“Come può accadere che un insegnante lavora in una scuola pubblica da quasi tre mesi e ancora non ha ricevuto un euro di stipendio? L’amministrazione scolastica statale la deve finire di lasciare all’ultimo posto della scala delle priorità il pagamento dei suoi lavoratori a tempo determinato. Il nostro sindacato non può tollerare questo sopruso: docenti e Ata supplenti senza stipendio meritano rispetto, altrimenti è bene che procedano con richiesta di diffida e messa in mora”.
Lo dice oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, dopo avere appreso che un insegnante “in cattedra dal 16 ottobre” è ancora senza stipendio: “la vicenda di Vincenzo Fazzari, 37 anni, riporta a quella di altri insegnanti precari che per mesi non vengono retribuiti. “Da quando ho iniziato a lavorare non ho visto un euro. Anche Natale senza soldi”, racconta a Orizzonte Scuola.
Pacifico ricorda “lo stipendio del personale costituisce un diritto rispetto al quale solo in via eccezionale l’amministrazione può venire meno. La regolarità con cui si stanno accavallando i ritardi di pagamento dei compensi del personale non è ammissibile. Ricordo che spesso i supplenti della scuola per svolgere il loro servizio sono costretti ad affrontare lunghi viaggi, con spese non indifferenti di vitto e alloggio: è inammissibile che debbano ricorrere a parenti e amici per rispondere a questi costi perché i loro stipendi sono in perenne ritardo. Questa dinamica non può diventare la regola”.
Il sindacato Anief, pertanto, invita coloro che si trovano in questa spiacevole situazione ad attendere ancora qualche giorno. Se gli stipendi arretrati non dovessero essergli accreditati, potranno produrre apposito ricorsi, con il supporto del sindacato, con contestuale ricorso alla diffida e messa in mora: a questo scopo, Anief invita chi attende da tempo il pagamento dei servizi svolti di rivolgersi alla sede sindacale più vicina. Infine, il sindacato ricorda di controllare anche se negli stipendi siano presenti le voci Rpd e Cia, nonchè i pagamenti delle ferie non godute: in caso contrario Anief invita il personale precario a presentare apposito ricorso per recuperare i compensi non assegnati con tanto di interessi.
LA STORIA DI VINCENZO
Vincenzo, ITP B017, 13 anni di precariato, di cui 10 a Brescia, da tre anni è tornato nella sua Calabria. Quest’anno ha un contratto breve, fino al 30 aprile in una scuola di Siderno, Reggio Calabria. Sposato, con due figli di 9 e 5 anni, lavora solo lui. Bollette e affitto da pagare, “tutto sulle mie spalle. Per fortuna sono anche arbitro di calcio e riesco a racimolare qualcosa da lì, altrimenti sarebbe davvero impossibile. E’ una situazione di sofferenza” evidenzia. Il problema – spiega Vincenzo – “è l’indisponibilità dei fondi. Ho chiesto sia in segreteria che a NoiPA. Morale della favola è che per quasi 4 mesi non sono stato pagato. E se non fanno qualcosa salta anche gennaio”.
“Non possono lasciarci senza soldi. Non mi assento mai, non ho mai preso un giorno di permesso o malattia. Faccio circa 100 km per andare a scuola e tornare. Mi servono più o meno 20 euro solo per quello, a volte dobbiamo trattenerci per pranzo. Se lo Stato non ci paga non può pretendere che paghiamo bollette e tutto il resto” afferma. “Dopo 13 anni sto pensando di abbandonare questo lavoro. Così non si può andare avanti. Ogni anno - conclude il docente - è una lotta tra concorsi e contratti di supplenza che non vanno bene”.
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