Scuola: Aggiornamenti in progress -lunedì 7 ottobre 2013

Criteri generali per il trasferimento del personale amministrativo iscritto nei ruoli del MIUR, attraverso l’istituto compensativo dell’interscambio.
Riportiamo la Direttiva - prot. 14032, 3 ottobre 2013 - Capo Dipartimento della D.G. per le Risorse Umane del Ministero, acquisti e affari generali, Uff.IV
Art. 1. La procedura di trasferimento per interscambio si svolge con frequenza annuale ed è rivolta esclusivamente al personale amministrativo di ruolo del comparto “Ministeri” in servizio presso le sedi centrali e periferiche del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (di seguito “MIUR”). La procedura si svolge, ordinariamente, nel mese di ottobre di ogni anno ed è regolata da uno specifico bando emanato a cura della Direzione Generale per le Risorse Umane del Ministero, acquisti e affari generali. Art. 2. Per “interscambio” si intende il reciproco trasferimento di due unità di personale amministrativo da una sede di servizio ad altra sede del MIUR. Condizione necessaria per l’interscambio è che i richiedenti siano inquadrati nella medesima Area funzionale, appartenenti allo stesso profilo professionale e alla medesima fascia retributiva. Fermo restando il disposto di cui all’art. 35 co. 5 bis del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, sono ammessi a partecipare alla procedura di interscambio anche i dipendenti con anzianità di servizio inferiore ai 5. Art. 3. Le domande di scambio di sede debbono essere indirizzate, per il tramite dell’ufficio di appartenenza, al MIUR – Direzione Generale per le Risorse Umane, entro il termine perentorio di giorni trenta dalla pubblicazione del bando, complete dei dati richiesti nello stesso bando. Le domande sono esaminate nei 30 giorni successivi alla scadenza del bando; la procedura si conclude con l’approvazione di una graduatoria, che viene pubblicata sul sito internet e intranet dell’amministrazione. Ove siano presentate due sole richieste di reciproco interscambio tra 2 sedi, si procede, successivamente alla pubblicazione della graduatoria, al trasferimento dei richiedenti con provvedimento del Direttore Generale per le Risorse Umane. In caso di presentazione di più domande sulle stesse sedi, fermo restando il criterio di cui all’art. 2, comma 2, si tiene conto dei punteggi attribuiti secondo i criteri di cui all’Allegato 1, che costituisce parte integrante della presente direttiva. A parità di punteggio, è data precedenza al candidato più giovane d’età. Ai sensi della presente direttiva, in nessun caso è consentito procedere al trasferimento, ove non sia possibile effettuare l’interscambio.

Progetto “Read on for eCLIL”
Domani, 8 ottobre, si terrà al MIUR il primo dei seminari di informazione/formazione promossi dalla Direzione generale Ordinamenti scolastici e Autonomia scolastica.
Il Progetto, attivato in collaborazione con il British Council, coinvolge una rete di 51 istituzioni scolastiche; mira a coniugare l’apprendimento di contenuti disciplinari con lo sviluppo di competenze in lingua straniera e competenze digitali, in conformità della metodologia CLIL.

Dopo (ma anche prima) del disastro di Lampedusa.
Un assioma delle direttive politiche UE è che l’investimento in capitale umano sia produttivo per lo sviluppo dell’economia; d’altra parte, la necessità di ringiovanire la popolazione dell’Europa è correlata al suo declino demografico.
Messe insieme, le due su esposte evidenze conducono a dire che la vecchia Europa avrebbe necessità di qualificare le giovani leve di migranti. L’investimento produttivo della U.E. dovrebbe riguardare l’integrazione culturale degli immigrati, incentrandosi su tre aree formative: 1. La conoscenza della civiltà europea (storia delle istituzioni; storia ed educazione civile; civiltà artistica, letteraria, giuridica, filosofica); 2. La conoscenza linguistica e delle tecniche di comunicazione; 3. La cultura scientifica e tecnologica (settorialmente). Così formati, gli immigrati non starebbero per le strade a chiedere carità, né sarebbero nelle mani del caporalato, e anzi potrebbero, non diversamente dai nativi europei, produrre benessere: qualificati e integrati, i giovani del sud e dell’est del mondo sarebbero una risorsa per l’Europa. Fin qui l’evidenza teorica e i buoni principi. Ed ecco la proposta. La U.E. dovrebbe contribuire a finanziare il sistema scolastico e formativo di alcuni Paesi membri; l’idea sarebbe che la UE, avendo definito obiettivi educativi strategici di un – in atto inesistente – sistema educativo europeo -, incaricasse i Paesi di frontiera della formazione dei giovani immigrati. La UE dovrebbe investire in capitale umano nei Paesi che hanno una forte tradizione educativa dando loro un mandato definito e, poi, valutando che le conoscenze e competenze in uscita dai percorsi formativi siano funzionali alla integrazione dei migranti quali cittadini aventi diritti pari a coloro che nei Pesi della UE sono nati, e quali lavoratori che altri Paesi della UE – quelli nei quali non v’è disoccupazione – inserirebbero nel ciclo produttivo. In questa suddivisione delle funzioni in seno alla UE, l’Italia avrebbe pieno titolo ad essere incaricata della formazione, tanto è luminosa la sua tradizione culturale e tanto prestigiosa è la sua tradizione educativa.

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