Il nodo sono gli spostamenti fuori provincia: l’amministrazione potrebbe avanzare qualche piccola apertura, ma non intende procedere come nelle prime due fasi (comunale e provinciale) per le quali dovrebbe essere garantito il trasferimento secondo le vecchie regole. Del resto, la Legge 107/15 non può essere elusa del tutto. Ma è anche vero che non si può dividere il personale in categorie beneficiarie di diritti diversi perché gli insegnanti all’atto dell’assunzione hanno sottoscritto un contratto a tempo indeterminato che comporta diritti e doveri uguali per tutti che non possono cambiare in base all’anno di assunzione, a seconda della provincia o regione cui si chiede di essere trasferiti.
Il giovane sindacato ritiene che si potrebbe partecipare alla mobilità sui posti in organico di diritto chiedendo la titolarità sulla scuola; mentre chi chiederà di andare sui posti del “potenziamento” sarà consapevole di finire negli ambiti territoriali. In tal modo, si potrebbe decidere liberamente se vincolare la domanda solo all'organico di diritto o scegliere liberamente la titolarità su ambito: con la consapevolezza, in quest’ultimo caso, di rischiare di cambiare sede scolastica al rinnovo triennale del Piano dell’offerta formativa.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, potrebbe essere la risposta più semplice per salvaguardare, anche se non integralmente, i diritti dei docenti di ruolo, e nello stesso tempo applicare la legge 107. In caso contrario, i docenti verrebbero trattati diversamente, in base all'anno, alla sede, alla fase o alla fortuna. Con l’imperversare di nuovi ricorsi che noi patrocineremo di sicuro.
Domani riprende il confronto tra Miur e sindacati sulla mobilità del personale scolastico, alla luce delle novità imposte dalla riforma approvata lo scorso mese di luglio: dopo aver rischiato di essersi arenato, nella giornata di domani si cercherà di trovare un punto d’incontro sui trasferimenti interprovinciali. Per il Ministero dell’Istruzione, questa fase, riassume Orizzonte Scuola, “non può derogare dagli ambiti territoriali, ma la deroga sarebbe quella di consentire a tutti di indicare oltre gli ambiti nell'ordine desiderato anche preferenze (non vincolanti) sulle scuole dove vorrebbero insegnare nel primo ambito indicato”.
All’avvio del tavolo di confronto, domani l’amministrazione potrebbe avanzare qualche lieve apertura, ma è improbabile che permetta di procedere come “nelle prime due fasi (comunale e provinciale)”, per le quali dovrebbe essere garantito il trasferimento, probabilmente per l’ultimo anno, secondo “le vecchie regole, ossia trasferimento su scuola, che diventa di titolarità”. Il Miur sa bene di poter imporre la parte finale del comma 73 della Legge 107/15, dove è scritto che “dall'anno scolastico 2016/2017 la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera tra gli ambiti territoriali”.
Ciò significa che per quanto riguardo lo spostamento verso province diverse, si va verso l’annullamento delle prerogative della precedente titolarità su sede: secondo l’amministrazione, dal prossimo anno scolastico si diventerà titolari su ambito territoriale. Con i docenti che verranno così messi a disposizione dell’organico dell’autonomia delle scuole, all’interno sempre dell’ambito, e potranno accedere quindi agli incarichi secondo le regole della chiamata diretta da parte degli stessi istituti. Inoltre, in caso di mancato accordo il Miur ha già fatto sapere che questa norma potrebbe essere applicata indistintamente per tutti i dipendenti.
Secondo Anief questo è il cuore della diatriba: in linea generale, un contratto non può dividere il personale in categorie beneficiarie di diritti diversi. In poche parole, gli insegnanti all’atto dell’assunzione hanno sottoscritto un contratto a tempo determinato che comporta diritti e doveri uguali per tutti. I quali non possono cambiare in base all’anno di assunzione e a seconda della provincia o regione cui si chiede di essere trasferiti.
Ma visto che il Miur non intende cedere, perché in tal modo si rinnegherebbero le indicazioni provenienti dalla Legge 107/15, il sindacato ritiene plausibile in compromesso: si potrebbe partecipare alla mobilità sui posti in organico di diritto chiedendo la titolarità sulla scuola; mentre chi chiederà di andare sui posti del “potenziamento” sarà consapevole di finire negli ambiti territoriali. In tal modo, si potrebbe decidere liberamente se vincolare la domanda solo all'organico di diritto o scegliere liberamente la titolarità su ambito: con la consapevolezza, in quest’ultimo caso, di rischiare di cambiare sede scolastica al rinnovo triennale del Piano dell’offerta formativa.
Per il presidente Anief, sarebbe un’ipotesi su cui ragionare: “perchè non tentare di risolvere la fase di stallo sulla mobilità, dividendo le domande dei partecipanti su posti in organico di diritto e su posti creati per il potenziamento? Potrebbe essere la risposta più semplice per salvaguardare, anche se non integralmente, i diritti dei docenti di ruolo, e nello stesso tempo applicare la legge 107. Che, seppure discriminante, non può essere elusa. Perché, ricordiamoci, i docenti assunti vanno trattati tutti allo stesso modo: non in base all'anno, alla sede, alla fase o alla fortuna. Inoltre, gli anni di precariato, dovranno essere conteggiati nei passaggi di ruolo per tutti. Come ci insegna l’UE. Questa proposta, secondo noi, se adottata eviterebbe nuovi ricorsi nelle sedi giudiziarie amministrative, che il sindacato – conclude Pacifico - patrocinerà certamente”.
Per approfondimenti:
DDL Scuola – Il maxiemendamento non risolve nulla: tagliate fuori le nuove generazioni di docenti
Riforma scuola, i profili di incostituzionalità nel ddl ‘Buona Scuola’ (Il Fatto Quotidiano del 29 giugno 2015)
Scuola, l'ultimo fronte: se i bidelli si ammalano si rischia la chiusura (La Repubblica del 16 settembre 2015)
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Mobilità: il 25 gennaio riprende trattativa. Proposta Miur per trasferimenti interprovinciali, non accettata dai sindacati (Orizzonte Scuola del 22 gennaio 2016)
24 gennaio 2016 Ufficio Stampa Anief