Udir, il giovane sindacato dei Dirigenti Scolastici invita tutti gli interessati, dirigenti scolastici in servizio o in pensione, a ricorrere gratuitamente per ottenere la perequazione esterna, ovvero la corresponsione integrale e a partire dal 1° settembre 2015 del differenziale della parte fissa della retribuzione di posizione tra i dirigenti dell'ex area VII e dell'ex area V. Possibile recuperare fino a 43mila Euro nel quinquennio.
Sull’accordo di un anno fa tra la Funzione Pubblica e i sindacati maggiori, l'Intesa del 30 novembre 2016, pesano le mancate coperture del Mef. Uno dei tanti nodi da sciogliere è relativo al Bonus Renzi da 80 euro che percepiscono molti insegnanti e impiegati della scuola poiché i loro compensi sono al di sotto del limite dei 26mila euro lordi annui, considerando anche che la media è scesa in pochi anni di 2mila euro attestandosi a poco più di 28mila euro annui e confermandosi di gran lunga i più bassi della pubblica amministrazione. Inoltre, come detto da tempo dall’Anief, il Governo starebbe anche cercando di produrre un “aumento a pioggia fino ad una certa soglia di redditi, ad es. 27mila euro, scendendo poi gradualmente al di sotto di questa soglia”, cercando in questo modo, con la tecnica alla Robin Hood, di risparmiare altri soldi. Come se chi ha più anni di servizio e guadagna un po’ di più dei colleghi non avesse lo stesso diritto a percepire l’aumento, almeno per sopperire all’avanzare dell’inflazione. Occorrono altri 200 milioni di euro che sommati alla cifra necessaria per non far perdere il bonus 80 euro salgono a 300 milioni”. Il problema, ribatte l’Anief, è che i soldi necessari sono molti ma molti di più: per uno stipendio medio di 31mila euro sinora sono stati stanziati appena 8 euro netti in media per il 2016 e 2017, più 40 euro a partire dal prossimo 1° gennaio.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Sono cifre ridicole, perché rispetto all'inflazione programmata nei dieci anni appena trascorsi, quando è rimasta bloccata anche l'indicizzazione dell'Indennità di vacanza contrattuale, i valori sono rispettivamente quindici e tre volte inferiori all'aumento del costo della vita. A queste condizione, visto che nemmeno lontanamente si recupera l’inflazione, il contratto non può essere quindi firmato: per tali motivi, Anief rinnova l'invito ai sindacati maggiori a non prendere in considerazione certi tipi di proposte, assolutamente irricevibili e indegne per chi opera per la formazione dei giovani di un Paese moderno quale dovrebbe essere l’Italia. Ma ci rivolgiamo anche al personale, invitandolo a non subire certe ingiustizie e a contrastare con noi i mancati adeguamenti stipendiali.
Il contratto, che doveva essere firmato, avrebbe dovuto prevedere aumenti dal 2018 di almeno 127 euro, considerando il tasso di inflazione programmata registrato negli ultimi dieci anni. A cui aggiungere 2.654 euro netti di arretrati. È per questo che si stanno profilando un rimborso e un aumento davvero ridicoli, senza contare che mancano le quattro mensilità del 2015. Per tali motivi, l’Anief diffida gli altri sindacati dalla firma e invita a inviare la diffida all’amministrazione e alla Ragioneria dello Stato per sbloccare l'Indennità di vacanza contrattuale.
Regna piena confusione sui 48mila docenti assunti con il potenziamento scolastico, introdotto con i commi 2 e 3 della Legge 107/2105, ma la cui figura professionale non è prevista dal contratto di categoria. Dalle scuole giungono notizie di insegnanti spaesati e senza incarichi definiti, perché impegnati in attività non in linea con i contenuti previsti dal Piano dell’offerta formativa e sempre più spesso utilizzati come tappa-buchi per sostituire i colleghi assenti o sui posti vacanti.
Uno di loro ha inviato un accorato appello, tramite un cliccatissimo video-messaggio, alla titolare del Ministero dell’Istruzione: ma non eravamo una risorsa della scuola dell'autonomia? Come è possibile supplire dei colleghi, senza nemmeno l’abilitazione e magari per mesi? Perché le scuole hanno dovuto scegliere il profilo del “potenziatore” la prima volta fra sette preferenze su una lista fornita dal Miur e non in base al loro Piano triennale dell’offerta formativa? Esiste una differenza tra insegnante e “potenziatore”? Se quest’ultimo non ha le competenze richieste dalla scuola, allora prende uno stipendio inutile?
