A Rimini oggi il premier uscente Mario Draghi è oggi tornato sulla “didattica in presenza” dello scorso anno scolastico: “Abbiamo scelto di riaprire appena è stato possibile. Lo abbiamo fatto consci del ‘rischio calcolato’ a cui andavamo incontro, nonostante le molte voci scettiche che ci davano degli irresponsabili”. Invece, ha aggiunto, “il risultato ci ha premiati: gli studenti sono tornati tra i banchi, le scuole sono restate aperte”.
Tra le tante proposte sul rilancio della scuola italiana, Anief si dice d’accordo con chi chiede l’adeguamento degli stipendi alla media europea: è una richiesta che il sindacato formula da anni e che adesso sembra essere accolta da quasi tutti i partiti politici impegnati nella campagna elettorale per le elezioni del 25 settembre. Un altro punto che trova il pieno appoggio dell’Anief è quello di “rendere obbligatoria la scuola d’infanzia, allungare l’obbligo scolastico fino alla maturità”. La proposta, formulata ieri al Meeting di Rimini da Enrico Letta e riproposta oggi dallo stesso leader Pd, guarda all’organizzazione scolastica della maggior parte dei Paesi Ue che hanno un periodo di formazione obbligatorio più esteso ed incarnando uno dei cavalli di battaglia dell’Anief.
“Il sindacato Anief manifesterà a Roma martedì 30 agosto per garantire un inizio d’anno scolastico regolare e difendere i diritti dei precari ancora una volta calpestati”: lo dice oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricordando che l’evento si svolgerà in Piazza Santi Apostoli dalle 10.30 alle 12.30. “Chiederemo modifiche al Decreto Legge 115 Aiuti bis che dal giorno dopo sarà al vaglio del Senato: la scuola rischia di riprendere le lazioni in condizioni inadeguate, se non si adottano misure urgenti a rimetterci saranno ancora una volta studenti e personale”.
Dal Meeting di Rimini giungono promesse mirabolanti sulla scuola dei prossimi cinque anni: Enrico Letta, segretario Pd, chiede di “rendere obbligatoria la scuola d’infanzia, allungare l’obbligo scolastico fino alla maturità” e portare gli “stipendi degli insegnanti” sui livelli dei loro colleghi europei” nell’arco di “5 anni”; anche la leader di FdI, Giorgia Meloni, ha dichiarato di volere “adeguare gli stipendi degli insegnanti alla media europei”, oltre che di volere introdurre “una formazione migliore” perchè “il mito progressista dell’uguaglianza ha finito per favorire chi aveva di più” e quindi “serve sistema serissimo di borse di studio“, assieme alla reintroduzione dei “voti nella scuola primaria”, alla valorizzazione “dell’esame di maturità e più sport per tutti”. A non sottrarsi ai buoni propositi per riformare la scuola sono stati anche Matteo Salvini, leader della Lega, per il quale occorre "estendere alle medie e alle superiori" la previsione "che i libri di testo siano gratuiti o detraibili", Maurizio Lupi di Noi Moderati, che ha rimarcato come la scuola paritaria offra "un servizio pubblico", Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, secondo cui "serve un bonus per le troppe scuole non statali che stanno chiudendo perché strangolate da una politica a loro contraria” ed Ettore Rosato, presidente di Italia Viva, per il quale nel sistema scolastico e sanitario italiano è fondamentale il rispetto del principio della sussidiarietà.
Sono passate pressoché inosservate le previsioni espresse dalla Bce sul peggioramento della crescita nell'area euro: Isabel Schnabel, del Comitato esecutivo della Bce, ha detto che sull'inflazione "le preoccupazioni che avevamo a luglio non sono state alleviate" arrivando a non escludere "a possibilità” di entrare “in una recessione tecnica”. In un'intervista alla Reuters, Schnabel ha detto che "se si guarda a una qualsiasi delle misurazioni dell'inflazione di fondo, stanno salendo ulteriormente e sono ai massimi storici". In Italia, rileva il sindacato Anief, si è dato a torto poco peso a tali dichiarazioni. Perché vi sono categorie, come quelle del pubblico impiego, che stanno soffrendo come non mai il peso del costo della vita in progressivo aumento. Tra queste, a patire più di tutti l’inflazione, sono i lavoratori della scuola, già costretti a percepire buste paga irrisorie e ferme da quasi quattro anni.