didattico contrassegnato da un’alta percentuale di docenti di sostegno che rimarranno precari. Costretti quasi sempre a cambiare scuola ogni anno, non garantendo quella continuità didattica necessaria all’apprendimento”.

“Ma noi – assicura il sindacalista Anief-Confedir – non ci arrendiamo: faremo ricorso contro la loro mancata stabilizzazione. E viene anche da chiedersi con quali prospettive professionali circa 6.400 docenti si accingono partecipare, in questi giorni, alle selezioni per accedere ai corsi di specializzazione sul sostegno: si chiedono loro anche 200 euro per il test di accesso e cifre fuori mercato per frequentare i corsi, che sfiorano i 4mila euro. Prima li usano come fossero dei ‘bancomat’, poi si condannano al precariato”.

Il sindacato, pertanto, ritiene che vi siano tutti i presupposti giuridici perché coloro che hanno svolto almeno tre anni di supplenza, su posti vacanti e disponibili, possano ricorrere in tribunale. Dove l’Anief agirà al massimo delle sue forze per far ottenere loro la stabilizzazione. Per richiedere le istruzioni per la stabilizzazione è sufficiente inviare una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. E sempre al tribunale si potranno rivolgere le tante famiglie con figli disabili, cui gli uffici scolastici territoriali hanno negato le ore di sostegno, sconfessando le indicazioni previste dalle strutture sanitarie e pedagogiche preposte. Per richiedere il patrocinio gratuito nei ricorsi per ottenere le ore di sostegno in deroga è possibile scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Per approfondimenti:

Sostegno: troppo poche le nuove assunzioni. Si rischia una nuova ondata di ricorsi

Sostegno: quasi fatta per le 4.447 assunzioni di quest’anno, un numero troppo piccolo per essere vero

Sostegno: ANIEF chiede l’assunzione di 37.000 docenti

Sostegno, partono i corsi per 6.400 posti: i docenti da specializzare trattati come ‘bancomat’

Evoluzione territoriale e nazionale dei docenti di sostegno nel sistema scolastico italiano: elaborazione a cura dell’Anief

 
NORD
CENTRO
SUD
Totale
 
 
 
 
 
2001/02
23.402
11.691
36.101
71.194
 
 
 
 
 
2006/07
31.571
15.968
42.493
90.032
 
 
 
 
 
2012/13
37.978
19.464
43.823
101.265
 
 
 
 
 
2013/14
 
 
 
110.216

 

Evoluzione territoriale e nazionale degli alunni con disabilità nel sistema scolastico italiano: elaborazione a cura dell’Anief

 
NORD
CENTRO
SUD
Totale
 
 
 
 
 
2001/02
 
 
 
142.774
 
 
 
 
 
2005/06
 
 
 
178.220
 
 
 
 
 
2009/10
72.348
38.455
73.442
184.245
 
 
 
 
 
2012/13
97.070
45.559
80.288
222.917
 
 
 
 
 

 

Come richiesto dall'ANIEF, il TAR Lazio emana immediato provvedimento che accorda l'accesso ai corsi di specializzazione per il sostegno ad alcuni docenti in possesso del diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002. L'ANIEF ricorda che è ancora possibile tutelare i propri diritti in base alla data di pubblicazione dei bandi emanati dalle singole università e mette a disposizione di tutti i docenti interessati l'impeccabile professionalità dell'Avv. Tiziana Sponga per ricorrere immediatamente al TAR Lazio e rivendicare l'ammissione alle prove di accesso al corso iniquamente negata dal MIUR.

L'ANIEF lo ha sempre sostenuto: l'art. 197 comma 1 del D.Lgs. 297/1994 e l'art. 15 comma 7 del D.P.R. 323/1998 attribuiscono valore abilitante permanente al diploma di maturità magistrale conseguito prima dell’anno scolastico 2001/2002 e, quindi, i docenti in possesso di tale titolo hanno pieno diritto a presentare domanda di accesso ai corsi di specializzazione sul sostegno. Il TAR Lazio ha dato ragione al nostro sindacato e ha ammesso con riserva i nostri iscritti ai test preliminari delle prove di accesso proprio ai fini del conseguimento della specializzazione per le attività didattiche di sostegno.

