Uno dei passaggi più importanti che i lavoratori assunti nella scuola devono espletare è quello della ricostruzione di carriera: a seguito delle richieste di chiarimenti degli interessati, la stampa specializzata ricorda che “va chiesta dopo il superamento dell’anno di prova e formazione, al fine del riconoscimento del servizio pre-ruolo e dell’inquadramento nella fascia stipendiale spettante. Nella ricostruzione, ricordiamolo, il servizio pre-ruolo viene valutato per intero nei primi 4 anni di servizio e per i due terzi nel periodo eccedente”. La norma che ha introdotto questa differenza, della quale non si comprende la logica, è contenuta nell’articolo 485 del decreto legislativo n. 297/94. Quest’anno penalizzerà circa 25 mila docenti e circa 7 mila Ata. Le scuole dovranno inviare i decreti al MEF entro il 31 dicembre. Secondo Anief, docenti e Ata non devono soccombere all’ingiustizia, ma è necessario ricorrere al giudice del lavoro per ottenere quanto spettante in base all'orientamento della giurisprudenza sulla materia. Per adesioni vai al seguente link.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “In tempi di blocco stipendiale perenne, con aumenti risibili e decennali, che lasciano i compensi dei dipendenti della scuola ampiamente al di sotto dell’inflazione, rimane fondamentale farsi riconoscere per intero il servizio pre-ruolo. Il quale, ricordiamo, incide anche sull’assegno previdenziale, ridimensionato dalla legge Fornero e dall’introduzione dei parametri contributivi, diventato la prassi dopo il 2012, rispetto ai più vantaggioso retributivo. Ecco perché bisogna opporsi all’ingiustizia”.
Gli anni svolti come supplenti nella scuola oltre i 48 mesi iniziali vengono penalizzati pesantemente. Se a questo si aggiunge il blocco dello stipendio sino a quando un docente o Ata della scuola non raggiunge il ruolo, la cancellazione del primo ‘gradone stipendiale’, previsto per legge al terzo anno ma svenduto dai sindacati maggiori, e i ritardi cronici nei quali, soprattutto nelle province più grandi, incorrono le ragionerie locali dello Stato per decretare la ricostruzione di carriera, ne risulta che chi viene assunto a titolo definitivo nelle nostre scuola si ritrova per anni con lo stipendio minimo e bloccato. Solo con il compimento dell’ottava annualità, dall’assunzione a tempo indeterminato, gli insegnanti, amministrativi, tecnici e ausiliari possono contare su un primo vero incremento stipendiali, grazie al passaggio nella fascia stipendiale superiore.
Ricostruzione di carriera: niente prescrizione
La legge n. 107/2015 prevede che la domanda di ricostruzione debba essere presentata dal 1° settembre al 31 dicembre di ogni anno scolastico. La modalità di invio è telematica, attraverso il servizio messo a disposizione dal MIUR sul portale Istanze Online. Sulla prescrizione del diritto alla domanda di ricostruzione una sentenza del Tribunale di Macerata ha smentito l’applicabilità del termine di prescrizione di 10 anni ex articolo 2946 del Codice Civile (termine che decorrerebbe dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere e, nello specifico quindi, dalla data della conferma in ruolo). Nel dispositivo della sentenza, che ha accolto il ricorso di una docente che chiedeva la ricostruzione di carriera trascorso il periodo di 10 anni dall’immissione in ruolo, si legge che “l’anzianità di servizio del lavoratore, presupposto per il conseguimento di determinati diritti quali gli scatti di anzianità, configura un mero fatto giuridico, che non ricade sotto il regime della prescrizione, con la conseguenza che anche nell’ipotesi di prescrizione dell’aumento retributivo derivante da uno o più scatti retributivi, il lavoratore ha comunque diritto che gli aumenti retributivi commisurati agli scatti successivi vengano liquidati come se gli scatti precedenti fossero stati corrisposti”. La prescrizione è dunque di 10 anni (5 per gli arretrati dovuti in caso di domanda tardiva) anche se tramite ricorso si potrebbe ottenere il rinvio.
Bassi investimenti
Preso atto che in Italia per l’Istruzione pubblica siamo fermi al 3,9 per cento, a fronte del 5 per cento della media Ocse e del 4,6 per cento della media europea, non ci si deve meravigliare se poi in Germania e Olanda lo stipendio di un insegnante è doppio rispetto ai nostri. Come non c’è da scandalizzarsi, ma solo chiedere il perché ai nostri governanti, se i governanti cercano di introdurre più alunni possibili per classe, il tempo pieno stenta e le infrastrutture scolastiche lasciano molto a desiderare. Senza dimenticare che le riduzioni progressive di spesa pubblica previste nell’ultimo Def non fanno presagire nulla di buono.
Anief ricorda che le scuole devono inviare i decreti di ricostruzione di carriera al MEF entro il 31 dicembre dell’anno in cui è stata presentata. Per adesioni al ricorso cliccare sul seguente link.
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