Per meglio fronteggiare il Covid nelle scuole, l’Istituto Superiore di Sanità starebbe mettendo a punto un piano di test salivari da ripetere ogni 15 giorni su campioni di classi sentinella, un po’ come accadrà in Veneto. La decisione arriva sulla scia dei 600mila tamponi salivari introdotti ogni settimana in Francia, ma anche dopo che qualche giorno fa l’Anief ha chiesto al Governo di riconoscere il test gratuito su campione di saliva quale test antigenico rapido per la rilevazione del Covid19 e il conseguente rilascio della certificazione verde Covid: solo che il sindacato lo ha chiesto non solo per gli studenti della scuola, ma anche per tutto il personale scolastico e universitario, nonché per gli studenti degli atenei.
“L’apertura verso i tamponi salivari ci piace – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ma la riteniamo incompleta e tardiva. È oltre un anno che chiediamo, inascoltati, l’introduzione di uno screening continuo e di massa nella scuola. Ma va realizzato su tutti coloro che stazionano nelle aule e negli uffici scolastici: anche chi è vaccinato non è esente dal rischio contagi, perché dovrebbe essere esonerato dai test salivari? È bene che il Governo si impegni seriamente in queste iniziative, introducendo la possibilità di diagnosticare il Covid anche attraverso questo genere di indagini, meno invasive e anche più economiche dei tamponi”.
Alla richiesta dell’Anief di introdurre test salivari - formulata con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro della Salute Roberto Speranza, e a quelli dell’Istruzione Patrizio Bianchi e dell’Università Maria Cristina Messa -, il Governo sembra rispondere a metà: L’Iss sta studiando un “piano di monitoraggio basato su scuole sentinella primarie e secondarie (elementari e medie) individuate dalle Regioni. Un certo numero di studenti verrannosottoposti a test salivari periodici che poi verranno analizzati con la tecnica molecolare. L’organizzazione non dovrà gravare eccessivamente sulle famiglie”, ha detto al ‘Corriere della sera’ Anna Teresa Palamara, responsabile del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il piano sarà operativo tra l’autunno e l’inverno quando il Covid-19 raggiungerà la massima diffusione. “È stato scelto il metodo di campionamento salivare proprio perché il prelievo naso-faringeo, oltre che più invasivo, sarebbe stato più complesso. Sono stati scelti test della migliore qualità per ridurre al massimo il rischio di risposte di falsi positivi o falsi negativi. Vogliamo assicurare alla scuola la continuità didattica in presenza anche per gli alunni che, per età, tra 5 e 12 anni, non hanno accesso a vaccini pediatrici, non ancora disponibili”, spiega Palamara, che poi spiega cosa accadrà in caso di positività al test salivare: “Le Asl attiveranno i protocolli prestabiliti. Le linee guida che sono state utilizzate nell’anno scolastico precedente sono attualmente in fase di revisione”.
L’uso massiccio dei test salivari, che in altri Paesi è già una realtà, da noi comunque stenta. Eppure, gli scienziati ci dicono che “il test della saliva può essere considerato un’opzione per il rilevamento dell’infezione da SARSCoV-2 qualora non sia possibile ottenere tamponi oro/nasofaringei, ma vanno utilizzati preferibilmente entro i primi 5 giorni dall’inizio dei sintomi. Inoltre, i test, che rintracciano il virus direttamente dalla saliva, sono meno invasivi rispetto ai tamponi e sono più adatti a bambini e ragazzi, Per usarli, è fondamentale che abbiano il riconoscimento e la marchiatura CE”. La stampa specializzata riporta che “uno dei test salivari è già stato validato ed è stato utilizzato per una sperimentazione-pilota nel Lazio. Lo scorso ottobre, all’inizio dell’anno scolastico, si sono effettuati test salivari a campione in 5 plessi scolastici su circa 2000 alunni. Il test è meno invasivo e più adatto ai bambini e ragazzi e anche i tempi sono contenuti. E allora? Perché non si legifera in questo senso?
Anief ha chiesto che l’accesso gratuito ai test salivari trovi spazio, in Parlamento, durante la conversione in legge del D.L. 111, ricordando anche che il Green Pass, per come è oggi stato introdotto e presentato dal ministero dell’Istruzione attraverso una interpretazione restrittiva e sorprendente del protocollo sulla sicurezza, risulta oggetto di scrutinio di legittimità presso il tribunale amministrativo e del lavoro per il contrasto alla normativa comunitaria”.
Fino al 31 agosto, Anief continua a raccogliere le adesioni ai ricorsi contro il Green Pass da parte di dipendenti e studenti universitari che non accettano la violazione discriminatoria di sottoporsi a tampone ogni due giorni per entrare negli istituti scolastici e negli atenei. Inoltre, continua la raccolta delle firme per la petizionecontro le relative sanzioni, che ha superato le 121mila adesioni. È poi ancora attiva anche la petizione per eliminare l’obbligo del Green Pass tra gli studenti universitari. Un’ulteriore specifica petizione è stata avviata per lo sdoppiamento delle classi e il raddoppio degli organici del personale della scuola.
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29 agosto 2021
Ufficio Stampa Anief
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ANIEF - Ufficio Stampa