“Nemmeno il Covid ha cambiato l’organizzazione del sostegno – dice Marcello Pacifico, leader dell’Anief – la scuola è iniziata da pochi giorni e già arrivano segnalazioni di alunni senza il docente di sostegno e se assegnato potrebbe essere non specializzato e nella maggior parte dei casi anche diverso da quello dell’anno scorso. Su questa situazione assurda pesa come un macigno il mantenimento dei 60-70 mila posti in deroga introdotto nel 2013 con la Legge 128. Noi, come sindacato, non lo abbiamo mai accettato e per questo continuiamo, con esiti fortemente positivi, a rivolgerci al tribunale affinché quelle cattedre vengano collocate in organico di diritto e con un numero di ore completo: l’iniziativa ‘Non un’ora di meno’, che offre la possibilità alle famiglie di chiedere giustizia, in fondo è un grido di dolore per il rispetto di quel Pei chiesto dagli istituti scolastici e troppo spesso aggirato dalla burocrazia.
LE ASSURDE DEROGHE
Il problema di fondo rimane la “questione della trasformazione degli organici di fatto in quella di diritto” che “non trova un’adeguata soluzione. Infatti la rimodulazione degli organici di diritto sul sostegno è bloccata al 2006, nonostante la sentenza di merito n. 196/2019 del Tar Lazio che accolse il ricorso promosso da docenti specializzati sul sostegno, i quali, avevano contestato al Miur l’omessa copertura del fabbisogno dei posti di sostegno e, di conseguenza, la mancata corrispondenza tra i posti vacanti e i docenti specializzati sul sostegno”. Certamente, “con la legge Finanziaria 2020” si è fatto un piccolo sforzo, poiché in organico di diritto si sono collocati mille posti sul sostegno, ma risultano davvero “troppo pochi per avvertire il cambiamento”, visto che ne rimangono circa 60 mila da assegnare in deroga.
NIENTE CONTINUITÀ
Sulla mancata conferma dei docenti pesa anche la non applicazione del decreto n. 96/2019, di integrazione e correzione del D.lgs. 66/2017, attuativo della legge 107/2015, il cui art.14 fa riferimento alla Continuità del progetto educativo e didattico, nella fattispecie “garantita dal personale della scuola, dal Piano per l’inclusione e dal PEI”. Il decreto, al fine di agevolare la continuità didattica, prevedeva che al docente con contratto a tempo determinato potesse essere proposta la conferma per l’anno scolastico successivo, purché fossero garantite alcune indicazioni, quali il possesso del titolo di specializzazione di cui all’articolo 12 del decreto; che fosse stato valutato, da parte del dirigente, l’interesse della bambina o del bambino, dell’alunna o dell’alunno, della studentessa o dello studente; che fosse stata valutata, da parte del dirigente, l’eventuale richiesta della famiglia; la disponibilità dei posti e le operazioni relative al personale a tempo indeterminato.
GLI SPECIALIZZATI DOVE SONO?
Ma i problemi sul sostegno sono anche altri. Il giovane sindacato ha denunciato, ad esempio, la recente organizzazione del V ciclo specializzante, che ha determinato un forte squilibrio nell’assegnazione dei posti, che “gli stessi TFA sul sostegno vengono organizzati non tenendo conto del reale fabbisogno dei docenti di sostegno ma secondo le disponibilità delle Istituzioni Universitarie. Basti pensare che negli ultimi mesi hanno conseguito la specializzazione IV ciclo sul sostegno ben 14.224 docenti e i posti messi a disposizione dalle Università erano estremamente insufficienti a far rientrare tutti gli aspiranti, ad esempio per le scuole secondarie di secondo grado, all’Università Bicocca di Milano, si sono presentati 1.892 candidati per 60 posti mentre al Suor Orsola Benincasa di Napoli, i candidati sono stati 7.600 per 270 posti” a disposizione.
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