È stato sottoscritto oggi dall’ARAN e dalle organizzazioni e confederazioni sindacali rappresentative, dopo più di vent’anni dall’ultimo, il nuovo accordo per l’attuazione della legge sul diritto di sciopero nel comparto istruzione e ricerca. Firma anche ANIEF ma con una dichiarazione a verbale sulle criticità che permangono nel testo finale
La trattativa, durata un anno, ha vissuto diversi momenti di tensione ed è andata in stallo più volte a causa della volontà della Commissione di garanzia, cui ANIEF ha opposto il proprio netto rifiuto, di inserire anche i docenti nel cosiddetto “contingente minimo” da garantire in caso di sciopero. Una decisione del tutto in contrasto, per ANIEF, con lo status del docente che non può essere limitato a compiti di mera sorveglianza, così come la scuola non può certo ridursi a qualcosa di più simile a un baby parking che a uno dei pilastri della nostra Costituzione.
Alla fine, anche sulla scorta della totale assenza di dati su presunti danni al diritto all’istruzione degli studenti che suffragassero la proposta della Commissione, il punto su cui la trattativa si era arenata è stato espunto, consentendo al tavolo di poter tornare a confrontarsi sul resto delle proposte. Sul tema dei dati, inoltre, è stata introdotta una clausola sperimentale proprio per consentirne l’analisi sulla base degli esiti del nuovo sistema di monitoraggio sugli scioperi avviato quest’anno dal Ministero dell’istruzione. Sarà, dunque, un’apposita commissione, composta dall’ARAN e dalle organizzazioni sindacali rappresentative, a verificare che sia assicurato il contemperamento dei diritti di sciopero e di istruzione, entrambi costituzionalmente garantiti.
Tra le novità del nuovo accordo ve ne sono alcune che, nonostante le reiterate richieste dell’ANIEF, alla fine hanno trovato spazio nel testo finale. Su tutte, la scelta di non coinvolgere la RSU nella definizione del protocollo di intesa che ogni scuola dovrà definire e che, alla fine, sarà concordato esclusivamente da dirigente scolastico e sindacati rappresentativi nel comparto. Una scelta che, per ANIEF, apre un contrasto con il CCNL attualmente vigente (la definizione del contingente minimo fino ad oggi è stata materia di contrattazione, ai sensi dell’art. 22, c. 4, lettera c5) e, soprattutto, priva il protocollo del prezioso contributo dei rappresentanti dei lavoratori eletti.
Altro punto critico, per ANIEF, riguarda la scelta di introdurre tre periodi di franchigia durante i quali non sarà possibile indire scioperi: dal 1 al 5 settembre e i primi tre giorni dopo la pausa natalizia e quella pasquale. ANIEF aveva chiesto l’eliminazione delle ultime due, ottenendo comunque alla fine la riduzione dai cinque inizialmente previsti a tre dei giorni di stop agli scioperi.
Infine, ANIEF reputa fuorviante e controproducente la decisione di indicare all’interno della comunicazione scuola-famiglia sullo sciopero anche i dati sulla rappresentatività nazionale delle sigle proclamanti nonché le percentuali di adesione agli scioperi in precedenza indetti dalle stesse e quella dei voti ottenuti alle ultime elezioni RSU, poiché si tratta di elementi privi di rilevanza ai fini dell’adesione dei lavoratori allo sciopero.
Tra le altre novità di rilievo, vanno segnalate la riduzione da 15 a 10 giorni del preavviso per la proclamazione degli scioperi nel comparto e l’aumento da 7 a 12 giorni dell’intervallo tra due azioni di sciopero.
“Nonostante le criticità rimaste nel testo finale – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale ANIEF e segretario confederale Cisal – abbiamo deciso di sottoscrivere l’accordo perché il lungo e paziente lavoro della nostra delegazione è riuscito a sventare il rischio più alto che la bozza iniziale aveva previsto, quello di inserire anche i docenti nel contingente minimo. Continueremo a lavorare perché ci sia modo di rivedere anche i punti che, come ANIEF, avremmo voluto cambiare. Tuttavia siamo soddisfatti di aver dato il nostro contributo a una materia importantissima e di centrale importanza per la tutela dei diritti del personale docente, Ata ed educativo delle scuole come anche per i lavoratori dei settori Università, Ricerca e Afam”.
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