Mentre si stanno lentamente completando le nomine dei 100 mila supplenti annuali, in larga parte in deroga, anche per via delle graduatorie provinciali in continuo rifacimento a seguito degli errori a raffica derivanti dal cambio immotivato delle tabelle valutanti i titoli, dalle scuole di specializzazione di sostegno giungono notizie sconfortanti. Con 170 mila ragazzi disabili che hanno già cambiato o sono in procinto di cambiare il loro docente, con il “balletto” delle cattedre in pieno corso, si scopre che dei posti messi di sostegno messi a bando nell’ambito del concorso straordinario, al via il 22 ottobre (in tutto 5.669, di cui 4.069 per la secondaria di primo grado e 1.600 per le superiori), gli aspiranti che hanno presentato domanda di partecipazione sono 2.745, pari alla metà dei posti messi a bando.
Secondo Anief, che ha sempre contestato il modo di selezionare i candidati alla specializzazione sul sostegno agli alunni disabili, quanto sta accadendo è solo la conseguenza di una pessima programmazione delle necessità di specializzati e della mancanza di una valutazione omogenea e che sappia comunque valorizzare tutti coloro che risultano comunque idonei allo svolgimento dei corsi: il giovane sindacato ribadisce che le procedure previste dal V ciclo specializzante sono foriere di un sensibile ed inevitabile squilibrio nell’assegnazione dei posti.
“Questo è avvenuto - dice il presidente Marcello Pacifico - perché gli atenei hanno organizzato i corsi specializzanti senza tenere conto del reale fabbisogno numerico dei docenti di sostegno. Proprio mentre la “popolazione” di allievi con disabilità certificata è in perenne aumento: se nel 1997 alle superiori c’era ad esempio un alunno disabile ogni 180, nel 2019 si è passati in media ad un alunno disabile ogni 35 compagni. E noi continuano ad avere il 40%, dei posti collocati in deroga fino al 30 giugno. E che dire della mancata adozione del Pei, che nega ore settimanali previste dall’équipe psico-pedagogica, costringendo sempre più famiglie a chiedere l’intervento del giudice? A questo proposito, l’Anief ha confermato l’iniziativa ‘Non un’ora di meno’, che negli ultimi anni ha portato intere cattedre assegnate agli alunni dopo che erano state negate dagli Usr”.
L’emergenza sostegno alunni disabili denunciata dall’Anief diventa un caso nazionale. Troppi alunni continuano, infatti, a non avere docenti specializzati o a cambiare insegnante con tutti i problemi che ne derivano. Un risultato che deriva da numeri inequivocabili: a fronte di 185 mila posti di sostegno da coprire, appena 101.164 sono collocati in organico di diritto. Di esigenza di attuazione di “una profonda riforma” del settore e di “problema molto grave” ha parlato nelle ultime ore anche Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, lanciando l’allarme sui temi dell’inclusione e ricordando che “il modello su un solo docente di sostegno non basta”.
LO SQUILIBRIO DEI POSTI E DELLE DOMANDE
I corsi per diventare docenti di sostegno rasentano ormai l’assurdo. Vi sono alcune regioni dove la scarsità di aspiranti è particolarmente sentita. Altre dove vi è invece abbondanza di aspiranti e mancanza di posti nel bando (anche in presenza di cattedre scoperte): “se ad esempio in Lombardia, per la scuola media, ci sono 361 domande per 1.680 posti, in Sicilia per la scuola superiore ci sono 128 domande per 9 posti. La mancanza di aspiranti per queste cattedre è cronica, da anni ormai, purtroppo di procede per deroghe, permettendo il ruolo a professori non specializzati”, spiega Orizzonte Scuola.
“Ricordiamo – continua la rivista - che il requisito per l’accesso al concorso straordinario per il ruolo su posto di sostegno è stato a lungo dibattuto: il Ministero infatti ha escluso i docenti con tre anni di servizio prestati esclusivamente su posti di sostegno, richiedendo invece comunque l’anno specifico su materia. E questo ha ristretto il campo dei possibili destinatari della norma”. La decisione è stata impugnata dall’Anief, poiché è chiaro chi si tratta di un paletto alzato in modo del tutto ingiustificato, ancora di più alla luce dalla scarsità di domande in alcune province.
