Mancano cinque giorni all'udienza pubblica della Corte Costituzionale che deciderà anche se la scelta politica di sospendere per 20 mesi i lavoratori pubblici e i militari non vaccinati contro il Covid sia stata corretta o lesiva della nostra carta fondamentale: tra cinque giorni sapremo anche se è giusto avere privato migliaia di dipendenti anche dello stipendio o dell’assegno alimentare. Il 30 novembre, infatti, la Corte Costituzionale deciderà sulla sospetta violazione di 11 articoli della carta principale dello Stato: attraverso un’udienza pubblica, la Corte si esprimerà sulle 15 ordinanze rimesse dai tribunali del lavoro di Padova, Brescia e Catani, oltre che da quelli amministrativi di tutta Italia, come il Tar della Lombardia, del Lazio e il CGA Sicilia. Una decisione che arriva dopo la caduta, ad inizio novembre con il Decreto legge n. 162 del 31 ottobre, dell'ultimo obbligo vaccinale, a cui doveva sottostare il personale sanitario.
“Noi, come Anief – dice il suo presidente nazionale Marcello Pacifico – ci siamo costituiti in giudizio per difendere i diritti di 4 mila dipendenti pubblici, tra docenti, educatori e ATA sospesi tra dicembre 2021 e marzo 2022. Siamo convinti delle nostre ragioni, ancora di più dopo che in altri Paesi tale obbligo è stato già dichiarato incostituzionale e sospeso prima ancora della sua attuazione. Inoltre, la decisione presa in Italia sarà discussa anche presso la Corte di giustizia europea. Il paradosso è avere introdotto questa rigidità in un luogo, come la scuola, nel periodo emergenziale durante il quale le nostre aule scolastiche sono rimaste senza sistema di ventilazione meccanica e mantenendo le classi pollaio, con numeri altissimi di alunni concentrati in una sola classe”.
“In quell’arco temporale – continua Pacifico – si è però provveduto a tenere fuori da quelle classi migliaia di insegnanti, anche quando ad aprile sono stati fatti tornare a scuola, però demansionandoli. Quindi, all’inizio di questo anno scolastico si è tornati a fare lezione senza più un protocollo di sicurezza nazionale e nemmeno un organico aggiuntivo, pur in presenza di oltre 10mila casi di Covid al giorno. Inoltre, la didattica a distanza integrata continua ad essere utilizzata al di là di quanto previsto dal Contratto collettivo nazionale. Ma l’aspetto più assurdo di questa storia è che nei confronti di docenti e Ata, alla pari degli altri dipendenti pubblici, non sia stata riconosciuta alcuna specifica indennità per il sostentamento e la dignità della persona. Ecco perché – conclude il sindacalista - il parere della Corte Costituzionale diventa importante”.
I PARERI DEI GIUDICI AUTOREVOLI
Il 30 novembre si svolgerà quindi l’udienza pubblica in Corte Costituzionale sulle 14 ordinanze rimesse dai Tribunali amministrativi e del lavoro, per violazione di ben dodici articoli della Costituzione, con dichiarazione di ammissibilità dell’intervento di Anief per il personale scolastico. L'ufficio legale del giovane sindacato ha presentato, in particolare, ricorsi per più di 4 mila tra amministrativi e insegnanti, mentre con diverse ordinanze si sono rivolti alla Consulta il Consiglio giustizia amministrativa Sicilia, il Tar Lombardia, lo stesso Tar Lazio e i Tribunali del lavoro di Brescia, Catania e Padova.
Ancora, si attende, invece, la data dell'udienza in Corte di Giustizia europea dell'ordinanza promossa dal Tribunale di Padova sul rispetto delle norme comunitarie su un alto numero di Ordinanze. Gli articoli della Costituzione che risulterebbero violati sono diversi: 38, 42, 47, 70, 71, 76, 77, 86, 101, 102, 107, 108 e 118.
LE ORDINANZE PUBBLICATE
Anief ricorda che il dispositivo della Corte Costituzionale ha dichiarato “rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale, per contrasto con il dettato degli articoli 2 e 3 della Costituzione, dell'art. 4-ter, comma 3 del decreto-legge n. 44/2021 conv. dalla legge 28 maggio 2021, n. 76 nella parte in cui nel prevedere che «Per il periodo di sospensione, non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominati» esclude in favore del personale di cui al comma 1, lettera c) dell'art. 4-ter citata disposizione, nel periodo di disposta sospensione, l'erogazione dell'assegno alimentare previsto dall'art. 82 del decreto del Presidente della Repubblica n. 3/1957 per contrasto con i principi di ragionevolezza e di proporzionalità, di cui all'art. 3 della Costituzione, anche in riferimento alla violazione dell'art. 2 della Costituzione”.
IL RICORSO
Anief rimane l’unico sindacato tra le sigle rappresentative dei lavoratori della scuola a denunciare le scelte politiche che non hanno tutelato la salute dei lavoratori e che ne hanno compresso diritti inalienabili: l’iter giudiziario è ancora da riparare nei tribunali grazie ai ricorsi patrocinati sempre da Anief.
PER APPROFONDIMENTI:
Parte la “giostra” delle 94.130 assunzioni, comunque vada sarà un insuccesso
Indennità per la continuità didattica, prevista una “mancia” di 50 euro per chi non si sposta