“Formazione e aggiornamento all’innovazione didattica devono diventare un obbligo per tutti con continue verifiche della qualità raggiunta”. Lo chiede Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli: nel commentare i preoccupanti dati emersi dall’ultimo rapporto Invalsi, ha quindi detto che durante il lockdown “i docenti si sono limitati a riproporre online il metodo d’insegnamento tradizionale: lezione frontale, compiti e verifiche”. Anief ricorda che i docenti italiani hanno affrontato un evento eccezionale mostrando altissima professionalità e andando ben oltre quanto loro dovuto, superando gli orari di competenza ed intraprendendo strade didattiche alternative ed efficaci rispetto a quelle tradizionali. Il tutto, con mezzi spesso di fortuna e con i costi di connessione a loro spese.
“Puntare il dito contro il corpo docente italiano per giustificare la regressione di apprendimenti rilevata dall’Istituto Invalsi è ingeneroso e ingiusto”, ribatte Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. “Perché dall’inizio della pandemia i nostri insegnanti si sono prodigati al massimo, mettendo a disposizione l’offerta formativa migliore in quel momento e anche oltre. Anche perché organizzata, implementata e attuata senza indicazioni o supporti, almeno nella parte iniziale. Nel caso del personale precario, docente e Ata, nemmeno avvalendosi dal bonus annuale per l’acquisito dei dispositivi tecnologici”.
“Ci può trovare certamente d’accordo l’aggiornamento professionale, ma – continua il sindacalista autonomo – occorre mettere prima il personale nelle condizioni migliori di agire: i lavoratori della scuola vanno prima di tutto stabilizzati, non lasciati precari sine die, facendo il contrario di quello che chiede Bruxelles. E vanno supportati, come avviene negli altri Paesi europei. È troppo facile dire che gli insegnanti dovevano lavorare meglio, facendo finta di dimenticare il contesto nel quale hanno operato. Le condizioni di lavoro adeguate non sono una concessione o una regalia dell’amministrazione, in questo caso dello Stato: sono una priorità. Poi, certamente, possiamo parlare di aggiornamento e di formazione”.
Anief, invece, può condividere il pensiero del dottor Gavosto quando sostiene che, parlando sempre del lockdown, “nei mesi successivi il Governo ha invece trascurato le altre strade, adottate nel resto d’Europa, per garantire l’insegnamento in presenza, con sufficiente sicurezza”. L’osservazione, in questo caso, appare pertinente, a patto che queste strade siano quelle indicate da tempo dal giovane sindacato autonomo: allargamento degli spazi scolastici, riduzione del numero di alunni per classi, allargamento degli organici e del tempo scuola.
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