È tutto pronto per l’assegnazione delle 112.473 immissioni in ruolo di docenti: a partire da domani la macchina organizzativa ministeriale si metterà in moto per suddividere il contingente alle regioni e procedere con le nomine. Il problema è che se ne realizzeranno non più di 20-30mila e che i posti avanzati andranno a supplenza, andando a determinare l’ennesimo record di contratti a tempo determinato, una quantità inaudita di cattedre senza titolare che arriverà a quota 250mila. I parlamentari non ne hanno voluto sapere di introdurre gli emendamenti indicati da tutti i sindacati nel decreto Sostegni bis: dal testo approvato alla Camera è spuntata una norma, all’ultimo momento, che procrastina le assunzioni di 12 mesi, quindi all’estate del 2022.
Il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, è deluso: “Del Patto per la Scuola di maggio non sono rimaste che le briciole, perché si è scelta una strada che sposta solo il problema e non lo risolve, tra l’altro obbligando i nuovi docenti a sottoporsi ad una selezione, poi a due corsi di formazione, un anno di prova e valutazione finale. Mentre l’Europa ci dice che dovrebbero essere assunti in modo automatico, dopo 36 mesi di supplenze, noi li sottoponiamo ad una procedura assurda e cervellotica. La soluzione c’era, era a portata di mano: bisognava assumere da seconda fascia Gps e far abilitare e specializzare nell’anno di prova con Pas e Tfa sostegno. Non è stato voluto. Nel frattempo, dai concorsi – straordinario della scuola secondaria Stem – si selezioneranno dei docenti che non copriranno nemmeno il turn over. E dei concorsi ordinari, pure discriminanti, si sono perse le tracce. Come pure dei corsi abilitanti. Non ci siamo, daremo battaglia in tribunale”.
Sulle immissioni in ruolo dei docenti nella scuola pubblica si sta consumando uno dei più grandi bluff della storia del precariato: il ministero dell’Economia ha infatti autorizzato più di 112mila assunzioni, che a breve verranno spalmate a livello regionale e provinciale attraverso la suddivisione del contingente decisa direttamente dal dicastero dell’Istruzione sulla base dei posti vacanti. Subito dopo scatterà la procedura del reclutamento vero e proprio, che prevede tre fasi: una ordinaria, una straordinaria, un nuovo concorso straordinario sui posti eventualmente non assegnati, seguito da un percorso di formazione. Quest’ultima possibilità, introdotta nella fase finale del Decreto Sostegni bis svolto dalla commissione Bilancio della Camera, scatterebbe dopo che l’assegnazione del 50% dei posti alle GaE e altrettanti da graduatorie di merito dei concorsi, seguita dalla procedura straordinaria di assunzione da GPS prima fascia, non porti alla prevista copertura numerica delle cattedre.
Quei posti, che sarebbero dovuti andare alle assunzioni 2021/22, vengono “congelati” e destinati a nuovo concorso straordinario: a questa procedura potranno partecipare i docenti che abbiano svolto un servizio di almeno “tre annualità anche non consecutive negli ultimi cinque anni scolastici”. Di questi tre anni, uno dovrà essere specifico. È prevista poi una prova disciplinare da svolgersi entro il 31 dicembre 2021. A seguire sarà stilata una graduatoria di merito regionale. A quel punto, i vincitori, a proprie spese, parteciperanno ad un percorso di formazione e in caso di positiva valutazione e della prova conclusiva il candidato verrà assunto a tempo indeterminato dal 1° settembre 2022 sui posti vacanti e disponibili.
Nel corso dell’anno successivo sarà svolto dai vincitori un ulteriore anno di formazione, che varrà anche come annualità di prova.
Dunque, è la considerazione finale di Orizzonte Scuola, i 112mila posti in ruolo “vanno pensati in prospettiva, da assegnare in due anni. Nell’anno scolastico 2021/22 saranno assegnati tutti i posti possibili in base alle graduatorie vigenti, nel 2022/23 saranno assegnati i posti residui del 2021/22 più quelli autorizzati per l’anno corrente. Con questa operazione i posti vengono destinati ai docenti precari e sottratti alla mobilità”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, siamo al paradosso: “Nell’anno dell’emergenza pandemica, con il Comitato tecnico scientifico che chiede il distanziamento sociale, una supplentite senza precedenti, l’Italia si permette il lusso di lasciare scoperto l’80 per cento delle 112 cattedre vacanti e disponibili, introducendo per legge una procedura macchinosa e con effetti temporali lunghissimi. Noi ricorreremo in tribunale. Nel frattempo l’Europa continuerà a contestare i motivi di questo abuso di precariato, procedendo con una multa salatissima. Peggio di così non si poteva fare”, conclude il presidente Anief.
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