VALUTAZIONI DISOMOGENEE
Ma c’è anche un altro aspetto che lascia davvero molto a desiderare sulla selezione dei docenti da specializzare: è quello della valutazione delle preselettive per l’accesso al nuovo corso di specializzazione per le attività didattiche di sostegno (TFA sostegno V ciclo anno accademico 2019/20): in base ai risultati ottenuti dagli atenei, risulta “ancora una volta deludente il meccanismo utilizzato per determinare il superamento della prova, in quanto a determinare l’accesso è il risultato del più bravo. Se il più bravo totalizza 30 punti su 30, quello è il metro di partenza. Se il più bravo totalizza 28, la scala scende”, spiega la stampa specializzata.
In pratica, “per superare il test preliminare non c’è un punteggio minimo e, come prevede il DM 92/2019, è ammesso alla prova scritta un numero di candidati pari al doppio dei posti disponibili nella singola sede per gli accessi (nei singoli Atenei). Sono inoltre ammessi alla prova scritta coloro che conseguono lo stesso punteggio dell’ultimo degli ammessi. Il test preliminare è stato costituito da 60 quesiti. La risposta corretta a ogni domanda vale 0,5 punti, la mancata risposta o la risposta errata vale 0 (zero) punti”. I risultati finora comunicati, determinanti ai fini dell’accesso, però “vengono ‘mal digeriti’ da alcuni candidati”.
A fronte, ad esempio, “del risultato dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, in cui per la primaria l’ultimo dei candidati ammessi ha un punteggio di 11.5 punti, si attesta l’UNint dove per la scuola secondaria occorre aver conseguito un risultato di almeno 28,5 per rientrare nel numero degli ammessi”.
TROPPE CATTEDRE SENZA TITOLARI
La stessa rivista Tuttoscuola ha di recente rilevato, all’interno di un focus sul sostegno, che “ci vuole ben altro per cercare di dare soluzione ai problemi di questo delicato settore, a cominciare dalla continuità didattica, ancora una volta e più di prima tradita dalle norme e procedure attuali. Sarebbe comunque sbagliato ritenere che questa crisi sia congiunturale, acuita soltanto dall’emergenza sanitaria e organizzativa in corso”. Perché “dei circa 185 mila posti di sostegno previsti quest’anno, solo 101.164 sono in organico di diritto, fissi e stabili, mentre i restanti 83.836 saranno in deroga, provvisori e funzionanti fino al 30 giugno”.
Inoltre, è inammissibile che i posti messi a concorso risultino appena uno su quattro cattedre vacanti. Nel frattempo, la forbice, tra diritto e deroga si sta allargando, con “costante incremento dei secondi, tra un paio d’anni, se non interverranno modifiche radicali, raggiungerà la parità: 50% al diritto e 50% alla deroga, un risultato di ridottissima stabilizzazione del settore”. E, come “ciliegina sulla torta”, c’è da considerare che il “numero imprecisato di questi supplenti (si stima tra il 20-25%) è addirittura privo del diploma di specializzazione per il sostegno”. La risultanza di tutto questo è che quest’anno due alunni disabili su tre resteranno spaesati “davanti a un nuovo docente mai visto prima”.
I PERMESSI PER FREQUENTARE I CORSI
Infine, va sempre sui corsi di sostegno, va segnalata una Nota ministeriale – la n. 31059 di oggi - sulla “fruizione dei permessi retribuiti per il diritto allo studio e frequenza dei percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità e corsi di laurea in scienze della formazione primaria”: per tale motivo, viale Trastevere ha invitato i direttori generali degli Uffici Scolastici Regionali “a voler disporre ogni opportuna iniziativa volta a favorire la frequenza ai predetti corsi da parte del personale docente avente titolo, eventualmente prevedendo una riapertura dei termini previsti per la fruizione dei permessi retribuiti di 150 ore per il diritto allo studio”. Anche valutando la “redistribuzione, ove possibile, del monte ore residuo nel rispetto del contingente di cui all’art. 3 comma 3 lettera a) del D.P.R. 23 agosto 1988 n. 395, attivando gli strumenti contrattuali previsti dalla normativa vigente”.
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