L'ANIEF invita tutti i docenti interessati, illegittimamente esclusi dal MIUR nonostante la regolare presentazione della domanda di partecipazione al corso presso le singole università, a richiedere immediatamente le istruzioni operative per l'instaurazione del contenzioso e per la tutela dei propri diritti inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 

Gli atenei, d’accordo con gli Uffici scolastici regionali, approfittano della probabile prossima assunzione nei ruoli dello Stato di chi vi parteciperà. E alzano le pretese, chiedendo fino a 200 euro per il test di accesso: nemmeno per fare il notaio si chiede tanto. E poi cifre fuori mercato per frequentare i corsi: anche 3.700 euro. Le Università più care sono le siciliane, il record è di Enna. Complessivamente ai precari verranno sottratti circa 23 milioni di euro. Anief realizza una tabella aggiornata e completa dei bandi di selezione, dei costi di accesso e delle scadenze di presentazione delle domande ai corsi.

Dopo una lunga attesa, sono ai nastri di partenza i corsi di specializzazione per diventare insegnanti di sostegno. Con il nuovo anno si completeranno, infatti, le selezioni e subito dopo l’inverno gli avvii della trentina di corsi, sparsi per il territorio nazione, che nella maggior parte dei casi si concluderanno entro la metà del 2015. Per arrivarci, però, i docenti dovranno versare nelle casse delle Università cifre fuori mercato: Il record per accedere alla prova preselettiva e alla frequenza dei corsi è dell’Università di Enna ‘Kore’, dove ad ogni candidato vengono chiesti rispettivamente 200 e 3.700 euro. Nelle ultime ore anche Palermo ha pubblicato il bando di concorso, indicando delle cifre non molto distanti: 150 euro per la “lotteria” dei quiz selettivi e 3.500 per partecipare a lezioni e tirocini.

Anief rileva, con amarezza, che ancora una volta i docenti della scuola, soprattutto se precari, diventano strumento per fare business. A vantaggio dell’amministrazione organizzatrice. In questo caso degli atenei che in uno dei periodi più negativi sul fronte dei finanziamenti statali, con l’avallo degli Usr di competenza, trovano il modo di fare entrare nei propri bilanci risorse economiche “vive”. Che tuttavia non possono essere giustificate, come indicato nei bandi accademici, dalla presenza della tassa regionale per il diritto allo studio, dal libretto, dall’assicurazione, dalla marca da bollo e dal contributo per svolgere i tirocini.

Ora, considerando che i posti complessivi che verranno messi a bando per specializzarsi sul sostegno, in base al Decreto Ministeriale 706/13, sono 6.398 (1.285 riguardano per la scuola dell´infanzia, 1.826 per la primaria, 1.753 per la secondaria di primo grado e 1.534 per quella di secondo grado), alle Università incaricate dal Miur di organizzare i corsi verrà corrisposta dagli aspiranti docenti di sostegno una cifra complessiva vicina ai 20 milioni di euro (considerano 3.000 euro di spesa a corsista).

A cui vanno aggiunti almeno altri 3 milioni derivanti dal “contributo” richiesto ai 20mila candidati (a tenersi “bassi”, stimando il triplo dei candidati rispetto ai posti messi a concorso) che tenteranno di accedere ai corsi attraverso i test: ad ogni aspirante alla frequenza del corso di sostegno viene infatti chiesta una quota di partecipazione che va tra i 75 (Trento) e i 200 euro (‘Luspio’ Roma, Macerata, ‘Carlo Bo’ Urbino e ‘Kore’ Enna). Che non verrà “restituita in alcun caso”.

La denuncia realizzata dall’Anief, esattamente un mese e mezzo fa, all’indomani della pubblicazione dei primi bandi di selezione per l’accesso ai corsi di specializzazione, era quindi più che fondata. “Il nostro sindacato - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - aveva intuito che stava prendendo corpo il tentativo di trasformare in ‘bancomat’ i futuri docenti di sostegno dei nostri alunni con bisogni speciali. Guarda caso, giusto qualche settimana dopo il varo da parte del Governo del massiccio piano di assunzioni in ruolo di questa tipologia di insegnanti: nel prossimo triennio, infatti, sono previste 27mila collocazioni degli attuali posti di sostegno in deroga nell’organico di diritto. Con la successiva stabilizzazione di buona parte del personale specializzato che vi farà parte”.

