Pacifico (Anief): “La condizione di precarietà e l’abuso dei contratti a termine da parte dello Stato italiano sono la principale causa della carenza di insegnanti.
A ciò si aggiunge la poca valorizzazione della professione docente, resa evidente da stipendi percepiti come i più bassi di Europa, lontani dall’inflazione (-20% dal 2009), inferiori a quelli di un operaio rispetto al 1993. Tali discriminazioni sono protette da una precisa direttiva europea (n. 70/99) che reca norme per la prevenzione e la sanzione dei contratti a termine e la disciplina del principio di non discriminazione tra lavoratori in base alla durata del rapporto di lavoro. Il sindacato Anief, fin dalla sua fondazione (2008), ha denunciato presso le istituzioni e le corti europee e nazionali la costante violazione da parte dello Stato italiano delle norme europee sull’abuso dei contratti a termine degli insegnanti italiani, sull’alto tasso di precarietà per ridare dignità e rendere più appetibile la professione docente”
Stamani Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, è intervenuto per parlare al convegno organizzato dalla Cesi “Carenza di insegnanti: risposte delle politiche attive del mercato del lavoro e dell’istruzione”.
Il leader del giovane sindacato rappresentativo ha affermato che “dal 2014 al 2024, più del 50% delle immissioni in ruolo autorizzate di insegnanti dal Governo italiano, attraverso lo scorrimento di graduatorie di dieci procedure concorsuali ordinarie, riservate, straordinarie (previste dalla legge 107/15 alla legge 56/24) non sono state attribuite per carenza di insegnanti, rispetto a un aumento del 200% di contratti a tempo determinato. Oggi, in Italia, insegnano 1 milione di insegnanti su posti comune e di sostegno, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria. Tra questi docenti, 250 mila sono supplenti, hanno un contratto a termine come supplente annuale (al 31 agosto) in 50 mila o al termine delle attività didattiche (30 giugno) in 200 mila. La metà delle supplenze riguarda posti di sostegno, in costante aumento (da 18 mila nel 2008 a 118 mila nel 2023), attivati in deroga, per rispondere all’aumento delle iscrizioni di alunni con disabilità, annualmente confermati alle scuole. A questi insegnanti si aggiungono quelli che hanno una supplenza breve e saltuaria per ragione sostitutive durante l’anno scolastico”.
“L’età di accesso ai ruoli – ha continuato il sindacalista autonomo” è di 45 anni mentre più del 60% degli insegnanti italiani è over 50. Tutti i precari non hanno diritto a una progressione di carriera, pertanto, hanno sempre lo stesso stipendio anche dopo tanti anni di insegnamento come supplenti, fino al 2024 non avevano riconosciuto per intero il servizio pre-ruolo nella ricostruzione di carriera”.
“Nel 2010, Anief denuncia alla stampa e nei tribunali del lavoro l’abuso dei contratti a termine e l’alto tasso di precarietà dei docenti italiani, mentre è attivata una prima procedura d’infrazione dalla Commissione UE (2124), poi archiviata con l’approvazione della legge 107/2015. Nel 2011, il Parlamento italiano approva la legge 106 che estromette il personale docente dalle tutele previste dalla direttiva europea (70/99), legge che è dichiarata contraria al diritto dell’Unione, nel 2014, dalla Corte di giustizia europea (CGUE) (C-22, 61/63, 418/2013). Nello stesso anno, la Commissione UE avvia una seconda procedura di infrazione (4231) - ancora oggi attiva - a causa dell’aumento del 200% del tasso di precarietà e della continua discriminazione dei docenti supplenti”, ha detto ancora Marcello Pacifico.
“Alla luce del quadro normativo richiamato, la Commissione UE deve denunciare l’Italia per la violazione sistematica del diritto europeo, per far ripristinare il doppio canale di reclutamento come misura di prevenzione per sopperire alla carenza di insegnanti, stanziare le risorse per prevedere nella contrattazione una specifica indennità per l’abuso dei contratti a termine e la parità di trattamento giuridica ed economica tra personale precario e di ruolo, adeguare l’organico di fatto assegnato alle supplenze all’organico di diritto assegnato ai ruoli. Il compito degli insegnanti in Europa è quello di costruire una cittadinanza europea legata allo sviluppo di un’economia europea verde e sostenibile, di una società più giusta, più equa e solidale ancorata al pilastro europeo dei diritti sociali e alla carta sociale europea, ma il compito delle istituzioni e dei sindacati della UE è quello di valorizzare la professione docente per realizzare questo progetto”, ha concluso il presidente dell’Anief.
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