Domani è il battesimo dell’anno scolastico in altre due regioni italiane: centinaia di migliaia di studenti riprenderanno le lezioni in presenza in tutte le province siciliane e friulane. Rimangono ancora senza scuola gli alunni di Puglia e Calabria, dove le giunte regionali hanno fissato il ritorno in classe lunedì 20 settembre. Sia domani, sia lunedì prossimo, saranno altre due giornate contrassegnate dallo sciopero Anief.
“Chiediamo a tutto il personale, di ruolo e precario, di fermarsi nella prima giornata delle attività didattiche. Comprendiamo il disagio, ma era necessario inviare un messaggio importante a chi governa il Paese e la Scuola pensando che con il Green Pass è tutto risolto. Invece, le cose non stanno così perché sappiamo bene che solo un quarto degli alunni è vaccinato ed in ogni caso la somministrazione del vaccino, anche doppia, non protegge dal contagio da Covid. Lo sciopero a questo serve: a chiedere di sdoppiare le classi, a rispettare almeno un metro di distanziamento sociale e i quasi 2 metri quadrati previsti dal DM del 18.12.1975 ma di cui non si tiene conto in quasi nessuna scuola, oltre che a trasformare gli organici di fatto in diritto, aumentandone la capienza e confermando quelli Covid del 20210/21. Riteniamo anche importante introdurre con una legge i salivari periodici in ogni istituto, così da avere quel tracciamento dei contagi di cui tutti parlano ma che poi nei fatti non si è mai realizzato. Senza queste disposizioni, possibili attraverso i finanziamenti del Pnrr, il destino è segnato: basta dire che la dad è già tornata in alcuni istituti dell’Alto Adige. Infine, scioperiamo per i tanti supplenti che hanno lavorato 24-36 mesi e che l’UE e la Corte di Giustizia europea dicono di stabilizzare, oltre che per degli stipendi che necessitano come non mai di 300 euro di aumento”.
Come si sciopera
Le modalità dello sciopero Anief sono state indicate dal ministero dell’Istruzione alcuni giorni fa, con una lettera inviata agli Uffici scolastici regionali con la quale ha comunicato la possibile astensione dal servizio “nella data di inizio delle lezioni dell’a.s.2021/2022 come determinato dai singoli calendari regionali”. Il Dicastero dell’Istruzione comunica “lo sciopero nazionale del personale docente, educativo e Ata, a tempo indeterminato e a tempo determinato, delle istituzioni scolastiche ed educative, per l’intera giornata nella data di inizio delle lezioni dell’a. s. 2021/2022 come determinato dai singoli calendari regionali”.
Il Gabinetto del ministero dell’Istruzione ha spiegato dovranno essere “assicurate le prestazioni relative alla garanzia dei servizi pubblici essenziali” e si dovrà anche adottare “la procedura relativa alla comunicazione degli scioperi alle istituzioni scolastiche e, per loro mezzo, ai lavoratori. Le istituzioni scolastiche avranno cura di adottare tutte le soluzioni a loro disponibili (es: pubblicazione su sito web della scuola, avvisi leggibili nei locali della scuola, ecc.), oltre che “rendere pubblico tempestivamente il numero dei lavoratori che hanno partecipato allo sciopero, la durata dello stesso e la misura delle trattenute effettuate per la relativa partecipazione”.
PERCHÉ LO SCIOPERO
Tra i motivi che hanno indotto Anief a proclamare lo stop delle lezioni e delle attività a scuola, figura il contestatissimo obbligo di green pass per accedere negli istituti: un obbligo che prevede inaccettabili sanzioni per il personale che non si adegua e che vede ancora braccio di ferro sui tamponi gratuiti, senza limitazioni secondo il protocollo, ma riservati ai soli lavoratori fragili secondo una successiva nota ministeriale. E ancora si attende risposta sulla richiesta, inviata da ANIEF negli scorsi giorni, sulla possibilità di utilizzare i tamponi salivari per testare tutto il personale scolastico e gli studenti.
Il giovane sindacato lamenta poi l’assenza di provvedimenti tesi ad una significativa riduzione del numero di studenti per classe, rimasta lettera morta nonostante le parole del ministro Bianchi negli scorsi mesi e necessaria non solo per il contrasto alla pandemia ma anche per garantire una didattica di qualità. Non basta intervenire sulle classi over 27 alunni come ha annunciato il ministro Bianchi ma formare classi con non più di 14 alunni per ogni 35 metri quadri. Non c’è traccia della stabilizzazione di tutto il personale precario del sistema nazionale di istruzione attraverso il ripristino del doppio canale, anche con il coinvolgimento di tutte le fasce delle GPS, e unico modo per evitare che decine di migliaia di posti vacanti e disponibili rimangano senza titolare e vadano ancora una volta datoli a supplenza come è avvenuto ancora quest'anno rispetto a più di 110 mila assunzioni autorizzate, come ci chiede l'Europa.
Come inspiegabile è la trasformazione dell’organico “Covid” in organico di diritto, o quanto meno in organico di fatto (ad oggi la normativa copre solo fino al 31 dicembre le esigenze di dotazione organica aggiuntiva delle scuole e per 40 mila unità rispetto alle 70 mila prima autorizzate) né sul versante del recupero delle sedi e dei plessi dismessi a causa del dimensionamento scolastico, misure entrambe indispensabili per garantire il distanziamento. Basti pensare che ogni alunno avrebbe diritto senza scomodare la pandemia a quasi due metri quadri di spazio per rispettare le regole sulla sicurezza, altro che classi pollaio. Per non parlare del decreto legge 111, secondo il quale ci si può levare la mascherina in classe se siamo tutti vaccinati: eppure, tutti sanno che il contagio si diffonde anche tra i vaccinati.
Anief torna quindi a denunciare l’assenza di qualsiasi apertura che eviti il licenziamento dei diplomati magistrale assunti con riserva e che riassegni chi è già stato licenziato (magari per poi essere riassunto dalle graduatorie del concorso straordinario) alla scuola in cui si era stati immessi in ruolo in precedenza per garantire la continuità didattica, come anche il permanere di un vincolo triennale assoluto alla mobilità del personale docente neo assunto, al quale viene impedito non solo di chiedere il trasferimento ma anche di poter fare domanda di assegnazione provvisoria. Proprio il tema della mobilità, dei docenti ingabbiati è uno dei tanti punti di una piattaforma che pretende dal Governo risposte chiare e la riapertura di un dialogo vero.
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