Lo stesso giorno in cui prenderanno il via gli esami di maturità e a Palazzo Madama la VII Commissione procederà alle votazioni su alcuni dei più attesi emendamenti alla riforma, il giovane sindacato tornerà in piazza: prima davanti al Senato, per unirsi alla manifestazione organizzata da Unicobas, poi si sposterà al Pantheon, dove si unirà ai Cobas. I motivi del dissenso sono trasversali, talmente evidenti da compattare la protesta come non è mai accaduto.
Marcello Pacifico (presidente Anief): Governo e parlamentari devono capire che questo disegno di legge va ritirato oppure riscritto totalmente. E che per salvare le assunzioni previste occorre approvare con urgenza un decreto legge. Sulla incostituzionalità di questo ddl ci siamo espressi più volte. E non solo noi: la scorsa settimana, si è detto di questo parere la Commissione Affari Costituzionali del Senato, dove non ci risulta che siedano dei sindacalisti. Una riforma così importante per il Paese, per le nuove generazioni, per le famiglie, per la cultura e per l’economia pubblica, non può passare senza il consenso generale e delle parti sociali.
Quella iniziata oggi, si preannuncia una settimana davvero infuocata per la scuola italiana: mentre in tutti gli istituti scolastici di medie e superiori prenderanno il via gli Esami di Stato, che coinvolgeranno oltre un milione di studenti, la commissione Istruzione del Senato si esprimerà sul disegno di legge di riforma ‘La Buona Scuola’ e, contemporaneamente, torneranno in piazza i sindacati dopo il grande successo dello sciopero degli scrutini. Particolarmente importante sarà mercoledì prossimo, 17 giugno: nel giorno d’inizio della maturità, l’Anief e i sindacati di base manifesteranno a Roma per ribadire la richiesta di ritiro del ddl 1934.
Mercoledì pomeriggio, alle ore 14.00, i manifestanti Anief confluiranno in piazza delle Cinque Lune, davanti al Senato, per unirsi alla manifestazione organizzata da Unicobas, in corrispondenza con il previsto voto dei senatori della VII Commissione di Palazzo Madama sugli emendamenti più discussi alla riforma. Dalle 17.00, il giovane sindacato si sposterà al Pantheon, dove manifesterà per lo stesso motivo con i Cobas. Del resto, i motivi del dissenso sono trasversali: talmente evidenti da compattare la protesta come non è mai accaduto in passato.
“Il Governo e parlamentari devono capire che questo disegno di legge va ritirato oppure riscritto totalmente – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal -. E che per salvare le assunzioni previste occorre approvare con urgenza un decreto legge. Sino a quando questo non avverrà, le nostre contestazioni saranno vive. I motivi principali del dissenso sono noti: la chiamata diretta del personale, già reputata incostituzionale perché inattuabile nella scuola pubblica; la mancanza di riferimenti al rinnovo contrattuale, fermo da sei anni e che ha portato gli stipendi degli insegnanti e del personale Ata agli ultimi posti dell’area Ocse pur svolgendo un orario di lavoro pari o superiore a quello degli altri Paesi”
“Allo stesso modo – continua il sindacalista - la farsa dell’assunzione di massa, con le 150mila assunzioni iniziali ridotte di un terzo e limitate ad una parte degli aventi diritto, con almeno 80mila docenti abilitati lasciati illegittimamente fuori dalle GaE ed esclusi dalle immissioni in ruolo, malgrado delle precise direttive dell’Ue e le sentenze dei giudici di Lussemburgo; il mancato adeguamento delle norme sulla mobilità del personale, costretto oggi ad avvicinarsi a casa almeno tre anni dopo l’assunzione pur in presenza di posti liberi e fruibili; l’atteggiamento pilatesco sui ‘Quota 96’, che si apprestano ad iniziare il loro terzo anno di scuola oltre la pensione strappatagli da una assurda dimenticanza nella riforma Monti-Fornero”.
Il sindacato, inoltre, continua a rivendicare una maggiore decisionalità da affidare agli organi collegali, docenti e consiglio d’Istituto, invece delegata a dei presidi accentratori e sempre più manager assoluti, dei ‘padri padroni’, di scuole che si vorrebbero trasformare in una sorta di aziende. Che scuola può essere quella dove gli insegnanti vengono selezionati in base al parere discrezionale e agli umori del preside, con raccomandazioni, clientelismo e nepotismo destinati a prevalere su titoli di studio conseguiti e servizi svolti? E che scuola è quella dove le decisioni più importanti non vengono prese in modo armonico e condiviso, ma di fatto da una sola entità, il dirigente, che assegna pure i 20-25mila euro annui da destinare al personale più meritevole?
“Sulla incostituzionalità di questo disegno di legge – ricorda Pacifico – ci siamo espressi più volte. E non solo noi: la scorsa settimana, si è detto di questo parere anche la Commissione Affari Costituzionali del Senato, dove non ci risulta che siedano dei sindacalisti. Anziché proseguire in questo vicolo cieco, la maggioranza parlamentare farebbe ancora in tempo a tornare indietro, per percorrere finalmente la strada che tutti, indistintamente, indicano da mesi. Perché non si ammette, una volta per tutte, che la scuola è di tutti e che una riforma così importante per il Paese, per le nuove generazioni, per le famiglie, per la cultura e per l’economia pubblica, non può passare senza il consenso generale e delle parti sociali?”.
Per approfondimenti:
L’organico funzionale diventa un giallo: dal prossimo anno migliaia di plessi scolastici nel caos
Precariato, dopo la sentenza della Corte di Giustizia UE parte la stagione dei risarcimenti
Legge Stabilità e Buona Scuola, c’è un buco inspiegabile: la mancata assunzione di 17mila Ata
DDL Riforma Scuola – Inizia iter in Parlamento, ma non si risolve il problema del precariato
Renzi scriverà ai prof per spiegare la riforma (ed evitare lo sciopero). Il premier: ridicolo protestare contro un governo che assume (Corriere della Sera)
Lettera unitaria sullo sciopero generale della Scuola del 24 aprile 2015
DDL Scuola – Riforma sotto attacco: sciopero degli scrutini riuscito e ancora denunce a Bruxelles