La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile anche l'ultimo ricorso sull’obbligo vaccinale anti-Covid: con la sentenza n. 156, pubblicata nella serie speciale della Gazzetta ufficiale, la Consulta ha respinto la denuncia di costituzionalità della norma sollevata una seconda volta dal CGA Sicilia evitando però anche di rispondere sul merito sul sospetto di violazione di ben 11 articoli della Carta, così come era stato bene articolato dai giudici amministrativi. Il ricorso, in cui si sono intervenuti anche i sindacati dei medici e dei sanitari Prodirmed e Anisan, era stato avviato dopo l’intervento del sindacato Anief nel giudizio precedente.
“Per non c’è ancora un’ultima strada per aver giustizia – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ed è la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) con sede a Strasburgo: tutto ciò accade, tra l’altro, mentre in Italia sarà votata in Parlamento, nei prossimi giorni, l'istituzione di una specifica commissione d'inchiesta sulle modalità di gestione italiana dell'emergenza sanitaria: questa iniziativa – dichiara ancora Pacifico – è un segnale evidente delle ferite ancora aperte di quella lunga esperienza di costrizione e, in generale, dell'esigenza di verità e chiarezza sulla gestione della pandemia nel nostro Paese”.
Anief rammenta che alla Corte europea dei diritti dell'uomo si rivolgerà per evidente violazione, in via principale, degli articoli 9 e 14 e degli artt. 3, 20, 21 e 35 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea. In caso di accoglimento, lo Stato italiano dovrà risarcire a migliaia di ricorrenti tutti gli stipendi non percepiti e anche i danni subiti dall’isolamento forzato, ma evidentemente in qualche modo evitabile.
“Ricordo anche – continua il leader della giovane organizzazione sindacale – che Anief è stato l'unico sindacato rappresentativo ad opporsi in tutte le sedi contro l'obbligo vaccinale per il personale del comparto istruzione e ricerca, che ha visto anche sospesi per tre mesi ben 8 mila docenti e Ata, oltre che un centinaio di presidi. Per altri tre mesi, inoltre, questi insegnanti e amministrativi sono rientrati sul posto del lavoro ma demansionati e il caso è stato portato al Tar del Lazio”, conclude Pacifico.
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