Il Governo vuole realizzare la riforma degli istituti tecnici e professionali: il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha fatto sapere che domani “in Consiglio dei Ministri realizzeremo il varo del provvedimento e sarà un canale formativo di Serie A”. L’obiettivo è l’avvio, dal 2024/25, di una sperimentazione in larga scala del modello 4+2, percorsi quadriennali più due ulteriori annualità negli Its Academy (potrà coinvolgere fino a un massimo del 30% di istituti tecnici e professionali del territorio). Per Valditara, la scuola non è solo un luogo dove si acquisiscono competenze accademiche, ma anche un ambiente in cui deve essere valorizzata la “cultura del lavoro”: la scuola, sostiene il ministro, deve avere il compito di preparare i giovani al mondo del lavoro, offrendo opportunità concrete di crescita professionale. Il piano prevede una diversa scansione temporale degli anni di corso, con la possibilità di essere immessi prima nel mondo del lavoro, maggiori opportunità di stage e formazione in azienda, specializzazioni più adeguate alle richieste delle aziende e da completare attraverso l’inserimento in pianta stabile nel modello formativo superiore degli Istituti tecnici superiori che verranno quindi potenziati.
Anief ritiene condivisibile adeguare l’offerta formativa ai tempi, tuttavia non concorda sulla riduzione del percorso formativo e nemmeno su eventuali riduzioni del personale scolastico, che invece va sensibilmente potenziato, anche all’interno degli Its che devono avere personale statale, anche per affrontare la sfida del Pnrr. “Va ricordato – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Aneif - che non basta cambiare il percorso di studi per avere miglioramenti, soprattutto laddove i territori non offrono opportunità reali d’impiego e dove la dispersione scolastica rimane altissima, arrivando a sfiorare il 20%”.
Dal portale dati del Ministero dell’istruzione e del merito”, ha di recente scritto rivista Tuttoscuola, risulta che “nel 2017-18 erano stati iscritti al primo anno 578.997 studenti che, al quinto anno, nel 2021-22, erano diventati 463.986, facendo registrare 115.011 abbandoni, intervenuti nell’arco dell’intero percorso scolastico, con un tasso di dispersione scolastica del 19,86%. Praticamente si è perso o ha abbandonato 1 studente ogni 5”. Secondo l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi, “l’emergenza educativa va sempre peggio” perchè “ci sono tanti giovani che lasciano la scuola. Questo ci deve interrogare tanto”.
Anief continua da anni a puntare il dito su questo problema chiedendo un organico maggiorato da collocare nelle zone dove i rischi sono maggiori: “La presenza in certi territori di tanti stranieri, pochi stimoli sociali e di malavita genera un circolo vizioso che porta gli alunni meno ‘protetti’ a lasciare gli studi con una certa facilità – continua Pacifico - , per questo motivo occorre aumentare il numero di operatori scolastici – docenti, personale Ata, assistenti di vario genere – al fine di contrastare con efficacia un fenomeno che non sembra arrestarsi. Certamente, anche la nomina stessa dei docenti tutor e degli orientatori, quindi di oltre 40 mila insegnanti, può dare impulso a queste attività. Rimane il problema dell’organico per gestire l’enorme mole di lavoro associata ai progetti nazionali di ripresa e di resilienza che hanno portato ad ogni istituto scolastico centinaia di migliaia di euro di finanziamenti: non possono bastare poco più di 10mila Ata per soli tre mesi. Ne servono almeno 40mila per tre anni. Le scuole, infine, hanno bisogno di personale stabilizzato considerando che il 25% di quello in forza alla scuola è precario: apriamo alle immissioni in ruolo da Gps e il doppio canale di reclutamento”, conclude Pacifico.
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