La maggior parte dei docenti prenderà la decisione definitiva all’ultimo momento. Il dilemma è se accettare il ricatto della candidatura al buio, che viola le regole d’accesso al pubblico impiego, e l’assunzione tramite chiamata diretta incostituzionale, contro cui non a caso abbiamo fatto ricorso. Mentre tanti di coloro che vorrebbero rischiare di essere assunti anche a centinaia di chilometri di distanza, vengono illegittimamente lasciati fuori delle immissioni in ruolo: sono gli abilitati Tfa, Pas, in Scienze formazione primaria, all’estero e magistrali, per i quali sempre più giudici stanno ordinando l’inserimento d’ufficio nelle GaE. Tra le esclusioni illegittime anche quelle degli Ata: eppure la Legge 107/15 prevede la loro inclusione nel ‘potenziamento’. E oggi scade l’ultimatum Anief sul mancato turn over di 6.243 di posti come amministrativo, tecnico e ausiliario.
Marcello Pacifico (presidente Anief): Governo e Miur hanno prodotto delle norme pensando a dei numeri, non alla realtà fatta di docenti del Sud non più giovanissimi, con figli da accudire, congiunti con problemi di lavoro e genitori non autosufficienti. Per non parlare del problema di come arrivare a fine mese lontano da casa con lo stipendio da prof più basso d’Europa dopo quello dei colleghi delle Grecia. È un dilemma più che comprensibile, anche perché, in caso di rinuncia, l’amministrazione vuole tagliarli fuori dalle graduatorie.
Per almeno 100mila docenti precari della scuola italiana, inizia oggi una vera settimana di passione: entro le ore 14.00 di venerdì prossimo, 14 agosto, tutti gli i docenti abilitati, ancora non di ruolo, inclusi nelle graduatorie dell’ultimo concorso ed in quelle ad esaurimento, dovranno decidere se presentare la domanda di partecipazione alle fasi b) e c) del piano straordinario di assunzioni che prevede l’assegnazione di 48.812 cattedre su posto comune, 6.446 per il sostegno, più diverse migliaia di posti non assegnati nelle fasi precedenti per mancanza di candidati. Secondo quanto dichiarato pochi giorni fa dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, solo 30mila docenti avrebbero prodotto domanda con il sistema telematico Istanze on line. Tutti gli altri decideranno all’ultimo.
Il problema è che attraverso il Decreto del Direttore generale 767 del 17 luglio scorso, notificato con “avviso nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica - IV serie speciale - "Concorsi ed Esami" del 21 luglio 2015”, sulla base di quanto previsto dal comma 100 e della tabella 1 della Legge 107/2015, il Miur ha chiesto ai precari di inserire la domanda di accesso al ruolo indicando “l'ordine di preferenza tra tutte le province, a livello nazionale”. Ma per la maggior parte dei docenti interessati, si tratta di una scelta complicata, un vero dilemma. Perché, come ha rilevato subito l’Anief, stiamo parlando di una candidatura al buio, che nega le regole d’accesso al pubblico impiego.
“Bisogna considerare – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal – che si tratta in prevalenza di docenti del Sud non più giovanissimi, con condizioni familiari spesso complicate: hanno figli da accudire, congiunti afflitti da problemi di lavoro e genitori non più autosufficienti. Per non parlare dei tanti che si pongono il problema di come faranno ad arrivare a fine mese, lontano da casa in province dove la vita è più cara, con uno stipendio bloccato per diversi anni a meno di 1.300 euro al mese”.
“Sono tutte storie personali che incidono pesantemente nella scelta se fare o meno domanda. La verità è che questo cambio in corsa delle regole sul personale da assumere – continua Pacifico - è stata gestita male, perché Governo e amministrazione hanno agito pensando ai precari come se fossero dei numeri. Invece sono persone, in carne e ossa, che meritano rispetto. A questi docenti, che fanno gli insegnanti anche da decenni, non si può dire: il vostro futuro professionale e della vostra famiglia è affidato ad un cervellone elettronico, da cui può uscire come sede di destinazione per l’immissione in ruolo Caltanissetta come Pavia. E da quel momento, da quando sarà nota la provincia, avete dieci giorni di tempo per decidere se accettare o se lasciare l’insegnamento. Perché, in caso di rinuncia, l’amministrazione ha anche deciso di tagliarli fuori dalle graduatorie. Tutto questo – conclude il sindacalista autonomo – è davvero assurdo”.
