Sulla procedura selettiva in arrivo, il cui decreto è giunto in Gazzetta Ufficiale da pochi giorni, Anief contesta l'esclusione degli educatori, la mancata valutazione del servizio tra i titoli, il calcolo errato degli ammessi agli scritti dopo l'eventuale preselettiva e il limite del 10% degli idonei già impugnato negli altri bandi. Rimane l'amarezza di constatare che tra i posti messi a concorso ci sono quei 7 mila già dati in ruolo con riserva ai maestri con diploma magistrale che saranno licenziati pur avendo superato l'anno di prova. Le domande saranno presentate soltanto al Nord, in metà Paese, perché nell'altra metà ci sono ancora le graduatorie piene degli idonei.
È in uscita il bando del concorso ordinario della scuola d’infanzia e primaria, per quasi 17 mila posti. Appena sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sarà impugnato dal sindacato Anief: tra le varie ragioni, oltre che l’esiguità dei posti, vi è la mancata presenza degli educatori, esclusi sebbene siano maestri di scuola primaria a tutti gli effetti, la mancata valutazione del servizio tra i titoli, il calcolo errato degli ammessi agli scritti dopo l'eventuale preselettiva e il limite del 10% degli idonei già impugnato negli altri bandi di concorso.
Inoltre, c’è da valutare la posizione di coloro che sono posti nella condizione di riserva perché hanno ottenuto i titoli all’estero. Inoltre, i 17 mila posti scarsi messi in palio, dei quali oltre 6mila per il 2020/21, sono molti meno di quelli che servivano. All’appello mancano, inoltre, tantissimi posti di sostegno, perché considerati illegittimamente in deroga. Come non è prevista la stabilizzazione delle sezioni Primavera che da due anni fanno parte a tutti gli effetti del sistema ordinamentale dello Stato. Anief, pertanto, intende impugnare il bando, appena sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
GLI AMMESSI E LE PROVE
L’ammissione sarà riservata a chi è in possesso della laurea in Scienze della formazione primaria oppure del diploma magistrale con valore di abilitazione e diploma sperimentale a indirizzo linguistico, conseguiti presso gli istituti magistrali, o analogo titolo di abilitazione conseguito all’estero e riconosciuto in Italia. Il concorso si svilupperà su tre prove, una pre-selettiva (da svolgere però solo qualora il numero dei candidati superi di quattro volte i posti disponibili), una scritta e un orale, con valutazione titoli per coloro che saranno reputati idonei.
I MOTIVI DEI RITARDI DEI BANDI
I motivi del continuo rimandare dell’uscita del bando, annunciato assieme a un altro ordinario e uno riservato per la secondaria, secondo la rivista specializzata Tuttoscuola, vanno addebitati al Mef: “il ministro dell’Economia e Finanze, Giovanni Tria, in questi giorni ha ben altro a cui pensare e, per uscire dal capestro dell’Unione Europea, è sicuramente alla ricerca di risparmi e di tagli, anziché di nuovi impegni di spesa”. Quindi, “potrebbe essere questa la ragione vera del ritardo di pubblicazione del bando che trascinerebbe nelle spese altri 17 mila posti per il parallelo reclutamento (50%) degli iscritti alle graduatorie ad esaurimento”. La verità è che “i concorsi costano e di questi tempi di problematiche finanziarie quel costo potrebbe diventare un lusso per le esauste casse statali”.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “proprio perché nei ministeri e negli apparati pubblici la scuola continua ad essere considerata una spesa e non una risorsa fondamentale su cui investire, viene da chiedersi per quale motivo l’amministrazione scolastica si ostini a tenere chiuse le GaE, a non attingere ai docenti per le immissioni in ruolo anche dalla seconda e terza fascia delle graduatorie d’istituto, laddove sono presenti docenti con oltre 36 mesi di servizio, e da quelle di merito degli idonei dei concorsi ordinari e straordinari, confermando nei ruoli tutti coloro che hanno già ottenuto l’assunzione a tempo indeterminato con riserva che ora rischiano di essere defenestrati”.
“I ritardi, le eccessive esclusioni, le discriminazioni nei bandi – continua Pacifico - rischiano di paralizzare le nostre scuole. Perché mentre il Mef prende tempo e il Miur continua a tenere la testa sotto la sabbia, il numero di supplenze ha raggiunto quota 200 mila cattedre e una bella fetta dovrà per forza essere affidata a dei supplenti invece che ai docenti abilitati, ai vincitori di concorso e ai precari storici con oltre tre anni di servizio svolto”.
“Invece di procedere con un decreto urgente, che apra le porte a chi ha dimostrato di poter meritare le cattedre vacanti – continua il presidente del sindacato autonomo - ci ritroviamo ad attendere dei concorsi che se va bene produrranno dei vincitori tra non meno di un anno. Dopo di che, rimane tutto da vedere se i vincitori verranno stabilizzati. Perché così non è andata, ad esempio, in Sicilia e Campania, dove ci sono ancora migliaia di candidati che hanno superato tutte le prove, sono stati collocati in graduatorie e ancora attendono di essere assunti in ruolo, con il rischio anche di dovere rifare il concorso perché nel frattempo la loro lista di attesa ha perso di valore”.
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Concorso infanzia e primaria, pubblicato il decreto in Gazzetta Ufficiale