Sul rientro in classe degli insegnanti non vaccinati “siamo in totale opposizione rispetto al decreto 24/22 e l’interpretazione dell’ufficio legislativo del ministero è sbagliata: va contro le normative inesistenti”: lo ha dichiarato oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, in un’intervista a “Senza Filtro”. Il problema è che per l’organo legislativo del ministero dell’Istruzione le 36 ore settimanali sono necessarie e non farle effettuare “comporterebbe un arbitrario e inaccettabile dimezzamento dell’orario lavorativo. Inoltre, gli esperti dell’amministrazione hanno ribadito che stante la parità di retribuzione, di un trattamento privilegiato rispetto ai colleghi vaccinati. “Secondo noi, c’è un equivoco di fondo - replica il sindacalista autonomo – perché il ministero così dicendo si ostina a pensare che chi non è vaccinato possa avere un trattamento simile a chi non è idoneo. E in base a quale criterio può essere considerato tale se è sano?”.
L’accostamento dei docenti non vaccinati, che passano per il Ministero ad un orario di 36 ore settimanali, ha a che fare con quanto previsto dall’articolo 8 del CCNI scuola per i lavoratori cosiddetti fragili, coloro che per svariati motivi non sono più in grado di insegnare e la cui situazione viene normalmente vagliata da una commissione. “Tale utilizzo del contratto ci sembra irragionevole - precisa Pacifico - ed inoltre questi docenti non possono fare lezione in presenza ma nessuno vieta loro di praticare la DAD, che potrebbe essere richiesta dalle famiglie se i figli si trovano in quarantena o impossibilitati a partecipare alle lezioni. Una possibilità che di fatto dalle scuole non viene messa in campo”.
Pacifico poi si chiede perché lo stesso trattamento “non riguarda anche i dirigenti o il personale Ata Adibire i docenti a mansioni più simili a quelle degli amministrativi squalifica la loro funzione. Ci si potrebbe invece avvalere del loro supporto – spiega il leader Anief - per la gestione dei corsi di recupero online oppure per gestire il Piano Triennale dell’Offerta Formativa. O ancora per attività a carattere collegiale, di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento che sono più in linea con il loro ruolo. Una soluzione simile invece è presentata come una punizione per quegli insegnanti che si ritiene debbano dare il buon esempio”.
A presentare ricorso contro questo trattamento discriminatorio, a partire dal 1° aprile in corrispondenza con il rientro a scuola, finora sono stati 500 docenti, che si aggiungono ai 3.000 che l’hanno fatto contro l’obbligo vaccinale. “Lo Stato sta sbagliando nel continuare a umiliare la categoria docenti e chi ha fatto una scelta individuale ben precisa. La scuola non è un carcere e bisogna ridare dignità al personale”. Ma con l’arrivo della Pasqua c’è anche il nodo ferie: al giovane sindacato sono arrivate diverse segnalazioni di docenti non vaccinati e riammessi in servizio con altre mansioni che hanno ricevuto l’invito da parte dei presidi a richiedere quelle ferie che avrebbero di diritto. Anche questa per Anief è una richiesta illegittima perché l’articolo 8 del DL 24 di fatto non richiama mai il CCNI sugli inidonei e non stabilisce l’inquadramento dei docenti senza Green pass nei profili Ata.
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