Nei giorni in cui la didattica online sta diventando obbligatoria, la negazione ai docenti precari della card da 500 euro destinata solo ai colleghi di ruolo sta diventando un paradosso. Lo ricorda la stampa specializzata, evidenziando come la ‘Buona Scuola’ proprio così buona non lo è per i supplenti, “vittime di una pubblica istruzione incapace di colmare il deficit di risorse umane” e che ora chiede loro di partecipare “alla grande scommessa della didattica a distanza, tutta a loro spese”. Marcello Pacifico (Anief): “In questi giorni di emergenza Coronavirus, diventa ancora più grave l’errore del legislatore che nel comma 121 dell’art. 1 della Legge 107 del 2015 ha ‘dimenticato’ di fare accedere al bonus per l’aggiornamento professionale i supplenti, il personale Ata gli educatori: ora va sanato l’errore, perché non si può chiedere di organizzare lezioni a distanza a del personale sprovvisto dei mezzi tecnologici per farlo”. Il sindacato autonomo, per tale motivo, ha presentato un emendamentoal decreto “Cura Italia”.
Agli insegnanti non ancora di ruolo viene chiesto di fare didattica a distanza anche se non sono in possesso degli strumenti tecnologici e di connessione necessari. Stiamo parlando di circa 200 mila docenti, quindi quasi un quarto del corpo insegnante italiano. Anche la stampa specializzata rileva che tanti docenti, con contratti al 30 giugno o al 31 agosto (ma anche a quelli su malattie, astensioni varie, aspettative), si sono trovati, come tutti gli altri, a non potere scegliere ma costretti ad adeguarsi a una modalità di erogazione della didattica del tutto nuova, affascinante e competitiva, in alcuni casi, ma pur sempre necessitante di strumentalità di cui non tutti dispongono”.
A loro il Ministero continua a negare “la Carta del Docente, il bonus da 500 euro per ‘tutti’ gli insegnanti nato nel 2016, all’interno della legge sulla Buona Scuola”, creando in questo “un vero vulnus democratico nella scuola italiana”, per via di “uno squilibrio talmente evidente, quanto gravissimo, tra una categoria e l’altra di docenti, come se la formazione e l’accesso alle tecnologie fosse appannaggio di una parte dei docenti, e non di tutti, e peggio ancora, che il diritto all’istruzione con personale aggiornato, fosse nei fatti limitato ad alcuni studenti e non fosse garantito a tutti”.
“In questo momento questa negazione” diventa “più significativa e evidente, anche in ragione della scelta definitiva operata dal ministro e dal Governo per la “didattica a distanza” come è evidente nel decreto legge 6 aprile 2020, recate misure urgenti per la scuola, che recita che “in corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica, il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione”.
Ma cosa dice la legge in merito? È il Decreto Legislativo 6 settembre 2001, n. 368 a garantire la Formazione e parità di trattamento del personale, in attuazione della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato concluso dall’UNICE, dal CEEP e dal CES, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 235 del 9 ottobre 2001. L’articolo 7 è dedicato al diritto alla formazione e dice che “il lavoratore assunto con contratto a tempo determinato dovrà ricevere una formazione sufficiente ed adeguata alle caratteristiche delle mansioni oggetto del contratto, al fine di prevenire rischi specifici connessi alla esecuzione del lavoro”, nonché che “i contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi possono prevedere modalità e strumenti diretti ad agevolare l’accesso dei lavoratori a tempo determinato ad opportunità di formazione adeguata, per aumentarne la qualificazione, promuoverne la carriera e migliorarne la mobilità occupazionale”.
Con un emendamento al Decreto “Cura Italia”, il sindacato Anief, alla luce di queste esigenze, ha chiesto di allargare la fruizione della Card anche ai docenti precari, assieme al personale educativo e Ata: in tal modo si potrebbe permettere loro di attuare il lavoro “agile” da casa, a beneficio della scuola e dei suoi alunni. Il sindacato spiega, tra le motivazioni, che c’è l’esigenza di una modalità di lavoro a distanza e “la necessità di non discriminare tra lavoratori a tempo determinato e a tempo indeterminato e/o tra personale docente, Ata ed educativo”. Per questi motivi, “è necessario estendere la carta docente e il relativo bonus anche alle altre categorie indicate”.
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