La mancanza di posti di sostegno sta diventando un problema che nemmeno i concorsi riuscirà interamente a risolvere: del resto, sono stati messi a bando appena 18.280 posti, che corrispondono solo ad uno su quattro liberi. Siamo dinanzi ad “una roulette che – scrive oggi Orizzonte Scuola - nemmeno l’avvio del concorso straordinario voluto dalla ministra dell’istruzione Lucia Azzolina e avversato dai sindacati potrebbe riuscire a influenzare positivamente”. Qualche migliaio di cattedre da assegnare in ruolo non può del resto tamponare l’alta mole complessiva di supplenze annuali da realizzare: circa 19mila su posti vacanti, più circa altri 84mila su posti in deroga. Con conseguenze negative non indifferenti. È indicativo, per comprendere la serietà del problema, che secondo i recenti calcoli di Tuttoscuola ben 170 mila ragazzi (il 59% del totale) dovranno cambiare quest’anno l’insegnante di sostegno, il quale in diversi casi non è tra l’altro nemmeno specializzato per insegnare agli alunni con disabilità.
Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief, non si meraviglia: “È una condizione ormai cronicizzata perché abbiamo il 40%, dei posti collocati in deroga fino al 30 giugno: cattedre a tutti gli effetti libere ma che per mere ragioni finanziarie si è deciso sette anni fa di inquadrare come posti non utili né alle assunzioni a tempo indeterminato e nemmeno ai trasferimenti di chi è già di ruolo. E il loro numero aumenta, come quello degli alunni disabili, di anno in anno. Poi, con le Gps digitalizzate e gli errori a raffica che ne sono derivati è diventato ancora tutto più complicato. Per non parlare della mancata adozione del Pei, in moltissimi casi, che non permette di vedere assegnate le ore settimanali previste dall’équipe psico-pedagogica, costringendo sempre più famiglie a chiedere l’intervento del giudice. Ne sappiamo qualcosa, come sindacato, con la nostra iniziativa ‘Non un’ora di meno’, che negli ultimi anni ha prodotto una maggioranza bulgara di ore e di intere cattedre assegnate agli alunni dopo che erano state inizialmente negate dagli Uffici scolastici regionali”.
È in pieno svolgimento il “balletto” dei docenti supplenti disabili che passano da una scuola all’altra. Con il triste risultato che praticamente due alunni disabili su tre resteranno spaesati “davanti a un nuovo docente mai visto prima”.
LA SITUAZIONE STA PEGGIORANDO
È una situazione che si ripete: già due anni fa la stessa rivista denunciò che il 90% degli insegnanti precari specializzati sarebbe stato costretto a cambiare scuola e un alunno su due a vedersi assegnato un nuovo insegnante”. E che fa scalpore, perché si concretizza “nel Paese che per primo oltre 40 anni fa ha creduto nell’integrazione scolastica degli studenti con disabilità, superando le ghettizzanti classi differenziate”. Un andamento che ha dell’incredibile, se solo si pensa svolta prevista dalla legge 107/2015 (Buona Scuola) che puntava a garantire agli alunni disabili di fruire dello stesso insegnante di sostegno per l’intero ordine o grado di istruzione: successivamente, infatti, “la traumatizzante girandola di maestri e professori di sostegno si è fatta addirittura più vorticosa. Schizzando in tre anni da 43% al 59%. Una follia”.
L’AZIONE DEL SINDACATO
Sul numero carente di specializzati, Anief ha presentato le sue rimostranze a proposito del V ciclo specializzante, il quale ha determinato un forte squilibrio nell’assegnazione dei posti, con le Università che hanno organizzato i corsi specializzanti senza tenere conto del reale fabbisogno numerico dei docenti di sostegno. Proprio mentre il numero di alunni disabili si allarga a macchia d’olio: nel 1997 alle superiori c’era ad esempio un alunno con disabilità certificata ogni 180, mentre nel 2019 la media è scesa a uno ogni 35 studenti.
LO SCANDALO DEI POSTI IN DEROGA
Il risultato è che, ha calcolato Tuttoscuola, “dei circa 185 mila posti di sostegno previsti quest’anno, solo 101.164 sono in organico di diritto, fissi e stabili”. Nel frattempo, le prove scritte del concorso straordinario per il sostegno di scuola secondaria di I e di II grado si svolgeranno a metà novembre, ma due Uffici scolastici regionali, quelli dell’Emilia Romagna e del Lazio, hanno già pubblicato l’intero calendario di tutte le prove, consentendo di conoscere il numero di candidati che sosterranno la prova del concorso straordinario per il sostegno. Palesando, purtroppo, un altro problema cronico: la mancata proporzionalità tra posti vacanti, posti messi a disposizione per corsisti da specializzare e aspiranti che devono affrontare le prove selettive. Se vi sono regioni dove le candidature abbondano e vi sarà una selezione anche abbastanza pesante, in altre il quadro è ben diverso.
I CANDIDATI MANCANTI
Ad esempio, continua Orizzonte Scuola, “in Emilia per i 322 posti del concorso straordinario per il sostegno nella secondaria di I grado i candidati sono soltanto 74 (23%); per i 205 posti di sostegno a concorso nella secondaria di II grado i candidati sono soltanto 68 (33%). Nel Lazio per 564 posti di sostegno nella secondaria di I grado i candidati sono soltanto 173 (30%); per i 43 posti di secondaria di II grado, invece, i candidati sono 346. Alla fine del concorso straordinario, se tutti i 141 candidati dell’Emilia conseguiranno almeno 56 punti su 80 nello scritto diventando tutti vincitori, rimarranno scoperti ben 385 posti dei 527 a concorso: un vuoto del 73%. Sempre nel Lazio per il I grado, analogamente rimarranno scoperti 391 posti. I posti di sostegno in questo concorso straordinario sono in tutto 5.669 (soprattutto al nord), di cui 4.069 nel I grado e 1.600 nel II grado. C’è il timore che il caso dell’Emilia e del Lazio non sia diverso da quello delle altre regioni. Se sarà così, una notevole quantità di quei posti rimarranno scoperti, acuendo la crisi di un settore particolarmente in sofferenza a causa della mancanza di personale specializzato”.
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