Prende largo il progetto che si possa da subito procedere alla riapertura di scuole elementari e materne: secondo uno studio del Politecnico di Milano, si potrebbe ritornare con orari diversi e distanziamenti, in modo da “permettere il ritorno al lavoro dei genitori”. L’ipotesi è caldeggiata anche dalla ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, la quale in un’intervista a Sky24 ha oggi annunciato la volontà di riaprire in l’estate le istituzioni che accolgono i bambini fino a 6 anni. Anief non è d’accordo, perché nidi, scuola dell’infanzia, come la primaria, sono luoghi di formazione particolarmente complessi da aprire e gestire.
Marcello Pacifico, leader del giovane sindacato, ritiene che “rientrare nella scuola dell’infanzia, come del resto alla primaria, mentre il pericolo contagio rimane alto, è un’operazione complessa: serve prima realizzare un protocollo preciso e completo. A iniziare da una risposta al problema delle classi numerose, perché gli spazi attuali non permettono il distanziamento sociale richiesto dalle normative. La situazione deve essere gestita da ogni singolo istituto e vi sono problemi organizzativi, didattici e di sicurezza”.
Sul rientro in classe a settembre, annunciato oggi in un’intervista alla stampa nazionale dal premier Giuseppe Conte, Anief esprime pieno consenso: sarebbe pericolosissimo procedere verso pericolose accelerazioni. Ma la regola vale anche per gli enti locali. I quali, stanno invece tentando l’impossibile per riprendere a breve. Con tanto di pressioni alla ministra per le pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti. La quale sembra essersi convinta, tanto che oggi ha detto di volere “avanzare la richiesta di riapertura delle scuole 0-6 anni in estate per organizzare attività in piccoli gruppi. Su questo investiremo almeno 35 milioni per costruire una rete organizzata. C’è bisogno – ha concluso Bonetti - di un luogo per i bambini anche a sostegno delle famiglie”.
Secondo Anief, però questi investimenti andrebbe realizzati a porte chiuse: è bene a utilizzare al meglio le prossime settimane per migliorare i trasporti e i servizi a supporto delle famiglie, come il pre e post scuola. Per fare questo occorre però anche una sinergia, non solo di finanziamenti, con le istituzioni nazionali.
I CAMBIAMENTI
Solo in un secondo momento entrerà in gioco la responsabilità della sicurezza, che ricade sul dirigente scolastico, il quale dovrà valutare tutti i rischi individuali individuando le misure di protezione idonee a eliminarli o ridurli, come previsto dall’articolo 18 del d.lgs 81/ 08. Inoltre, afferma ancora il sindacato autonomo, va ricordato che i bambini nella scuola dell’infanzia e anche primaria sono abituati a un rapporto di prossimità molto stretto con il docente. Bisogna operare, quindi, anche per cambiare totalmente l'impostazione della prassi didattica. Come sarebbe opportuno operare per un'inversione di tendenza da parte dei docenti stessi.
Tra i problemi da affrontare per il rientro in classe non va dimenticata la questione degli alunni disabili con iperattività, autistici e altri che faranno fatica a ottemperare alle indicazioni sanitarie. Ma anche valutare se il personale ATA sarà in grado di supportare i docenti per mantenere distanze di sicurezza e usare correttamente i dispositivi. Sarà stata realizzata, nel frattempo, una formazione specifica per il personale? I dipendenti della scuola sono in possesso dei necessari strumenti? Sapranno usare i prodotti sanificanti messo loro a disposizione, sempre se li avranno? Le scuole, inoltre, saranno state tutte sanificate, non certo dal personale Ata ma dagli addetti specializzati degli enti locali, prima di essere riaperte? L'ente locale avrà predisposto un’adeguata sanificazione e anche una calendarizzazione della sanificazione. Non ultimo: si provvederà a una scansione degli ingressi a scuola e anche delle uscite? Chi provvederà ad evitare gli assembramenti di genitori davanti alla scuola.
TANTI DUBBI
I dubbi a cui rispondere sono tantissimi. Quanti bambini potranno stare per classe? Nella scuola dell’infanzia e primaria, probabilmente anche i 15 massimi indicati dall’Anief sarebbero troppi. Senza contare che gli insegnanti dovranno rivedere le loro metodologie didattiche differenziate. A questo proposito, gli insegnanti avranno avuto la possibilità di svolgere corsi specifici sul nuovo modo di fare lezione convivendo con il Covid-19? E anche i dirigenti scolastici, le cui responsabilità sarebbero ancora incrementate, saranno nel frattempo preparati in modo adeguato? E se un bambino si ammalasse, si chiuderà tutta la scuola? Si metterebbero in quarantena tutti i compagni e tutto il personale scolastico?
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE
C’è poi il problema delle mense scolastiche: come si organizzeranno? “In particolare al Nord – dice il presidente Anief Marcello Pacifico - dove la grande maggioranza delle scuole è a tempo pieno e i bambini rimangono a scuola ben 40 ore settimanali. E a quell’età il distanziamento è quasi impossibile, essendo l'approccio dei bambini molto fisico: poi necessitano di essere accompagnati in bagno. E ancora non sono in grado di asciugarsi il naso da soli. Inoltre, ci sono i rischi contagio per i docenti, visto che pare che i bambini sembrano avere una buona resistenza al virus, forse per il mix di vaccinazioni che ricevono nei primi anni.
“Per quanto concerne le scuole da raggiungere a piedi, la maggior parte degli studenti proviene da fuori comune, pensiamo ad esempio alle regioni appenniniche: il nodo dei trasporti è serio. Inoltre lavorare in piccoli gruppi alternati, crediamo che non sia auspicabile per le fasce d’età più piccole, visto che, nei primi anni, si lavora sui legami, sul gruppo sezione inteso come palestra sociale. A meno che non si pensi a un baby-sitting per fasce orarie a seconda delle necessità delle famiglie. Poi molto dipenderà – conclude Pacifico - dagli spazi a disposizione”.
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