Anief presenterà appello in Consiglio di Stato e ricorsi in diversi tribunali del lavoro avverso le sospensioni. Sono 6 mila gli insegnanti e gli amministrativi sospesi. Per aderire al ricorso cliccare qui
Tra le motivazioni infondate anche la possibilità dei lavoratori non vaccinati di poter svolgere altro lavoro (dal 15 febbraio nessuno potrà lavorare), di poter lavorare in sicurezza a scuola (le classi non rispettano i criteri sul distanziamento negli spazi chiusi), il dovere di rispettare la volontà politica di svolgere le lezioni in presenza e le valutazioni di carattere medico-scientifiche rispetto alle opinioni personali (non esiste un obbligo vaccinale per la popolazione), di potersi comunque non vaccinare se fragili (quindi i non ricorrenti), di non poter invocare il rispetto della normativa europea sul principio di non discriminazione e sulla libertà di pensiero (che quindi sono riconosciuti) a fronte del bilanciamento dei diritti fondamentali sulla salute e istruzione pubblica (contro la gerarchia delle fonti).
Anief apre fin dai prossimi giorni la raccolta delle adesioni per appellare in Consiglio di Stato e annuncia la notifica dei primi ricorsi presso i tribunali del lavoro in attesa della pronuncia della Corte di giustizia europea sulla causa promossa dal tribunale di Padova per l'obbligo imposto già al personale sanitario.
Marcello Pacifico ritiene che ci siano “tutti i presupposti per far annullare dal Consiglio di Stato tale ordinanza che tutto dice tranne che in punto di diritto. Ad ogni modo, quell'Europa che oggi è stata ignorata si pronuncerà entro un anno su un obbligo vaccinale che non ha alcun fondamento giuridico nel nostro ordinamento euro-unitario. E a quel punto tutti i docenti sospesi che hanno inviato le nostre diffide potranno chiedere il risarcimento non soltanto dello stipendio non avuto, ma dei danni materiale e morali subiti”.
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