Si potrebbe allargare ad altri lavoratori della scuola, ma non a tutti, l’accesso al pensionamento a 63 anni tramite l’Ape sociale: per volontà dalla Commissione sui lavori gravosi, dal 2022 dovrebbero essere inclusi anche i maestri della scuola primaria e i collaboratori scolastici. Categorie che si andrebbero così ad aggiungere ai maestri della scuola dell’Infanzia e agli educatori degli asili nido. Disco rosso, invece, per tutti gli altri: nessun anticipo pensionistico, dunque, per i docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, come pure per gli assistenti amministrativi, i tecnici, gli educatori e tutte le altre figure professionali: a costoro vanno applicati i parametri dell’ultima Legge Monti-Fornero, con uscita a 67 anni oppure con circa 42 anni di contributi versati. Nelle prossime settimane, i risultati prodotti dalla Commissione, presieduta dall'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, verranno sottoposti al vaglio del Governo e del Parlamento.
Anief apprezza senz’altro il coinvolgimento dei maestri della primaria e dei collaboratori scolastici nella nuova lista, che sulla base di criteri scientifici ha portato la Commissione lavori gravosi ha esteso dalle 15, sinora previste, a ben 43 professioni potenziali che presentano un indice combinato di malattie professionali e infortuni sopra la media: tutte attività che comportano mansioni “pesanti”, non solo a livello fisico, che comportano quindi la possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro. Rimane da capire cosa ha portato gli esperti a escludere le altre professionalità della scuola.
“In realtà – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – il lavoro all’interno di un istituto scolastico è tutto usurante. Vi sono delle dimostrazioni scientifiche che non fanno differenze sostanziali tra gli strascichi psicologici e fisici che comporta l’opera professionale in un istituto scolastico. A questo proposito, sono anni che chiediamo, anche per trasparenza amministrativa e pubblica, che i dati sulle malattie professionali vengano resi pubblici: ci dobbiamo accontentare di quelli svolti all’estero, dove è emerso che tutto i lavoratori della scuola, a partire dai docenti, sono vittime del burnout. È un dato provato, che ci ha convinto a chiedere nel nuovo contratto di lavoro la diaria da rischio biologico assegnata ad altre professionalità, come quelle mediche. Indennità a parte, rimane un dato di fatto che, anche per ringiovanire la categoria più vecchia al mondo, c’è l’impellenza di mandare in pensione chi lavora a scuola a 62 anni senza penalizzazioni. Ecco perché l’Ape Social va allargata a tutti i docenti e Ata”.
Niente da fare: i docenti della scuola secondaria e tutto il personale Ata, tranne i collaboratori scolastici, non svolgono un lavoro usurante da “meritare” il pensionamento anticipato. Il sindacato ha forti perplessità. Sulla base di quali parametri, chiede Anief, gli esperti hanno infatti calcolato gli indici statistici forniti da Inps, Inail ed Istat che valutano la fatica fisica e psicosociale delle mansioni svolte oltre che gli indici legati agli infortuni ed incidenti sul lavoro? Perché lo svolgimento di attività analoghe, come nel caso degli insegnanti della scuola primaria e secondaria, viene interpretato diversamente da un punto di vista dello stress e del burnout che ne deriva? Perché non si considera il lavoro di un amministrativo, sottoposto a turni di lavoro e mansioni sempre più probanti, usurante alla pari di quello del collaboratore scolastico?
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