TFR: sentenza storica del tribunale del lavoro di Roma che restituisce la trattenuta del 2,5%

A decine di dipendenti della Presidenza del Consiglio. Se confermata anche in sede di appello, il Governo dovrà trovare 5 miliardi di euro da restituire a 500.000 dipendenti pubblici assunti negli ultimi anni. Nella scuola, dopo le diffide, Anief avvia le pratiche per notificare oltre 3.000 ricorsi. 12.000 euro la richiesta di risarcimento per ognuno, per gli anni di servizio di ruolo o pre-ruolo svolti dopo il 2003. Scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Anche Confedir avvia i ricorsi per i dirigenti. Scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Ancora una volta sembra aver ragione l’Anief che già all’indomani della sentenza della Consulta dell’ottobre 2012 - a seguito della quale sono stati riportati in regime TFS i dipendenti assunti prima del 2000, transitati per gli anni 2011-2012 in regime TFR - ha denunciato la disparità di trattamento operata nei confronti dei lavoratori assunti nel pubblico impiego dal 15 maggio 2000, in regime di TFR, dopo la privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego (d.lgs. 29/93). Per tredici anni, nella sola scuola, dirigenti, docenti e ata hanno sempre trovato nei loro cedolini una trattenuta mensile del 2,5% sullo stipendio, pur non prevista dalla normativa perché non riscossa nel comparto privato. Nella primavera scorsa, l’Anief mette a disposizione un modello di diffida per la restituzione della trattenuta che in migliaia scaricano. Mentre l’INPS risponde che nulla in materia è cambiato negli ultimi anni, il MEF, alla fine, in primavera, decide di cambiare nei cedolini la motivazione della riscossione del 2,5%: non più giustificata come trattenuta ma come decurtazione per garantire la parità di trattamento tra pubblici dipendenti. Il sindacato, però, insiste, ribadendo che tale decurtazione non è stata compensata o recuperata figurativamente come previsto dal contratto e pertanto risulta ancora illegittima. Ed ecco la prima sentenza che dà ragione a quanto denunciato dall’Anief-Confedir che ha incaricato i propri legali nel territorio, coordinati dall’avvocato Sergio Galleano, di predisporre i ricorsi da notificare presso tutti i tribunali del lavoro nei prossimi giorni sia per il personale scolastico che dirigenziale.

La sentenza del 14 novembre 2013 riguarda decine di dipendenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri assunti dopo il 31 dicembre 2000 ai quali è stato applicato il regime di trattamento di fine rapporto, detto T.F.R., proprio del settore privato, ma con la decurtazione del 2,5% a titolo di riduzione della retribuzione lorda per garantire la parità di trattamento con i colleghi rimasti in regime di TFS come previsto dal D.P.C.M. del 20 dicembre 1999. Secondo il giudice romano che ha tenuto conto anche della giurisprudenza costituzionale richiamata nella sentenza n. 223/12, infatti, tale decurtazione del 2,5% della retribuzione lorda, poiché non è stata comunque successivamente recuperata come corrispondente incremento figurativo ai fini previdenziali secondo le disposizioni contenute nello stesso D.P.C.M., nei limiti della prescrizione quinquennale, deve essere comunque restituita oltre agli accessori interessi di legge. Le amministrazioni convenute sono state condannate pure al pagamento di 10.000 euro di spese processuali. A tal proposito, Anief-Confedir ritiene che la prescrizione quinquennale possa essere estesa a un decennio se intesa come ripetizione di indebito ovvero come credito vantato. Ragion per cui chiederà la restituzione per il personale precario e di ruolo del 2,5% trattenuto negli ultimi dieci anni nonché il versamento figurativo.

Per scaricare i modelli di diffida

 

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