Sono riprese oggi le trattative per il rinnovo del Contratto Istruzione e Ricerca, biennio 2019-2021. La parte pubblica, attraverso l’Aran, ha inviato alle organizzazioni sindacali la sua proposta sul tema della responsabilità disciplinare. Anief, presente all’incontro, non ci sta e torna a chiedere di aggiornare immediatamente la parte economica, da integrare con nuove risorse, per rispondere all’emergenza salariale del personale scolastico.
Secondo il presidente Anief Marcello Pacifico, presente all’incontro svolto presso la sede a Roma dell’Aran, il confronto ha assunto dei tratti quasi surreali: “La verità è che i docenti e il personale Ata sono impoveriti sempre più e servono risorse: per questo abbiamo rilanciato il contratto ponte, che chiediamo da mesi, è l’unico modo per dare immediato ossigeno ai lavoratori dell’istruzione e della ricerca. Il resto, a partire dalle modifiche della parte normativa, vanno trattate nel prossimo contratto, il Ccnl 2022/24, ancora di più perché quale senso avrebbe modificare le norme di prestazioni lavorative già svolte?”.
È ripartito, dopo la pausa agostana, il tavolo per il rinnovo del CCNL Istruzione e Ricerca. L’Aran ha deciso di riprendere la discussione sul tema della responsabilità disciplinare, su cui, ricordiamo, la trattativa si era arenata in occasione del rinnovo del 2018/21, tanto da arrivare allo stralcio della parte riguardante il personale docente. Il tema è di importanza cruciale perché riguarda la libertà di insegnamento, garantita dalla Carta costituzionale. Il datore di lavoro pubblico vorrebbe assegnare al dirigente scolastico poteri sanzionatori ancora più ampi, attribuendogli anche la facoltà di irrogare sospensioni (fino a 10 giorni), le quali oggi invece sono ad appannaggio dell’ufficio procedimenti disciplinari presso ogni direzione regionale. Anief è invece di parere opposto.
Per Marco Giordano, segretario generale Anief, “la concentrazione di un potere sanzionatorio maggiore nelle mani del dirigente scolastico, che allo stesso tempo riceve le segnalazioni, istruisce i procedimenti e irroga le sanzioni, rischia di destabilizzare i complessi equilibri delle istituzioni scolastiche. A tutela di tutti, dirigenti compresi, riteniamo che le sanzioni dei docenti di ordine superiore al rimprovero scritto debbano rimanere in capo agli uffici per i procedimenti disciplinari presso le direzioni regionali del Ministero, per far sì che sui provvedimenti più gravi sia un organo terzo a valutare. D’altra parte – continua Giordano – i dati degli ultimi anni ci restituiscono un quadro di sostanziale correttezza, sotto il profilo disciplinare, dei comportamenti del personale scolastico, con percentuali infatti molto ridotte, diremmo fisiologiche, di irrogazione delle sanzioni più gravi”.
Ma a sorprendere ancora di più, secondo Anief, è il clima in cui la discussione è avvenuta. Il quadro preoccupante dell’inflazione nel nostro Paese, aggravato da una campagna elettorale per molti versi lunare nei tempi, nei toni e nei contenuti, rende ancora più urgente dare una risposta alla perdita del potere di acquisto che affligge il personale del comparto istruzione e ricerca, in particolare quello scolastico.
“Discutere di altro – ha detto Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – mentre la capacità di spesa dei lavoratori della Scuola va a picco è surreale. Per di più se si tratta di un tema, quello delle sanzioni, che già nel 2018 ha portato allo stallo del tavolo contrattuale. La vera responsabilità è quella di chi sta rallentando il riconoscimento degli adeguamenti stipendiali arretrati a docenti, Ata e personale educativo, per di più a fronte di risorse del tutto insufficienti. Per questo, Anief ha rilanciato l’invito a chiudere presto e al meglio delle risorse disponibili il contratto 2019-2021 sulla sola parte economica, onde accelerare i tempi e dare un po’ di ossigeno al personale scolastico. Per tutti i temi di merito, da quello disciplinare alla formazione, dal lavoro agile al welfare, la discussione – conclude Pacifico – va spostata sul contratto 2022-2024 e previa copertura economica congrua sin dalla prossima legge di stabilità”.
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