Si tratta di decine di migliaia di supplenti in possesso del titolo di studio utile all’accesso in una o più classi di concorso e che in attesa di conseguire un’abilitazione all’insegnamento (in via di cancellazione) vengono collocati dal Ministero dell’Istruzione nell’ultimo raggruppamento dei precari, precedente solo alla ‘messa a disposizione’ all’interno di ogni istituto scolastico. Proprio i precari di terza fascia con almeno tre anni di servizio svolto, anche non continuativo, con l’approvazione della Legge 107/2015 avranno la possibilità di partecipare al nuovo concorso: dopo la selezione (il superamento di due prove di concorso, una scritta e l’orale), verranno ammessi ad un corso formativo biennale che si concluderà non prima del 2021-22: il primo anno, abilitante, gli idonei percepiranno pure un compenso irrisorio, attorno ai 400 euro netti al mese, quindi meno di un assegno sociale, e dopo 12 mesi saranno anche utilizzati per fare supplenze annuali. Paradossalmente poi, al termine di tutto il periodo, potrebbero pure non essere assunti, perché reputati inidonei alla professione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Quello ideato dal Governo è un modello complicato e che non offre sufficienti prospettive professionali. Per trovare una collocazione ai docenti della terza fascia d’istituto, la nostra piattaforma consiste nell'estrarre il doppio canale alle graduatorie d'istituto da ridisegnare per ambiti e non per venti scuole, da cui per scorrimento assumere anche per terza fascia con semplice anno di prova abilitante. Tale proposta la portiamo avanti negli scioperi nazionali, in tutte le sedi politiche, attraverso proposte e specifici emendamenti presentati. Continueremo a farlo nei tavoli contrattuali, subito dopo essere diventati rappresentativi a seguito del rinnovo delle elezioni Rsu in programma ad aprile.
Tra i docenti precari della scuola c’è un folto gruppo al quale il Ministero dell’Istruzione riserva pochissimi diritti, salvo imporre loro i medesimi doveri degli altri colleghi supplenti, per non parlare del personale già immesso in ruolo: stiamo parlando di tutti gli aspiranti insegnanti della scuola pubblica inclusi nella terza fascia d’istituto. Si tratta di tutti coloro che sono in possesso del titolo di studio, utile all’accesso in una o più classi di concorso, e che in vista di un’abilitazione all’insegnamento (in via di cancellazione) vengono collocati nell’ultimo raggruppamento di precari, prima della ‘messa a disposizione’, presente all’interno di ogni istituto scolastico.
Per loro, soprattutto in alcune zone d’Italia dove scarseggiano i candidati, non di rado si profila la chance di lavorare con una certa stabilità. Sempre in attesa di partecipare ad un concorso pubblico, visto che, dopo l’incredibile ed immotivata esclusione dall’ultimo concorso a cattedra, con l’attuazione del nuovo reclutamento previsto della Legge 107/2015 torneranno ad avere la licenza per dimostrare la loro preparazione e attitudine al lavoro di insegnante.
Parallelamente, partirà il nuovo reclutamento. Ma ci vorrà del tempo. A questo proposito, ricordiamo, che i nostri governanti hanno creato una fase transitoria: con il comma 4 dell’articolo 4 del decreto Milleproroghe dello scorso anno (Decreto Legge 30 dicembre 2016, n.244), è stata in particolare apportata una importante modifica all'articolo 1 del comma 107 della cosiddetta “Buona Scuola”; le parole «2016/2017» sono sostituite dalle seguenti: «2019/2020», posticipando quindi di tre anni il blocco di accesso alle graduatorie d’istituto.
Nel frattempo, i docenti precari di terza fascia con almeno tre anni di servizio svolto, anche non continuativo, avranno la possibilità di partecipare al nuovo concorso: dopo la selezione (che non prevede l’accesso dei 24 CFU, a differenza dei solo laureati, ma il superamento di due prove di concorso, una scritta e l’orale), verranno ammessi ad un corso formativo biennale che si concluderà non prima del 2021-22. Il primo anno, abilitante, gli idonei percepiranno pure un compenso irrisorio, attorno ai 400 euro netti al mese, quindi meno di un assegno sociale, e dopo 12 mesi saranno anche utilizzati per fare supplenze annuali. Paradossalmente poi, al termine di tutto il periodo, potrebbero pure non essere assunti, perché reputati inidonei alla professione.
Anief dinanzi a questo scenario dice no: “Quello ideato dal Governo – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - è un modello complicato e che non offre sufficienti prospettive professionali. Per trovare una collocazione ai docenti della terza fascia d’istituto, la nostra piattaforma consiste nell'estrarre il doppio canale alle graduatorie d'istituto da ridisegnare per ambiti e non per venti scuole, da cui per scorrimento assumere anche per terza fascia con semplice anno di prova abilitante. Tale proposta la portiamo avanti negli scioperi nazionali, in tutte le sedi politiche, attraverso proposte e specifici emendamenti presentati. Continueremo a farlo nei tavoli contrattuali, subito dopo essere diventati rappresentativi a seguito del rinnovo delle elezioni Rsu in programma nel prossimo mese di aprile”.
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