Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, si tratta di richieste condivisibili: “Finalmente le nostre istanze diventano richieste anche da parte della politica. È bene ora che si dia seguito a questa volontà comune attraverso dei precisi investimenti derivanti dai fondi del Recovery plan. Combattere la supplentite, aumentare i compensi e le possibilità di fare carriera del personale scolastico, come la cancellazione delle classi pollaio e il rispristino di sedi e organici precedenti alla spending review dell’ultimo decennio sono alcuni cavalli di battaglia del nostro sindacato. Sapere che se ne parli anche in Parlamento non può che riempirci di orgoglio. Ancora più importante è però che si convinca della loro opportunità estrema anche il legislatore e chi sarà presto deputato a decidere come indirizzare i miliardi in arrivo da Bruxelles per risollevare i paesi membri dopo la pandemia del Covid19”.
La VII Commissione di Palazzo Madama dà il suo consenso al parere sul Piano nazionale di rilancio e resilienza, chiedendo nel contempo la revisione di diverse regole che oggi tengono la scuola italiana sotto scacco: le disposizioni indicate dalla Commissione vanno dalla riforma delle modalità di reclutamento, inclusi i meccanismi concorsuali, con riattivazione dei percorsi abilitanti, agli aumenti retributivi e alle progressioni di carriera oggi inesistenti, oltre che la cancellazione delle classi pollaio la diminuzione dei tetti per la formazione delle classi . I senatori prevedono anche l’utilizzo di maggiori risorse per combattere la dispersione in età di obbligo scolastico, fino al potenziamento del sostegno ai disabili e dei cicli e ambiti scolastici oggi più trascurati.
La Commissione Cultura del Senato dimostra di avere ben presenti i problemi della scuola, dimostrando capacità di sintesi e di analisi. Secondo il senatore Mario Pittoni, responsabile Scuola della Lega e vicepresidente della stessa Commissione, i due punti, entrati come condizioni nel parere sul Pnrr, sono “fondamentali nel percorso della sua proposta per superare il precariato”, per restituire “centralità e continuità alla figura del docente mettendo fine alla sarabanda di precari e supplenti, prevedendo una valorizzare la figura professionale del docente anche attraverso un indispensabile aumento retributivo per gli insegnanti e una progressione di carriera correlata all’assunzione crescente di responsabilità e alle valutazioni di merito”.
Le richieste prevedono anche degli investimenti specifici “per l’inclusione e il contrasto all’abbandono e alla dispersione scolastica”, ma anche “misure volte a ridurre il numero degli alunni per classe, ad aumentare i plessi, in particolare nelle zone svantaggiate e meno popolose, alla creazione di nuovi poli scolastici che ospitino dalle classi primavera fino alla scuola secondaria di primo grado, ad assicurare attenzione al sostegno, a potenziare la presenza e diffusione sul territorio nazionale di asili nido e scuole dell’infanzia anche ricorrendo al sostegno delle scuole paritarie, a semplificare le forme di reclutamento degli insegnanti garantendo la continuità per gli studenti e la territorialità per gli insegnanti, a prevedere presìdi medici nelle scuole”.
Quelli indicati dalla VII Commissione di Palazzo Madama sono tutti temi che Anief solleva da tempo: la rivisitazione del reclutamento, ripristinando il doppio canale con l’utilizzo della Gae e ristabilendo i concorsi riservati utilizzati anche dal presidente Sergio Mattarella quando è stato ministro dell’Istruzione, è un passo imprescindibile per spazzare via la supplentite che nella scuola pubblica italiana non ha eguali al mondo. Come è ovvio che per valorizzare gli insegnanti non bastano più gli apprezzamenti della politica, ma servono aumenti stipendiali a tre cifre, il riconoscimento del rischio biologico per lo svolgimento di una professione ad alta incidenza di burnout, oltre che quelle progressioni di carriera che da decenni vengono promosse solo a parole oppure introdotto contrattualmente, come nel caso degli Ata, ma poi mai attuate sul piano reale.
Il sindacato non può che apprezzare, inoltre, la volontà espressa dalla Commissione del Senato di impegnarsi contro un’altra piaga della nostra scuola, quale è l’abbandono prematuro dei banchi, con percentuali che in alcuni territori sono di tre o quattro volte maggiori della media europea e dei limiti stabiliti ormai quasi vent’anni fa dal Consiglio Ue di Lisbona. A questo scopo sarebbe funzionale anche la volontà di abbattere il numero di alunni per classe, introdotto assieme alle classi pollaio, tredici anni fa con la Legge 133 del 2008 che ha avviato l’inopportuno e ingiusto dimensionamento dell’intero comparto scolastico.
Anief ritiene che aumentando le classi, bisognerà incrementare poi le sedi e i plessi, come pure gli organici, ripristinando quindi migliaia di nuove scuole autonome, 200 mila cattedre e 50 mila posti di Ata. Non può essere che positivo anche il giudizio di ampliare asili nido e scuole dell’infanzia, per i quali sono stati già previsti giusto ieri 700 milioni dallo stesso ministero dell’Istruzione, anche in chiave di occupazione femminile, oltre che l’attivazione di presìdi medici nelle scuole che risulterebbero da subito utilissimi al fine di allestire il prezioso monitoraggio continuo sull’andamento del Covid19 negli istituti scolastici.
PER APPROFONDIMENTI:
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