La provincia autonoma ha emesso una nota specifica per la campagna vaccinale “anti Covid-19” del personale della scuola provinciale docente e non docente che equipara l’atto della somministrazione della dose AstraZeneca, praticato una struttura ospedaliera, alle tradizionali visite mediche specialistiche: in questo modo, si permetterebbe la fruizione da parte del dipendente scolastico di quel permesso orario retribuito oggi invece negato.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “l’esempio di Trento è da prendere in considerazione per l’intero territorio nazionale. L’unico modo per uscire il prima possibile dalla pandemia rimane infatti quello di vaccinare il maggior numero di cittadini nel più breve tempo possibile, a cominciare da chi opera nelle scuole. Non si può certo obbligare il personale a sottoporsi al vaccino, perché si tratta di una scelta individuale e non di una costrizione, ma chi governa la scuola ha il compito di sensibilizzare i lavoratori sull’importanza di aderire. Anche cancellando ogni tipo di decurtazione dallo stipendio. Ci aspettiamo, quindi, che la decisione della giunta di Trento venga estesa. E ribadiamo la necessità di non conteggiare periodi di eventuale assenza dal lavoro per malattia dovuti agli effetti collaterali della vaccinazione. Come pure di cancellare le inique esclusioni di intere categorie, come i dipendenti non residenti, ai quali si chiede di fare un assurdo viaggio interregionale in tempo di pandemia, gli ultra 65enni, i tirocinanti del TFA sostegno e di Scienze della Formazione Primaria e tutto il personale che opera all’estero”.
Arriva da Trento una modalità consona che permette al personale scolastico di vaccinarsi contro il Covid19 senza essere costretto a chiedere permessi a pagamento o recuperi delle ore non svolte. Nella nota si annuncia che “al personale docente e non docente che vorrà aderire alla vaccinazione, sarà consentito l’utilizzo del permesso orario retribuito per l’effettuazione di visite mediche specialistiche, disciplinato rispettivamente dagli articoli: n. 55, comma 6 e n. 40, comma 1, lettera i) dei vigenti CCPL di lavoro. Tale permesso orario dovrà essere giustificato con l’emissione di un’idonea attestazione di presenza, rilasciata da parte della struttura sanitaria che ha effettuato il vaccino”.
Anief ritiene corretta l’interpretazione della provincia autonoma di Trento, perché il personale scolastico va incoraggiato e agevolato nell’aderire alla campagna vaccinale contro il virus. È ottima, quindi, l’iniziativa presa in Trentino. E va replicata anche sulle altre cento province italiane. Ad oggi, invece, chi fa il vaccino deve fruire di permessi orari da recuperare oppure è costretto a perdere una giornata per motivi personali/familiari per chi non è di ruolo viene anche decurtata dallo stipendio. Il sindacato reputa questo un errore.
Infine, Anief ritiene che vada attivato il prima possibile nelle scuole italiane uno screening dei contagi: ciò che serve è un monitoraggio serio e a “tappeto”, sostenuto da un dialogo permanente tra le Asl e istituti scolastici, come auspicato di recente pure dal neo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: un progetto di cui si è parlato a lungo, ma che non è mai andato in porto.
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