“È partita la battaglia dell’Anief per annullare e disapplicare gli effetti del decreto legge n. 111/2021 e di tutte le disposizioni attuative di una norma ingiusta, discriminatoria e inutile. Bisogna aderire in massa al ricorso predisposto dal sindacato, entro il 23 agosto: solo così si riuscirà a notificare il ricorso per chiedere una pronuncia monocratica già entro fine mese. Altrimenti si chiederà ai presidi di fare tamponi gratuiti. Nel frattempo, i giudici potrebbero dirci che il green pass non si può imporre. E si tuteleranno gli studenti, perché possano stare a lezione e fare gli esami”. A dirlo è stato oggi il presidente Anief, Marcello Pacifico, durante una diretta Facebook. “È vero che chi fa il vaccino ha meno probabilità di ammalarsi, io ho fatto due dosi. Ma rimane il fatto che il vaccino è sperimentale e il rischio contagio rimane. Serve il distanziamento sociale, che ad oggi non c’è. Il problema non è la caccia all’untore, ma la salvaguardia dei diritti. È questo il senso della nostra battaglia, le proveremo tutte per sospendere e annullare il decreto sull’obbligo vaccinale. Confido sul fatto che riusciremo a disapplicare o annullare questa norma, anche attraverso una modifica sostanziale in Parlamento. Oggi ci stiamo dividendo tra vaccinati e no-vax, il dibattito è scaduto, invece di tutelare i diritti personali”, ha spiegato il leader Anief.
ANIEF NON CI STA
Il sindacato non si rassegna: il green pass non può essere obbligatorio per entrare a scuola o all’università. “Dal confronto con i nostri giuristi e legali - ha detto Pacifico – è emerso che questa norma è ingiusta. Tre tribunali spagnoli hanno appurato, per la parte relativa ai trasporti, che questa decisione non è applicabile. Lo stesso regolamento 953 del 2021 stabilisce che il green pass deve essere introdotto solo per mobilità transfrontaliera. La verità è che non può esserci discriminazione nella sua applicazione: il Decreto Legge 111, così come il Parere Tecnico del ministero dell’Istruzione, crea addirittura le condizioni per una sanzione amministrativa tra i 400 e i 1.000 euro. Anche per questo non abbiamo firmato il protocollo sulla sicurezza, che lede i diritti dei lavoratori”.
SOLDI SPESI MALE
L’Anief non si è mai sottratto alla crescita del Paese, oggi però dice basta: “Utilizziamo 400 milioni per sdoppiare le classi, con personale vaccinato o non – precisa Pacifico - . A diffondere il virus in classe è una persona che sta 5 ore in una classe in condizioni di non sicurezza. Perché nelle scuole ci sono 7 milioni di alunni non vaccinati: rispetto alla veicolazione del virus, è un concetto fondamentale. Quella dell’Anief è una battaglia in punto di diritto”.
L’EUROPA NON LO FA
“Tutta l’Europa – ha continuato Pacifico - ci sta dicendo che non c’è obbligo di vaccinazione: sta alla sensibilità di ognuno se contribuire a questa grande campagna vaccinale oppure avere delle riserve fino a quando la scienza non offra maggiori garanzie. Come fare entrare allora in sicurezza studenti, docenti e personale? Serve lo sdoppiamento delle classi. Non si può ‘tamponare’ ogni 48 il non vaccinato, mentre il vaccinato potenzialmente può contagiare o contagiarsi. E chi controlla se i dirigenti scolastici e i Dsga hanno il green pass?”
L’ITER DEL RICORSO
Anief ha deciso di presentare ricorso perché il sindacato è legittimato a rappresentare i propri iscritti che vogliono denunciare un’ingiustizia. La prima azione si attua presso il Tar Lazio, al quale si presenta un ricorso collettivo da parte di lavoratori verso i quali si vuole introdurre un licenziamento non previsto dal contratto collettivo di lavoro. Il ricorso va depositato prima del 1° settembre, attraverso la richiesta di un decreto monocratico da parte del Tar che vada a sospendere le norme applicative di questo decreto legge. Se non ci dovessimo riuscire, lo vedremo in Camera di Consiglio ad inizio ottobre”.
“Nel frattempo – dice ancora il presidente Anief - chiederemo al Tribunale di Roma un’ordinanza urgente che disapplichi la norma considerata illegittima, sperando che calendarizzi in tempi rapidi la Camera di Consiglio. La norma per noi è illegittima e va impugnata per violazione discriminatoria, verso dipendenti o studenti universitari costretti a fare il tampone ogni due giorni per entrare a scuola o all’università. Per noi si tratta di lesione delle attività fondamentali, che vanno a privare di libertà garantite”.
Entro sabato bisogna aderire ai ricorsi, così all’inizio della prossima settimana si raccoglieranno i ricorsi, per portarli il successivo venerdì al Tar. “Siamo pronti anche ad elaborare un modello di richiesta, da sottoporre al dirigente scolastico, per potere fare, in caso di bisogno, un tampone gratuito anche ogni 48 ore. Secondo noi, tutto il personale della scuola deve vedersi concedere questo diritto. E daremo istruzioni apposite”.
Per il sindacato è fondamentale aderire a questa azione giudiziaria. Tramite la quale si vuole chiedere anche un cospetto risarcitorio: “In nessuna parte del mondo – ha detto Pacifico - hanno sanzionato per un vaccino non obbligatorio. La strada dei corsi collettivi gratuiti è aperta: sarà una battaglia che potrà dare risultati immediati o sul lungo periodo. Lo scopriremo strada facendo. In 113mila hanno chiesto di bloccare il green pass per il personale, in 8mila per gli studenti. Speravamo che questi numeri avrebbero convinto il Governo a ritirare l’obbligo. Non è andata così, ma non demordiamo. In Sicilia, anche grazie ai comunicati di protesta dell’Anief, l’Ordinanza Musumeci sull’obbligo del certificato “verde” nei pubblici uffici è stata sospesa. Il sindacato Anief farà anche ricorso per difendere chi è in quarantena e non riceverà il compenso dall’Inps”.
IL CAPITOLO UNIVERSITÀ
A fine agosto Anief si incontrerà con il Ministero dell’Università: “Vogliamo sapere – dice Pacifico - come vogliono applicare l’obbligo per gli studenti universitari. Perché in altri Paesi, come l’Inghilterra, questo non avviene? E perché i test salivari in Italia non sono previsti per ottenere il green pass? Eppure il risultato sarebbe ottenibile entro 15 minuti, a differenza del tampone rinofaringeo che fa attendere un’ora. La realtà è che uno studente non può frequentare le lezioni, fare esami, pagando anche lui una multa”.
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17 agosto 2021
Ufficio Stampa Anief