Costringere decine di migliaia di docenti precari storici a sottoporsi all’ennesimo concorso, al termine del quale verranno collocati all’interno di ulteriori graduatorie. Nell’attesa, che per la gran parte sarà di diversi anni, continueranno a fare supplenze su posti vacanti e disponibili, sui quali sarebbe fondamentale nominare invece a tempo indeterminato. È l’ultima “genialata” che i nostri governanti della scuola hanno escogitato, nell’intento, evidentemente, di mostrare di essere attivi sul fronte del precariato cronico scolastico. Ma, alla resa dei conti, tutt’altro che efficaci.
“Al Miur si scandalizzano quando i precari si ribellano a questo sistema assurdo e burocratico – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ed alimentano il sistema delle impugnazioni in tribunale. Se però si voleva davvero ostacolare il “ricorsificio” bisognava usare la testa. E dare seguito a quello che Anief sostiene da anni: riaprire il vecchio doppio canale di reclutamento, esaurire le graduatorie dei vincitori degli attuali concorsi ordinari e straordinari e garantire a tutti gli abilitati l'inserimento dalle GaE o l'assunzione dalle graduatorie d'istituto, una volta che le prime risultano senza più candidati”.
La dimostrazione dell’inutilità dei concorsi a raffica che il Governo ha deciso di organizzare, per gestire l’attuale fase transitoria di reclutamento, è nelle righe dell’articolo prodotto oggi da Orizzonte Scuola, nel quale si sottolinea che a seguito del Concorso straordinario infanzia e primaria, in via di conclusione, “anche chi ha preso zero alla prova sarà immesso in ruolo”. La procedura selettiva per infanzia e primaria, indetta con DDG n. 1456 del 7 novembre 2018, è infatti “alle battute finali in numerose regioni” e “per le immissioni in ruolo dell’a.s. 2019/20 potranno essere utilizzate esclusivamente le graduatorie pubblicate entro il 30 luglio nell’albo e sul sito internet dell’USR”.
I CONCORSI INUTILI
Ciascuna graduatoria – precisa il Miur – comprende tutti i soggetti ammessi alle procedure e sottoposti alla prova orale. Dunque, per stare in graduatoria bisogna aver svolto la prova orale non selettiva e avere avuto una valutazione, che in base alle griglie di valutazione, andava da zero a trenta su trenta. Alcuni Uffici Scolastici hanno già pubblicato le graduatorie o, come nel caso dell’USR Piemonte, l’elenco dei candidati con le relative valutazioni di prova + titoli. Spulciandole, è possibile evincere che le prove in linea generale sono state svolte in maniera coscienziosa dai candidati, che hanno colto l’occasione sia per dimostrare la propria professionalità che per assicurarsi una buona posizione in graduatoria.
Sempre la rivista specializzata fa notare che “non mancano però voti bassi, ben al di sotto di quella che potrebbe essere considerata una soglia di sufficienza se la prova fosse stata selettiva. Così come non mancano valutazioni ‘zero’ per la prova orale, probabilmente corrispondente al rifiuto di svolgere nel concreto la stessa dopo aver firmato la propria presenza. In ogni caso le graduatorie del concorso straordinario sono ad esaurimento. La prova e la valutazione titoli serve a graduare i candidati, decidendo esclusivamente l’ordine di immissione in ruolo. Per l’a.s. 2019/20 le immissioni in ruolo da graduatoria del concorso straordinario potranno avvenire al 50% (se le graduatorie 2016 sono già esaurite). Quando ci sarà il concorso ordinario, la quota destinata ai concorsi diventerà 25% ordinario, 25% straordinario”.
Allora, la domanda che si pone pubblicamente l’Anief è: per quale motivo si devono andare a determinate delle sotto-graduatorie con gli stessi candidati, già titolati, selezionati, formati e abilitati all’insegnamento, da tempo già collocati in graduatorie stabilite sulla base di titoli acquisiti e servizi svolti? Non sarebbe bastato riaprire le graduatorie ad esaurimento e collocarvi a ‘pettine’ quegli stessi docenti precari?
IL PARERE DEL PRESIDENTE ANIEF
“Creare dei concorsi, giustamente non selettivi - spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -, comporta solo l’innesco di nuove speranze. Che però, alla luce dei pochi posti messi a bando, vanno ad esaudire la legittima richiesta di immissione in ruolo di non oltre il 30 per cento degli attuali supplenti di lunga data. Per la maggior parte degli abilitati non cambierà nulla. Ed è la stessa procedura che si sta attuando con la scuola secondaria, visto che è intenzione del Governo dare vita ad un concorso straordinario, riservato ai precari con 36 mesi in sub ordine alle graduatorie già in vigore, attraverso un prossimo decreto-legge”.
“Noi a questo gioco non ci stiamo: rifiutiamo meccanismi che aggirano la stabilizzazione del personale che ha svolto più di 36 mesi di servizio, come ci dice l’Europa, e continuiamo a puntare alla richiesta di assunzione automatica e di risarcimenti adeguati, tramite la Corte di Giustizia europea, che non corrispondono agli arretrati-mancia derivanti da contratti collettivi al ribasso, ma a rimborsi da decine di migliaia di euro”, conclude il sindacalista autonomo.
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