Continuano le disfunzioni e ambiguità sui corsi di specializzazione per diventare insegnanti di sostegno: non bastavano le discrepanze territoriali tra cattedre vacanti e posti messi bando, con incomprensibili differenze regionali; non era sufficiente l’inerzia dell’amministrazione nel volere assumere in modo macchinoso, con concorsi per pochi posti, e senza attingere direttamente da tutte le graduatorie; adesso ci si mettono anche gli atenei organizzatori, con selezioni a dir poco discutibili. L’ultimo caso è avvenuto all’Università Unicamillus di Roma, dove alla prova preselettiva per l’accesso al TFA Sostegno secondaria di secondo grado, svoltasi lo scorso 30 settembre, un candidato su tre è stato giudicato con il massimo dei voti (30 punti su 30), mentre tutti gli altri sono stati immediatamente esclusi dalle prove successive: su 1.519 candidati, ben 599 hanno conseguito 30/30, mentre chi ha preso anche mezzo punto in meno, 29,5, è stato subito rimandato a casa. In altre università, invece, la votazione massima è stata assegnata a pochissimi docenti.
Anief reputa davvero paradossale che possano realizzarsi questo genere di prove preselettive: “Occorre introdurre una uniformità di accesso e quindi di giudizio degli aspiranti docenti di sostegno – sostiene Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché si sta realizzando un processo di valutazione differenziata, che danneggia in primis i candidati. Si tratta di un processo di palese discriminazione che inevitabilmente diventa anche oggetto di contenzioso. Secondo il nostro sindacato, tra l’altro, tutto questo non dovrebbe venirsi a realizzare, semplicemente perché tutti gli aspiranti a specializzarsi nell’insegnamento della didattica speciale dovrebbero essere ammessi: ci ritroviamo anche quest’anno con almeno 60mila docenti che insegnano su posti di sostegno senza avere la specializzazione”.
“Non ci possiamo permettere il lusso di organizzare i corsi con numeri inadeguati e poi di rifiutare l’iscrizione da parte di candidati che presentano regolari titoli e servizi svolti. Per questi motivi – conclude Pacifico - Anief ha consigliato di impugnare il decreto ed aderire al ricorso del sindacato per incrementare il numero dei posti di accesso al Tfa sostegno ed essere ammessi poi alla frequenza per conseguire la specializzazione su sostegno”.
Sulle selezioni per l’accesso ai corsi di Tfa Sostegno serve fare chiarezza, perché si rischia più che mai di ammettere i candidati non in base al merito e alle competenze, ma a seconda dell’ateneo prescelto. Secondo il Comitato Candidati Unicamillus TFA Sostegno di Roma, nella selezione svolta presso il Foro Italico, sempre di Roma, è stato assegnato dalla commissione solo un 30 con il voto minimo di 21,50; all’Europea voto massimo 28 e voto minimo 19; alla Lumsa si parte da 28,50 fino a 17; a Tor Vergata il voto massimo è stato di 27 fino a 20,50; a Roma Tre si va dal 28,50 fino al 20; alla Unint da 26,50 a 13,50. I “geni”, commenta il comitato, “stavano tutti alla Unicamillus!”.
“È chiaro – continuano i partecipanti esclusi - che le anomalie risultano palesi e gravissime. È la stessa Unicamillus che mette le mani avanti e in una nota scrive di aver presentato un esposto alle autorità competenti per accertare la liceità dei risultati. Quanto accaduto – continua il comitato - getta una pesante ombra sulla Unicamillus che al primo anno di TFA sostegno si distingue già per opacità e assenza totale di trasparenza. La specializzazione nel sostegno è da anni ormai diventata terreno fertile per ambigue attività che nulla hanno a che fare con il mondo della scuola e della disabilità”, con le selezioni diventate una sorta di “mercificazione”. Una condizione contro la quale Anief combatte da tempo, pur nell’assoluta incapacità dell’amministrazione scolastica e universitaria nell’affrontare e risolvere il problema alla radice.
PER APPROFONDIMENTI:
Sostegno, per il Tar del Lazio va rispettato il diritto all'istruzione
Sostegno, non è cambiato nulla: oltre 100mila posti a supplenza anche quest’anno, la metà in deroga