Passano i giorni ma non si sblocca la vicenda kafkiana dei docenti e Ata in servizio in una regione diversa da quella di residenza e per questo esclusi delle prenotazioni on line delle vaccinazioni del personale scolastico di alcune Regioni. Secondo alcune stime, probabilmente in difetto, l’ingiustificata esclusione riguarderebbe almeno 15.000 docenti. Inoltre, permane la sensibile differenziazione di trattamento denunciata da Anief tra i lavoratori di alcune Regioni, come la Campania, il Lazio, la Puglia, l’Emilia Romagna, la Toscana, dove la campagna di vaccinazione è già iniziata da giorni, ed altre dove invece tarda a partire. Continua a permanere il problema, inoltre, già sollevato dalla stampa specializzatarelativo al fatto che “trattandosi di una procedura ad adesione volontaria, il Ministero ad oggi non ha previsto un permesso ‘speciale’ che sia al di fuori delle tipologie di permesso previsto nel Contratto”.
Anief ribadisce che i lavoratori della scuola figurano oggettivamente tra quelli più esposti ai contagi: devono pertanto avere la possibilità di vaccinarsi volontariamente, il prima possibile e in tutta sicurezza, non certo in base al territorio dove operano né, tanto meno, facendosi carico di viaggi anche di centinaia di chilometri o delle assenze non retribuite (per i precari) per sottoporsi alla somministrazione della dose. Secondo Marcello Pacifico, presidente del giovane sindacato, “obbligare migliaia di insegnanti e dipendenti della scuola a spostarsi tra le Regioni per farsi somministrare lo stesso vaccino che distribuiscono dove presta servizio è una vera assurdità. Sobbarcarsi un viaggio interregionale in tempo di pandemia è inoltre problematico e rischioso come evidenziato dallo stesso nuovo Dpcm in vigore fino al 6 aprile prossimo: come si è potuto incorrere in una simile decisione, tra l’altro verso dei lavoratori sottoposti già a lunghi e altrettanto immotivati vincoli di permanenza? Come non si comprendono le lungaggini che in alcune Regioni stanno ritardando l’avvio della campagna vaccinale: perché, ad esempio, in Emilia Romagna e Basilicata sono stati vaccinati appena 20 lavoratori tra insegnanti e Ata?”.
Diventa un caso politico la somministrazione delle dosi dei vaccini avviata solo in alcuni territori (per definite fasce d’età partendo da quelle più avanzate) e l’esclusione di tanti docenti e Ata perché residenti in Regioni diverse da quelle dove si presta servizio: secondo Carmela Ella Bucalo e Paola Frassinetti, di Fratelli d’Italia, ci troviamo davanti ad “una situazione paradossale che va inevitabilmente a interfacciarsi con la bocciatura di un emendamento al decreto Milleproroghe, con il quale chiedevamo la mobilità straordinaria, anche in deroga al vincolo di permanenza nella provincia. È questo il cambio di passo annunciato dal nuovo governo?”, si chiedono le due deputate. Marcello Pacifico evidenzia anche altre illogicità: “Nella regione Lazio, ad esempio, vaccinano i lavoratori della scuola residenti o che sono assistiti da un medico di famiglia convenzionato con il SSR della Regione Lazio. Dunque un non residente nel Lazio sarebbe costretto a cambiare il medico curante, prendendone uno anche temporaneamente nella regione Lazio in base al domicilio lavorativo, solo per accedere alla vaccinazione nella regione in cui presta effettivo servizio. Che senso ha? Perché non far accedere direttamente i lavoratori nelle scuole della regione alla vaccinazione come avviene in altre regioni? Non si tutelano né i lavoratori e neanche gli alunni del territorio e le loro famiglie creando degli ostacoli alla vaccinazione immediata di tutti i lavoratori della scuola e la tutela della salute di tutti i cittadini dovrebbe essere una priorità per le amministrazioni regionali, senza contare che ci sono altre categorie al momento non contemplate, come i lavoratori, docenti e ATA over 65 e fino a 67 anni, che operano nelle scuole di tutta Italia, i tirocinanti di Scienze della Formazione Primaria e del TFA Sostegno, oltre ad altri operatori al momento esclusi dall'accesso al vaccino, ma che ogni giorno entrano nelle nostre scuole e svolgono il proprio lavoro ponendo se stessi e gli altri a rischio di contagio”.
Il sindacato Anief ribadisce, dunque, l'illogicità che le regioni stiano procedendo “in ordine sparso” sull'argomento e l'assurdità di proporre a un lavoratore di mettersi in viaggio per vaccinarsi, tra l’altro con oneri non indifferenti per il costo degli spostamenti e con il nuovo Dpcm sull’emergenza Covid che sta entrando in vigore e che, appare evidente, conferma che i viaggi fuori regione sono a rischio elevato per la diffusione e l'esposizione al contagio. Come incomprensibile è, al momento, l'esclusione dalle vaccinazioni immediate per i tirocinanti del TFA sostegno e di Scienze della Formazione Primaria, pure loro impegnati in attività didattiche formative quotidiane. Loro, come tutto il personale, devono avere accesso alla vaccinazione immediata e all’interno della Regione in cui svolgono il loro tirocinio e così deve avvenire in tutte le Regioni, senza distinzioni di sorta. “Investire sulla sicurezza di tutti i cittadini – ribadisce il presidente Anief Marcello Pacifico - non può prescindere dalle vaccinazioni da effettuare nel più breve tempo possibile e in totale sicurezza, indistintamente dal luogo di appartenenza e di servizio. Come va attuata con velocità una mappatura generale dei contagi, con tamponi rapidi per tutti gli studenti e operatori della scuola. Per poi procedere con le misure a lungo termine, aumentando quindi gli organici, i docenti di ruolo, le classi, gli spazi e cancellando una volta per tutte le classi pollaio e tutti i tagli previsti dal dimensionamento post 2008”.
PER APPROFONDIMENTI:
Scuole superiori dal 18 gennaio tra il 50% e il 75% in presenza. Anief: massima cautela
Vaccinazioni docenti e Ata, Regione che vai calendario che trovi. Anief: è inaccettabile