Anief: lo abbiamo denunciato, inutile il green pass, per questo abbiamo scioperato; fino a quando non si sdoppiano le classi, il ritorno in presenza sarà insicuro e poco sostenibile in assenza del rispetto delle regole sul distanziamento. Servono test salivari periodici e domestici e una nuova politica di tracciamento dei contagi.
Hanno un nome le tre scuole dell’Alto Adige dove in alcune classi è già tornata la didattica a distanza, per casi di positività tra alunni oppure professori, pochissimi giorni dopo l’inizio delle lezioni in presenza: gli istituti dove le classi sono state messe in quarantena si trovano a Bolzano e sono frequentate da alunni che vanno dalla primaria alle medie. Comincia ad essere evidente che le rassicurazioni del ministro dell’istruzione sul mantenimento delle attività didattiche in presenza, senza tornare alla dad, debbano fare i conti con delle varianti del virus particolarmente potenti, ma soprattutto con l’inerzia di chi governando la scuola aveva la possibilità di aumentare gli spazi delle aule, dimezzare il numero di alunni per classi, incrementando invece quello di docenti e personale Ata. Tutto questo non è stato fatto e la dad è la conseguenza naturale.
“La verità – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che venendo meno il distanziamento minimo tra gli allievi, ci ritroviamo con una sicurezza inferiore all’anno passato. Perché il vaccino non scherma in maniera assoluta dai contagi, mentre è inevitabile che i rischi di contrarre il Covid siano altissimi rispetto agli attuali spazi. Le condizioni di sicurezza non possono essere solo legate alla mascherina e alla vaccinazione di un quinto delle persone - tra alunni, docenti e personale - che stazionano a scuola per diverse ore al giorno. Si era parlato molto anche di sistemi di aerazione meccanici, che avrebbero permesso un ricambio d’aria maggiore, ma nemmeno questo è stato fatto, tranne in rarissimi casi. Anche i tamponi diagnostici per i non vaccinati sono stati depotenziati. E pure i monitoraggi, da realizzare con i test salivari su alunni e personale, non decollano: si realizzeranno per iniziative degli enti locali, creando pure discriminazione tra studenti e personale. Noi continuiamo a denunciare queste scelte sbagliate: ecco perché anche oggi – conclude Pacifico - scioperiamo in 5 regioni, sempre nel primo giorno di scuola”.
Già dopo una settimana dall’avvio dell’anno scolastico stanno emergendo le prime crepe per un’organizzazione che ha monopolizzato l’attenzione sul Green Pass obbligatorio, senza affrontare i punti nevralgici del sistema. La Stampa scrive oggi che “in Alto Adige – si è tornati in classe il 6 settembre – tre classi sono in isolamento a seguito di contagi Covid in aula. Secondo quanto riporta La Stampa di oggi, si tratta di “una classe delle medie «Alfieri» dell’istituto comprensivo «Bolzano Europa 2» e un’altra delle elementari «Milani» del comprensivo «Bolzano 3» sono già in quarantena. Restrizioni scattate anche alle scuole professionali. Le lezioni proseguono quindi online, in dad”.
Allo stop delle lezioni in presenza va sommato anche un altro problema non di poco conto: un’ordinanza del presidente Arno Kompatscher prevedeva screening per quattro settimane, a partire dal 6 settembre, con test salivari a campione, nelle elementari e medie. Ma a causa di moduli errati sul consenso alla privacy, anche questo meccanismo si è stoppato. Forti dubbi, permangono anche sul Green Pass, contro il quale il sindacato ha predisposto apposito ricorso per quello imposto al personale scolastico, oltre che uno a parte rivolto al personale universitario.
Anche e soprattutto per denunciare una scuola in sicurezza, il sindacato Anief ha oggi confermato lo sciopero, nel primo giorno di scuola in 5 regioni. Il giovane sindacato ha inoltre organizzato un presidio davanti al palazzo della Provincia di Trento: il segretario regionale di Anief Trentino Rita Fusinato e il vicesegretario Patrizio Del Prete hanno sottolineato la “necessità di rivedere l'obbligatorietà del green pass per il personale in quanto rappresenta un falso problema. Il vero problema è rappresentato dalle classi pollaio e dalla revisione del DPR 81/2009 relativo al dimensionamento delle classi”.
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