Per la prima volta, non potranno presentare domanda di trasferimento, o passaggio di ruolo, gli insegnanti che nella precedente mobilità hanno chiesto e ottenuto una scuola con titolarità. Lo stesso vincolo sarà confermato per i trasferimenti dei prossimi due anni. Tutta colpa del contratto nazionale sulla mobilità, voluto dai sindacati maggiori, che prevede l’impedimento triennale in tutti i casi in cui si è giunti in una scuola attraverso il codice puntuale della istituzione scolastica prescelta oppure in una scuola del comune di titolarità anche con l’espressione del codice sintetico.
Marcello Pacifico (Anief): “La disposizione voluta e ottenuta dal ministero nasce per via dell’alto numero di docenti che ogni anno chiedono di cambiare. Però, invece di chiedersi il motivo dell’eccesso di domande, l’amministrazione ha pensato bene di risolvere il problema impedendo le richieste a decine di migliaia di docenti. In realtà, ci si accanisce con chi lo scorso anno ha inserito un codice univoco anziché generico. Ma stiamo scherzando? La vita di una persona può essere sottomessa a codici e lettere? Già accaduto con l’algoritmo della Buona Scuola. Noi non possiamo accettarlo e lo faremo presente a gran voce appena saremo convocati a Viale Trastevere”.
Nella scuola, da sempre un docente di ruolo, dopo l’anno di prova, ha possibilità di spostarsi su una cattedra libera: presenta domanda e si mette in “concorrenza” con altri eventuali candidati per occupare il posto vacante. Da quest’anno non è più così: con l’ultimo contratto nazionale sulla mobilità, sottoscritto nel 2019 dai sindacati maggiori, per ridurre la mole di domande presentate dal personale docente è stato introdotto un vincolo discutibilissimo che lega addirittura per un triennio il docente trasferito all’eventuale trasferimento su sede scolastica ottenuto l’anno precedente.
LA PROCEDURA
Tra coloro che lo scorso anno sono stati trasferiti c’è una larga fetta di insegnanti che nel 2020 e nel biennio successivo non hanno alcuna possibilità di presentare una nuova domanda; sono i docenti di ruolo che hanno indicato con precisione l’istituto di destinazione e l’hanno poi ottenuto. A spiegare la procedura è la rivista Orizzonte Scuola: “A partire dalla mobilità per l’a.s. 2020/21 non si potrà chiedere domanda volontaria di trasferimento o di passaggio di cattedra/ruolo per tre anni, se nel trasferimento o nel passaggio di cattedra o ruolo si è ottenuta una scuola attraverso il codice puntuale di istituzione scolastica (indipendentemente dalla fase della mobilità a cui si partecipa)” oppure in “una scuola del comune di titolarità anche attraverso l’espressione del codice sintetico”.
TUTTO DIPENDE DA UN CODICE
La restrizione, il blocco triennale, “non si applica” solo “ai docenti beneficiari delle precedenze art. 13 se hanno ottenuto una scuola fuori dal comune o distretto sub comunale dove si applica la precedenza” o “ai docenti trasferiti d’ufficio o a domanda condizionata, ancorché soddisfatti su una preferenza espressa”. In pratica, diventa determinante il codice che si è inserito nella domanda precedente: il blocco scatta, infatti, se il candidato ha poi ottenuto il trasferimento a seguito dell’indicazioni precipua del codice della singola scuola (es. IC Manzoni) o il codice comune di titolarità (altra tipologia di posto/passaggi). Mentre non scatta alcun blocco, qualora il trasferimento sia avvenuto a seguito di presentazione della domanda di un più generico codice comune (escluso quello di titolarità), distretto o provincia.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, “chi doveva tutelare il diritto alla libera mobilità, i rappresentanti sindacali che hanno partecipato all’ultima contrattazione, non ha avuto il coraggio di affrontare una delle motivazioni che stanno alla base del problema: la pessima assegnazione di moltissime cattedre a tempo indeterminato, la quale ha toccato l’apice con il piano straordinario di immissioni in ruolo del 2015, quando quasi 10 mila docenti furono sbattuti, da un algoritmo impazzito, a centinaia di chilometri da casa, pur in presenza di posti liberi della propria classe di concorso in zone molto più vicine e a volte addirittura sotto casa. Ora, si dice a quegli insegnanti che stanno ancora tentando di avvicinarsi che dovranno fermarsi tre anni. È una decisione che si commenta da sola. Contro la quale non possiamo stare a guardare”.
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