Si va verso la riduzione a 60 quesiti della prova scritta, ma tutto potrebbe saltare. Scelta inutile per Anief che sta valutando la possibilità di denunciare il Ministero dell’Istruzione, pure, per attività anti-sindacale per la mancata concertazione. Ad ogni modo, il giovane sindacato conferma la volontà di ricorrere contro il bando di concorso per tutti gli esclusi e chiede la stabilizzazione di tutti i precari attuali. Aperte le pre-adesioni
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): “Bisogna fermare tutto per il coronavirus e assumere i docenti su graduatorie di istituto e Ata 24 mesi con un piano straordinario, come per la sanità, per evitare di mettere a rischio il prossimo anno scolastico”
La decisione del ministero dell’Istruzione di ridurre il numero dei quesiti della prova scritta del concorso straordinario per la scuola secondaria, da 80 a 60 (di cui 40 sulla disciplina e 20 sulle metodologie didattiche), con conseguente variazione della quota minima per il superamento della prova a 42/60, non cambia il giudizio negativo di Anief.
Rimangono in piedi i problemi più importanti sollevati da questa procedura: esclusione dei docenti con solo servizio su sostegno, rifiuto di fornire il data-base da cui saranno scelti i quesiti della prova scritta, esclusione dalla procedura per l’immissione in ruolo dei docenti con servizio in scuole paritarie e corsi IeFP, esclusione dei docenti di religione, dell’infanzia e della primaria come degli educatori. Ma, soprattutto, il concorso straordinario della scuola secondaria, così come è stato ideato, rischia di trasformarsi in una pericolosissima trappola per i docenti precari non abilitati che vi prenderanno parte.
Continua a non convincere l’organizzazione del concorso straordinario per la scuola secondaria, la procedura che oltre all’immissione in ruolo su uno dei 24 mila posti messi a bando, consentirà di accedere al percorso per conseguire l’abilitazione, anche se però solo a coloro che raggiungeranno il punteggio minimo previsto di 42/60. Quella che è stata organizzata ha tutta l’impressione di rivelarsi una trappola, che rischia di scattare sulla decisione di subordinare il conseguimento dell’abilitazione a una doppia selezione - in ingresso con il concorso e in uscita con la prova finale abilitante -, la quale impedirà a chi non supererà la prova scritta di potervi accedere.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ci troviamo innanzi a una procedura che anziché sanare l’abuso subìto da docenti tenuti in regime di precariato oltre i limiti consentiti (tre anni secondo la direttiva comunitaria 1999/70), non solo potrebbe escluderli dall’immissione in ruolo, ma addirittura potrebbe danneggiarli in modo irreparabile lasciandoli nella terza fascia delle graduatori d’Istituto. Questo, evidentemente, potrà significare per molti l’esclusione dall’insegnamento, se consideriamo che negli anni a venire potrebbero non ottenere più nemmeno incarichi a tempo determinato, che saranno appannaggio prioritariamente degli abilitati che transiteranno in seconda fascia”.
“Come Anief – continua il presidente - abbiamo più volte invitato Governo e Parlamento a rivedere in modo sostanziale il sistema del reclutamento, proponendo il rinnovo del doppio canale con la riapertura delle GaE e/o l’utilizzo delle Graduatorie d’istituto per l’immissione in ruolo come delle Graduatorie Ata 24 mesi. E, soprattutto, garantendo a tutti coloro che hanno maturato tre anni di servizio l’ammissione ai percorsi abilitanti senza selezione in ingresso (non basta il fatto che per anni hanno consentito alle scuole di funzionare?), reputando più che sufficiente quella in uscita attraverso l’esame finale per il conseguimento dell’abilitazione”.
Scelte che, perdurando l’atteggiamento di chiusura che oggi registriamo, condurranno il sindacato a portare avanti i ricorsi per i quali sono aperte le pre-adesioni e a rivolgersi nuovamente alla magistratura, perché possa valutare le questioni sollevate.
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