Così, davanti ad una prospettiva di lavoro “allettante”, le Università hanno pensato bene di alzare il tiro delle richieste: di fronte alla possibilità di essere assunti dallo Stato, non avrebbero certo fatto resistenze. E così sta andando, visto l’alto interesse per accedere ai corsi. Ma ciò non cancella l’atteggiamento utilitarista assunto dagli atenei. “Qualcuno avrebbe dovuto dire agli atenei – conclude Pacifico – che per partecipare alle selezioni per diventare insegnante di sostegno le Università hanno deciso di chiedere fino a quattro volte di quanto si chiede per diventare oggi magistrati, avvocati o notai: tutte professioni, peraltro, non certo scevre dal business e dall’assalto alle professioni”.

La tabella aggiornata dei bandi di selezione, dei costi di accesso e delle scadenze di presentazione delle domande

 

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): negli ultimi 10 anni il numero di alunni ‘certificati’ è più che raddoppiato. Anziché fare cassa sui disabili, il governo provveda ad adeguare il numero di insegnanti specializzati, a collocarli tutti negli organici di diritto e a studiare il modo per favorire l’inserimento degli alunni disabili nel mondo del lavoro.

Si fanno sempre più insistenti le indiscrezioni della stampa nazionale sull’ipotesi di tagli ai docenti di sostegno: il piano, come già rivelato lo scorso 23 novembre a Roma dal sindacato durante il convegno Confedir tenuto a Palazzo Bonadies, alla presenza del commissario per la spending review italiana Carlo Cottarelli, sarebbe in via di definizione in Via XX Settembre. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, in buona sostanza, avrebbe l’obiettivo di approvarlo, attraverso un provvedimento legislativo di risparmio pubblico, già nella prossima primavera. E non tranquillizza affatto la risposta evasiva con cui il Miur sostiene di non saperne nulla.

Come indicato dal ‘Fatto Quotidiano’, i rappresentanti del Governo ritengono evidentemente troppo alta la spesa di 4 miliardi di euro l’anno per garantire la didattica ad oltre 220mila alunni. Ma come ricorda lo stesso quotidiano, si tratta di “una spesa comunque necessaria, visto che una sentenza della Corte Costituzionale del 2010 vieta ogni tipo di deroga all’assegnazione di personale qualificato nei casi di alunni con gravi disabilità. ‘Forse al Ministero dell’Economia se lo sono dimenticato…’, fanno notare da viale Trastevere”. Dove, quindi, in un certo senso hanno preso le distanze dall’operato del MEF. Ma preoccupa che il Fatto Quotidiano ritenga “probabile la fondatezza della notizia”.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, quelle rilanciate in questi giorni sono “delle ipotesi chiaramente impraticabili: negli ultimi 10 anni – ricorda Pacifico - il numero di alunni ‘certificati’ che necessitano del docente di sostegno sono infatti più che raddoppiati. E per adeguare il numero di insegnanti specializzati al numero di alunni serve un incremento dell’organico. Soprattutto per alcune aree del Paese, dove siamo ancora lontani da quel rapporto 1 a 2 tanto sbandierato dal Miur”.

“Anziché cercare di calpestare il diritto allo studio con dei meri calcoli di ragioneria statale – continua Pacifico - i rappresentanti del Governo farebbero bene a varare un programma di graduale potenziamento del comparto sostegno. Trasferendo tutti gli oltre 100mila posti nell’organico di diritto, andando così oltre alle 27mila assunzioni già previste. Ne mancano all’appello altrettante. Ma anche approvando finalmente un serio piano di inserimento degli alunni disabili nel mondo del lavoro – conclude il rappresentante Anief-Confedir - una volta terminato il percorso di formazione scolastica”.