In base ad una direttiva già approvata, vi saranno tre possibilità: accedere alla retribuzione di risultato catalogata come “buona”, oppure come un "avanzato raggiungimento" o, ancora, come "pieno raggiungimento degli obiettivi". Ma ci sarà anche la possibilità di avere una valutazione negativa, con il rischio, in casi estremi, di obbligare il preside che ha fallito gli obiettivi di cambiare sede scolastica o di essere trasferito presso un ufficio periferico del Miur. Si giudicheranno le competenze gestionali e organizzative (avranno un peso maggiore), la capacità di valorizzare il personale e l'apprezzamento della comunità scolastica. Nel corso dell'anno ci saranno controlli: a giugno 2017 scatterà una prima autovalutazione, attraverso ispettori ministeriali ed esperti esterni.
Anief ricorda che, già oggi, la retribuzione di risultato non viene distribuita a pioggia, ma è articolata in tre o quattro fasce, come fa intendere il Miur e si realizza a seconda delle regioni: le fasce sono stabilite in base alla complessità della scuola, come per la posizione variabile. La novità, pertanto, consisterebbe in un passaggio da criteri “oggettivi” a criteri “soggettivi” legati alla valutazione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): solo per l’anno scolastico che si sta concludendo è stato previsto uno stanziamento straordinario stabilito dalla Buona Scuola, la Legge 107/2015, per un ammontare di circa 4.000 euro annui, che dovrebbero essere distribuiti in contrattazione regionale secondo i vecchi criteri, come già successo in Sardegna. Se questi fondi fossero resi permanenti, allora si potrebbe iniziare a ragionare di una valutazione e di un conseguente incremento stipendiale. In caso contrario, di fronte a contratti impossibili da sottoscrivere, Anief conferma l’intenzione di avviare un contenzioso.
Per i presidi italiani arriva la pagella annuale, collegata alla retribuzione di risultato: da settembre, le fasce di valutazione saranno diverse e verranno conferite da ispettori ministeriali ed esperti esterni. Per i dirigenti scolastici meritevoli vi saranno tre possibilità: accedere alla retribuzione di risultato catalogata come “buona”, oppure come un "avanzato raggiungimento" o, ancora, come "pieno raggiungimento degli obiettivi". Ma ci sarà anche la possibilità di avere una valutazione negativa, con il rischio, nei casi più difficili, di obbligare il preside che ha fallito gli obiettivi di cambiare sede scolastica o di essere trasferito presso l’Ufficio Scolastico Regionale oppure un ufficio periferico del Miur.
“Si potrà arrivare al “non rinnovo” del contratto presso la scuola affidata solo «in caso di responsabilità dirigenziali gravi» (articolo 21 del Dlgs 165/2001)”, spiega Il Sole 24 Ore. Il tutto è contenuto in una direttiva, emanata stamane e in via di pubblicazione. “Attualmente, la retribuzione di risultato (circa 1.700 euro l'anno) è assegnata a tutti i dirigenti, a pioggia. Da domani (…) si giudicheranno le competenze gestionali e organizzative (avranno un peso maggiore), la capacità di valorizzare il personale e l'apprezzamento della comunità scolastica. Ad agosto verranno dati ai presidi gli obiettivi di miglioramento, che sono di tre tipi (generali fissati dal Miur, specifici del territorio e peculiari dell'istituto desumibili dal Rav). Nel corso dell'anno ci saranno visite. A giugno 2017 scatterà una prima autovalutazione; entro l'estate la pagella. I soldi in busta arriveranno a dicembre 2017”.
Secondo Anief occorrono alcuni chiarimenti. Prima di tutto, va detto che già oggi La retribuzione di risultato non viene distribuita a pioggia, ma è articolata in tre o quattro fasce, come fa intendere il Miur e si realizza a seconda delle regioni: le fasce sono stabilite in base alla complessità della scuola, come per la posizione variabile. Tanto è vero che ai dirigenti scolastici vengono conferite delle somme differenziate, per il raggiungimento degli obiettivi, proprio sulla base di tali complessità insite all’istituto cui sono stati assegnati. La novità, pertanto, consisterebbe in un passaggio da criteri “oggettivi” a criteri “soggettivi”, legati alla valutazione.
Ricordiamo che la retribuzione di risultato dei dirigenti scolastici ammonta attualmente a circa 2.000 euro annui, per cui non si capisce in che cosa dovrebbe consistere questo aumento del 30%: stiamo parlando di 600 euro l’anno di aumento o poco più. E poi, con quali fondi verrebbe finanziato?
“È bene rammentarlo – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - che solo per l’anno scolastico che si sta concludendo è stato previsto uno stanziamento straordinario stabilito dalla Buona Scuola, la Legge 107/2015, per un ammontare di circa 4.000 euro annui, che dovrebbero essere distribuiti in contrattazione regionale secondo i vecchi criteri, come già successo in Sardegna. Se questi fondi fossero resi permanenti, allora si potrebbe iniziare a ragionare di una valutazione e di un conseguente incremento stipendiale. In caso contrario, di fronte a contratti impossibili da sottoscrivere, Anief conferma l’intenzione di avviare un contenzioso”.
Ciò che è sicuro, infatti, è che da quest’anno i dirigenti scolastici si sono visti sottrare ulteriori 4.300 euro. E così andrà, nelle intenzioni del Ministero dell’Istruzione, anche per gli anni scolastici futuri. Producendo un danno, in un decennio, che avrà toccato quota 50 mila euro: niente male, davvero, per una categoria che già percepisce lo stipendio più basso tra i dirigenti pubblici, la metà rispetto ai colleghi del comparto privato.
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