Ma la stessa mancanza di rispetto è stata anche perpetrata nei confronti di altre decine di migliaia di precari, rimasti clamorosamente esclusi dal piano di assunzioni dopo che per diversi mesi gli era stato detto, attraverso i rappresentanti del Governo, che sarebbero stati stabilizzati con questo piano assunzioni, tra l’altro anche finanziato dalla Legge di Stabilità 2015 (la quale non a caso prevedeva 150mila immissioni in ruolo): sono gli abilitati con TFA, PAS, Laurea in Scienze della Formazione Primaria, all’estero, con diploma magistrale, tutti esclusi dalle GaE, a cui Anief ha dato opportunità di poter fare ricorso e presentare domanda cartacea sempre entro il 14 agosto. E per i quali, tra l’altro, sempre più giudici stanno ordinando l’inserimento d’ufficio nelle GaE.
E che dire della decisione di far scaturire le discipline d’insegnamento dei 48.812 nuovi docenti dalla volontà dei collegi dei docenti, che si concretizzerà solo dopo l’autunno? Ma, soprattutto, perché la maggior parte di loro entrerà in servizio di ruolo il 1° settembre 2016 solo sulla base di una scelta discrezionale del dirigente scolastico attraverso gli albi territoriali? Anche su quest’ultimo punto, Anief è intervenuta, decidendo di rivolgersi al Tar del Lazio: si tratta di una vera e propria impugnazione contro la chiamata diretta del personale statale, ritenendo incostituzionale i commi 79-82 della legge 107/2015, a cui potranno partecipare tutti coloro che presenteranno la domanda di accesso al ruolo entro il 14 agosto. Il ricorso contro la chiamata diretta, da effettuare entro il 24 agosto, potrà inoltre essere prodotto da personale già inserito nelle graduatorie, ma anche da cui è abilitato però fuori dalle stesse GaE e di merito.
Sull’inammissibilità della chiamata diretta, ricordiamo, si è già espressa negativamente già la Corte Costituzionale con la sentenza n. 76/2013, che ha dato parere avverso la Legge Lombardia n. 7/2012 per violazione delle competenze Stato/Regioni (art. 117): “Ora, il fatto che la previsione di concorsi per l’assunzione del personale docente sia inserita in tale ambito non muta i termini della questione, perché la valorizzazione dell’autonomia non può spingersi fino al punto di consentire ai singoli istituti scolastici di scegliere il proprio personale docente con concorsi locali”, ha scritto la Consulta. Che ha “bollato”, senza mezzi termini, la chiamata diretta come una procedura “in evidente contrasto con il menzionato parametro costituzionale”.
Ma c’è dell’altro: ad essere lasciati fuori dalle assunzioni è pure il personale Ata. Il paradosso è che ciò sta accadendo malgrado nel comma 14 della legge di riforma, sempre la L. 107/15, sia riportato che la modifica all’“articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275” preveda che nel nuovo “Piano triennale dell'offerta formativa” emesso dai Collegi dei docenti sia presente “altresì il fabbisogno relativo ai posti del personale amministrativo, tecnico e ausiliario”. Perchè non si dia allora seguito all’assunzione del personale Ata, individuato dalle scuole, rimane un mistero.
Sul personale Ata, infine, Anief ricorda di aver posto un vero ultimatum al Miur: qualora, entro oggi, non giunga una comunicazione ufficiale, che smentisca quanto dichiarato nei giorni scorsi ai sindacati, di voler conferire al personale delle province i 6.243 di posti come amministrativo, tecnico e ausiliario che da settembre si renderanno disponibili a seguito dei pensionamenti, il giovane sindacato avvierà una class action e a scriverà alla Commissione europea, denunciando l’ennesima inosservanza della direttiva 70/99 e della procedura d'infrazione 2124/10 della stessa Commissione UE nei confronti dell’Italia sull’abuso del precariato storico.
Per approfondimenti:
DDL Scuola – Il maxiemendamento non risolve nulla: tagliate fuori le nuove generazioni di docenti
Riforma scuola, i profili di incostituzionalità nel ddl ‘Buona Scuola’ (Il Fatto Quotidiano del 29 giugno 2015)
Organico di fatto, le tabelle per Regioni. Tagliati 2.145 posti (Orizzonte Scuola dell’8 luglio 2015)
10 agosto 2015 Ufficio Stampa Anief