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Sono domande sulle quali la Ministra ha l’obbligo di fornire risposte chiare e convincenti. In attesa che questo avvenga, Anief un'idea ce l'ha e cercherà di realizzarla nel contratto collettivo nazionale. Nel frattempo, consigliamo a questo docente e a tutti coloro che si trovano nelle stesse condizioni di non perdere la fiducia nel proprio ruolo, nella professionalità che contraddistingue il percorso dell'insegnamento. Siamo sempre più convinti, ascoltando tali insegnanti, che è giunta l’ora di cambiare insieme questa cattiva scuola: al suo posto vogliamo costruirne una giusta, dove il docente non è un impiegato e i saperi non sono interscambiabili, nonostante siano sempre in relazione tra loro. Un luogo di formazione dove si entra per merito, tramite il superamento di concorso, per insegnare la propria disciplina, nella quale ci si è abilitati. Senza più fare il tappa-buchi.
Nuovo successo targato Anief presso il Tribunale del Lavoro di Salerno che conferma che il periodo svolto durante il precariato deve essere integralmente computato ai fini del raggiungimento del quinquennio di permanenza su posto di sostegno e condanna l'Amministrazione a pagare più di 10mila Euro di spese di soccombenza. Marcello Pacifico: “È una nuova vittoria per il riconoscimento della professionalità acquisita durante il precariato”.
Arriva una nuova sentenza dal Tribunale del Lavoro di Salerno a dare ragione alle tesi sostenute dall'Anief sulla necessità di computare anche il servizio svolto durante il precariato ai fini del raggiungimento dei cinque anni di permanenza su posti di sostegno. Impeccabile l'azione legale Anief che, su ricorso patrocinato dagli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Ida Mendicino e Antonio Salerno, ottiene la dichiarazione di illegittimità del CCNI mobilità 2016 nella parte in cui non computa anche il periodo di precariato svolto sul sostegno ai fini del raggiungimento dei cinque anni di obbligo di permanenza trascorsi i quali il docente può richiedere il trasferimento su posto comune. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Questa è una nuova vittoria per il riconoscimento della professionalità acquisita durante il precariato. Abbiamo ancora una volta dimostrato che il contenuto della contrattazione integrativa sulla mobilità è discriminatoria per quanto riguarda le previsioni sul precariato e il mancato computo del servizio a termine ai fini del raggiungimento del quinquennio di obbligo di permanenza su posti di sostegno ne è la prova. La giurisprudenza europea, infatti, ha confermato che lo Stato italiano ha l’obbligo di vigilare affinché tra contratto a termine e contratto a tempo indeterminato non vi sia un trattamento globalmente sfavorevole all’interessato quando l’oggetto del suo incarico e la natura delle sue funzioni restano invariati”. Il giovane sindacato, che ha fatto della tutela dei diritti dei lavoratori della scuola la propria bandiera, si impegnerà perché anche questa stortura sia superata nelle future contrattazioni di comparto e ricorda che è ancora possibile candidarsi con Anief alle prossime elezioni RSU.
Le ultime indicazioni del Mef confermano quello che l’Anief sostiene da tempo: la media retributiva del personale scolastico è passata dal 2009 a oggi da 30.570 a 28.343 euro. Ma se si è giunti a questo deprecabile decremento stipendiale, che ha fatto sprofondare la scuola ancora di più in fondo alla classifica dei compensi annui della PA, una bella fetta di colpa è anche di quei sindacati di comparto – ovvero Cisl, Uil, Snals e Gilda – che il 4 agosto 2011 sottoscrissero all’Aran un CCNL, convertito con modificazioni nella Legge n. 106 del 12 luglio 2011, prologo della Legge 128/13 che, in cambio dell'invarianza finanziaria delle assunzioni che si sarebbero effettuate da quel momento in poi, ha rallentato in modo sensibile la progressione stipendiale dei neoassunti cancellandogli il primo gradone stipendiale. Perché congelando il compenso del neo-assunto sino all’ottavo anno di carriera, per via della scomparsa del passaggio a 3 tre anni, un’alta percentuale degli oltre 256mila docenti immessi in ruolo degli ultimi sei anni si è trovata a percepire il compenso-base per un periodo lunghissimo. Pesando in questo modo non poco sulla media generale dell’intera categoria.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Alla resa dei conti, in sei anni il ricambio di un dipendente su quattro dell’intero personale scolastico ha inciso favorevolmente sulla spesa complessiva per le casse dello Stato. Anche perché, in parallelo, è stata perpetrata la chiusura verso il riconoscimento dei diritti dei precari e degli ultimi assunti. Nei loro confronti, si è continuato ad esempio a non applicare gli scatti di anzianità, innescando una discriminazione rispetto ai colleghi di ruolo non sfuggita però ai tribunali. I quali, grazie ai legali che operano per il nostro sindacato, hanno riabilitato pure lo stesso primo gradone stipendiale, sottratto in modo illegittimo dall’accordo all’Aran dell’estate del 2011. Andando a determinare, con le sentenze dei giudici, dei precedenti favorevoli anche per gli ex precari: il personale di ruolo, che si è rivolto all'Anief, ha infatti ottenuto dal tribunale l'annullamento del contratto e il riconoscimento delle vecchie regole.