Con la fine del Governo gialloverde e le consultazioni dei leader politici da parte del Capo dello Stato, si chiude uno delle più buie gestioni dell’istruzione italiana, con il mondo della scuola che non a caso “saluta Bussetti senza rimpianti”: a spiegarne i motivi, con tanto di “numeri di un fallimento annunciato”, è la stampa specializzata, che descrive il personale scolastico “profondamente deluso dalla gestione del ministro leghista, tra progetti di autonomia differenziata e carenza di soluzioni concrete per l’annoso problema del precariato”. È notizia di queste ore che solo in Veneto ci sono quasi 8 mila cattedre destinate ai precari, di cui 2.284 di sostegno.
Secondo il presidente Anief Marcello Pacifico, “il ministro leghista Marco Bussetti non ha attuato nemmeno una delle disposizioni prioritarie da noi presentate, peraltro oggettivamente attuabili senza oneri particolari, e ora si appresta ad abbandonare il palazzo di Viale Trastevere lasciando in eredità un numero inaudito di cattedre scoperte nel Paese con il record di precari, dei concorsi ordinari e straordinari in alto mare, i corsi abilitanti rivolti al personale che ha svolto almeno 36 mesi di servizio mai partiti, degli stipendi indegni. Secondo noi, nemmeno impegnandosi di buona lena, si sarebbe potuto fare peggio”.
Il nuovo esecutivo è ancora tutto da definire, ma il toto-ministro dell’Istruzione è già partito. Come ha scritto il quotidiano ‘Italia Oggi’, il Movimento 5 Stelle, ora, aspirerà ad occupare la poltrona del dicastero di Viale Trastevere, raccogliendo una scomoda eredità. Ancora incerto il destino del decreto salvaprecari, si prospetta un inizio anno scolastico particolarmente difficile: potrebbero essere più di 30mila le cattedre che non verranno assegnate, su 53.627 autorizzate, si sfioreranno le 200 mila supplenze, oltre 50 mila di sostegno andranno in deroga, si ricorrerà massicciamente agli incarichi attraverso candidati che hanno semplicemente presentato la “messa a disposizione”, col paradosso che in altre province ci sono tanti precari storici anche abilitati che invece non ottengono alcuna supplenza.
Il commento del presidente Anief
“Noi avevamo annunciato questo scenario da diverso tempo – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e invece di nascondersi dietro a dei lunghi, costosi e inutili concorsi ordinari e riservati, il ministro avrebbe dovuto attuare misure straordinarie decisamente più efficaci: come la riapertura delle GaE a tutti gli abilitati, ripetendo quanto saggiamente fatto nel 2008 e nel 2012 per necessità analoghe, passando per l’adeguamento degli organici di fatto a quelli di diritto e per l’introduzione di organici differenziati per territorio, maggiorandoli in presenza di alta dispersione e tasso di alunni stranieri, oltre che di scarso apporto del territorio”.
“Serviva poi avviare tutte le immissioni in ruolo dalle attuali graduatorie - Gae, merito, regionali e d’istituto, anche dalla terza fascia con corso abilitante obbligatorio - in modo da scongiurare davvero la supplentite, favorendo la stabilizzazione dei precari docenti, Ata, educatori e assistenti alla comunicazione, lsu. Bisognava assolutamente confermare nei ruoli quegli insegnanti assunti con riserva dopo il superamento dell'anno di prova, invece licenziati e ricollocati nella seconda fascia d’istituto, ma anche normare quella parità di trattamento tra personale precario e di ruolo, con validità di tutte le supplenze svolte nella ricostruzione di carriera, che l’Unione europea ci chiede da tempo, assieme all’immissione in ruolo automatica per chi ha svolto 36 mesi di servizio, e per la quale si sta andando verso una salatissima procedura d’infrazione”.
L’appello al nuovo esecutivo
“Anziché impegnarsi in accordi vaghi con i sindacati maggiori, come quello del 24 aprile scorso, occorreva anche spostare le risorse risparmiate nella scuola, con il dimensionamento avviato nel 2008 dall’allora ministra Maria Stella Gelmini, sul capitolo del rinnovo del contratto: questo avrebbe portato immediatamente con aumenti medi di 200 euro e mobilità ordinaria annuale insieme a corsi abilitanti ordinari. Tutto questo non è stato fatto e Marco Bussetti lascia così mestamente la prima poltrona del Miur. A chi la prenderà dopo, al governo che verrà, ci appelliamo con tutti noi stessi perché – conclude il sindacalista Anief - prendano in considerazione le richieste salva-scuola del nostro sindacato autonomo”.
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