Lo hanno detto i rappresentanti del primo partito di maggioranza alle allarmate associazioni al tavolo di confronto con le parti sociali: l’approvazione della delega di riordino del settore formativo 0-6 anni non comporterà alcun “mescolamento” di personale, ogni figura manterrà i propri ruoli professionali. Il nuovo sistema integrato manterrà intatte anche le competenze in capo ai Comuni ed ai privati: la scuola materna continuerà ad essere gestita dal Miur. Il sindacato chiede le sezioni primavera in tutti gli istituti.
Marcello Pacifico (presidente Anief): la conferma dell’attuale organico non tiene conto della nostra richiesta, che è anche quella del Ministro Giannini, di anticipare l’obbligo scolastico a 5 anni, introducendo una classe ‘ponte’ e la compresenza dei docenti. Ciò avrebbe risolto tutti i problemi. Perché avremmo incrementato l’organico del 25 per cento e permesso l’assunzione di tutti gli attuali precari abilitati. E pure la stabilizzazione di coloro che non sono nelle GaE e hanno svolto oltre 36 mesi di servizio, più i prossimi vincitori di concorso.
Nessun declassamento per i 90mila docenti della scuola dell’infanzia: la delega sulla riforma del settore formativo che copre la fascia di età da 0 a 6 anni, inizialmente associata al progetto “mille asili nido in mille giorni”, poi confluita nel comma 181 della Legge 107/15 per dare vita alla “istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni”, non comporterà alcun mescolamento dell’attuale personale insegnante in forza negli istituti statali con gli educatori dei nidi. Le rassicurazioni giungono dai i rappresentanti del primo partito di maggioranza, nel corso dei tavoli di lavoro con le parti sociali, allestiti in questi giorni dal Pd sulle nove deleghe che la Buona Scuola fornisce al Governo per realizzari diversi “pezzi” della riforma ancora mancanti.
La senatrice Francesca Puglisi, responsabile scuola Pd, ha sottolineato che questa delega, da approvare entro un anno, trasformarà il servizio da welfare a prettamente educativo, permettendo l’accesso non più sulla base della domanda individuale ma a livello generalizzato. Andando così a determinare una reale nuova opportunità per tante famiglie italiane, oggi invece escluse dal servizio. Ad oggi, infatti, l’Italia rimane ancora tanto indietro rispetto agli obiettivi europei fissati tre lustri fa a Lisbona. E per raggiungere percentuali elevate di presenza negli istituti scolastici, il Pd ha assicurato alle associazioni e ai rappresentati degli insegnanti dell'infanzia che non si assisterà a alcun “mescolamento” di personale: ogni figura manterrà i propri ruoli professionali.
Il sistema integrato 0–6 anni, figlio della riforma della scuola, manterrà intatte anche le competenze in capo ai Comuni ed ai privati, per quanto già in capo a loro. Con la scuola dell'infanzia statale che continuerà ad essere gestita dal Miur, come avviene oggi. La scuola dell'infanzia non verrà estrapolata dal proprio contesto: manterrà quel legame con la scuola primaria che l’ha vista, con la scuola moderna, inserita all'interno degli istituti comprensivi. Con l’approvazione delle legge delega, in pratica, si aggiungerà solo il segmento 0-3 anni all’attuale impianto 3-6 anni. Sempre nell'ottica di una continuità verticale che vedrebbe perfettamente integrato il sistema 0-6 anni.
“Si tratta di una conferma dell’attuale organico, che stona – spiega il presidente Anief, Marcello Pacifico - con la nostra richiesta ,anche espressa dal Ministro Giannini, di anticipare l’obbligo scolastico a 5 anni, attraverso l’introduzione di classi “ponte” affidate a docenti dell’infanzia e primaria. Una scelta che avrebbe permesso a questi docenti di lavorare in compresenza, migliorando la formazione, oltre che comportando l’incremento di 75mila nuovi maestri. La cui assunzione si sarebbe potuta avviare già con le fasi B e C della Buona Scuola, attraverso la scelta dei docenti, da parte delle scuole, in base alle domande presentate. Inoltre, la stabilizzazione avrebbe riguardato anche coloro che non sono inseriti nelle GaE, ma hanno svolto oltre 36 mesi di servizio, più i prossimi vincitori di concorso. Evidentemente – conclude Pacifico - non c’è la volontà politica di potenziare la presenza dei docenti in questi istituti, negando un servizio migliore e la possibilità di estirpare l’ancora altissima percentuale di precariato in questo ciclo scolastico”.
Sempre i rappresentanti del Pd, hanno comunicato che il nuovo sistema formativo agli alunni più piccoli verrà finanziato con un meccanismo che prevede la copertura del 50% a carico dello Stato e dell’altro 50 % da dividere tra Regioni, Comuni e famiglie (sulla base dell'Isee). Si tratta di una decisione che, anche in questo caso, non trova il sindacato d’accordo: viene infatti da chiedersi se i bilanci di regioni e comuni spesso in rosso, permetteranno l’avvio del progetto. E se sì, non c’è il rischio che ciò avvenga solo nelle regioni virtuose?
Sempre dai componenti del primo partito dell’attuale Parlamento, sono giunte conferme sulla volontà di elevare i titoli di studio per l'accesso al ruolo di educatore nei nidi. Come logico, i promotori della Legge 107/2015, inoltre, ritengono più che valido il progetto di riforma, che porrebbe sempre e comunque il bambino-alunni in primo piano. Malgrado le rassicurazioni, rimane comunque forte, tra i docenti della scuola dell’infanzia, la preoccupazione sui ruoli che andranno ad intraprendere: temono che incorrano in un declassamento, a loro avviso da insegnanti ad assistenti. Anche perché, lo ricordiamo, andrebbe in palese conflitto con il loro ruolo educativo, che ha come obiettivi le indicazioni Nazionali che vedono la scuola dell'infanzia all'interno di un sistema 3 - 14 anni.
Anief ha presentato una serie di proposte al tavolo di lavoro, a partire dalla necessità di allargare la positiva esperienza vissuta dagli attuali 90mila bambini anticipatari accolti nelle scuole dell'infanzia: il giovane sindacato chiede l’introduzione delle sezioni primavera, che accolgono i bambini dai 24 ai 36 mesi, garantendo in tal modo una risposta alla domanda delle famiglie per i servizi della prima infanzia (eliminando le liste d'attesa nei nidi), in tal modo contribuendo anche alla diffusione di una cultura attenta ai bisogni e alle potenzialità dei bambini. Il tutto, permetterebbe finalmente di allargare a tutti gli alunni il principio della continuità educativa. Ed allo stesso tempo darebbe la possibilità di assumere i docenti dell'infanzia delle GaE, incredibilmente dimenticati dalla Legge 107/15.
Per approfondimenti:
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