Sta per prendere il via un altro anno scolastico con elevate concentrazioni di alunni che nelle classi: una caratteristica tutta italiana, che ha preso piede con il dimensionamento dell’ultimo decennio e che ha come conseguenze la riduzione delle competenze apprese dagli studenti oltre che una sicurezza per la salute ridotta ai minimi termini. Una condizione quest’ultima che in tempo di Covid diventa si trasforma in un vero e proprio allarme. Nemmeno la pandemia ha purtroppo cambiato le cose. Oggi il ministro dell’Istruzione ha tentato di minimizzare la questione: parlando in tv, il professore Patrizio Bianchi ha detto che “si tratta del 2,9% delle classi” e si trovano soprattutto negli istituti tecnici delle grandi città.
Secondo Anief le parole del ministro non possono essere interpretate come una resa dell’amministrazione di fronte ad una delle piaghe del nostro sistema scolastico: “Il ministro Bianchi ha comunque ammesso che circa 11mila classi sono composte da un numero di numeri ben oltre la media, quindi possiamo immaginare pari a 28-30 iscritti – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e noi crediamo che si tratta di numeri incompatibili con una normale didattica, ancora di più se deve essere compatibile con il distanziamento preventivo imposto dal Covid19. Per noi la soluzione non può essere quella di pensare che sia un problema secondario, anche una classe da 20-25 alunni, in Italia ve ne sono almeno 100mila, è inconciliabile con gli attuali rischi contagi, come con qualsiasi programma di recupero degli apprendimenti nei territori svantaggiati, come i risultati Invalsi hanno evidenziato. Per noi la soluzione è solo una: le aule scolastiche vanno allargate e il numero di alunni portato a massimo 14-15 per classe: per farlo abbiamo anche i fondi, sono quelli europei del Pnrr di ripresa post-Covid, attraverso i quali attuare quindi attuare la revisione dei criteri relativi al rapporto personale scolastico rispetto a quello studentesco, oltre che procedere ad un adeguamento del numero di plessi e sedi scolastiche autonome”.
A questo proposito, il sindacato Anief, ha avviato una petizione nazionale per sdoppiare le classi e garantire le lezioni in sicurezza, così da rispettare il distanziamento sociale.
Il ministro dell’Istruzione torna sul fenomeno delle classi con un alto numero di alunni iscritti: nel corso di un’intervista a Morning News, su Canale 5, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha parlato anche delle famigerate classi pollaio che destano enorme preoccupazione per la gestione del Covid-19 a scuola e fornito le cifre del problema dell’affollamento delle aule, dando le sue esatte dimensioni. “Abbiamo la conoscenza millimetrica del problema e ci stiamo lavorando con interventi mirati”, ha detto il ministro ridimensionando l’allarme per le aule sovraffollate e spiegando che le norme consentono classi con un range di studenti minimo e massimo compreso tra 15 e 27.
Anief ha denunciato che proiettando i risultati di un ampio studio del Politecnico di Torino sul territorio nazionale, incrociati con quelli del ministero dell’Istruzione, le attuali classi italiane per essere idonee allo svolgimento delle lezioni sarebbero solo 47.826, a fronte di 331.723 totali, con conseguenti 283.897 unità sottodimensionate. Anche prima del Covid, la norma prevede che occorre garantire almeno 1,80 metri quadrati ad alunno.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “la distanza minima in classe è fondamentale, su questo la scienza non transige. Per questo motivo dopo la petizione per cancellare le classi numerose siamo pronti a far partire una Class Action, sempre promossa da Anief e Iure condito gratuita. Il fine è avere tra le 188 mila classi in più ad un massimo di 330mila, quindi il doppio delle attuali, come pure il doppio dell’organico di docenti e Ata. I soldi ci sono, basterebbe meno di un terzo di quelli europei del Pnrr”.
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