Con il Governo alla ricerca di nuove forme di flessibilità in uscita per evitare l’assurdo ritorno alla legge Fornero, con uscita dal lavoro a 67 anni o con 42 anni circa di contributi, si torna a parlare di riscatto della laurea gratuito: una ipotesi che durante l’audizione alla commissione lavoro della Camera il 12 ottobre scorso il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha detto costerebbe allo Stato 4-5 miliardi l’anno. Anche se lo stesso Tridico ha parlato di benefici evidenti, poiché “il riscatto della laurea ha due caratteristiche positive: incentiva il giovane e contribuisce all’aumento delle skill in un Paese dove il tasso dei laureati è tra i più bassi dell’Ue. Oltre a pareggiare una sorta di discriminazione che potrebbe denunciare chi resta di più tra i banchi di scuola rispetto all’ingresso mercato nel mercato del lavoro”.
Su questa proposta, Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ritiene condivisibile la posizione del numero uno dell’Inps: “Riteniamo che anche il riscatto della laurea debba certamente essere gratuito”, ha detto il sindacalista autonomo ad Italia Stampa, sia per andare incontro alla formazione del un montante pensionistico andando a riconoscere periodi di studio e di formazione riconosciuti che in tutti i Paesi moderni vengono equiparati al lavoro, sia “per incentivare tutti i giovani a laurearsi in un Paese, l'Italia, che ha 10 punti di distacco rispetto alla media europea sulla percentuale di giovani laureati. Ricordiamo che in Germania riscattano anche due anni delle scuole superiori e permettono di lasciare prima di noi l’insegnamento, tra l’altro dopo essere arrivati alla pensione con uno stipendio quasi doppio rispetto al nostro che comporta pure un assegno di quiescenza decisamente più corposo”.
Dalla Legge di Bilancio potrebbe arrivare un ulteriore valorizzazione del diploma di laurea, ai fini del calcolo pensionistico. “Al momento – scrive Il Corriere della Sera - chi vuole riscattare gli anni di studio ha a disposizione il riscatto «agevolato» che come ricordato dall’Inps varrà anche nel 2022. La norma prevede che si possano riscattare, salvo alcune eccezioni, gli anni degli studi universitari a fini pensionistici senza limiti di età ma a patto di non avere versato contributi prima del 1996 e di essere iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (dipendenti, autonomi o gestione separata). Al momento sono esclusi gli iscritti alle casse di previdenza dei professionisti”.
Ma quanto costa, in pratica, oggi riscattare la laurea? “In concreto è possibile riscattare fino a 5 anni di università, a un costo parametrato alla retribuzione ma agevolato e che in media si è attestato attorno a 5.200 euro per anno di studio. La domanda va fatta all’Inps e l’importo si può saldare in una unica soluzione o in massimo 120 rate mensili non inferiori a 30 euro”.
La convenienza di accettare o meno l’attuale possibilità è soggettiva. Altroconsumo per valutare il vantaggio ha detto che bisogna “confrontare il costo del riscatto con il numero delle rate mensili di pensione che si potranno riscuotere in anticipo rispetto al raggiungimento dell’età pensionabile e con l’incremento dell’importo della pensione»” ‘Recuperare’ la contribuzione degli anni di laurea è quasi sempre conveniente ma lo è di più per chi non ha retribuzioni particolarmente elevate e per chi ha iniziato a lavorare molto presto. Si legge sul sito dell’associazione dei consumatori: «Se, per esempio, hai finito di studiare perfettamente in corso a 22 anni e hai subito iniziato a lavorare e non hai mai smesso di farlo, il riscatto della laurea può essere una scelta che ti avvicina al requisito attuale dei 42 anni e 10 mesi (se uomo, uno in meno se donna) di anni di lavoro (e di versamenti) che devi avere per poter anticipare la pensione”. Diverso il quadro se si è iniziato a lavorare tardi. Il riscatto oneroso della laurea porterebbe comunque ad uscire dal lavoro a 67 anni.
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