Il Tribunale del Lavoro di Reggio Emilia dà ragione all'Anief e conferma che anche ai docenti immessi in ruolo dopo il 1° settembre 2011, ma con almeno un anno di precariato svolto entro il 2010/2011, va applicata la “clausola di salvaguardia” prevista dal CCNL 2011 che prevede il diritto al mantenimento del gradone stipendiale “3-8 anni”. Marcello Pacifico (Anief): “Precari discriminati anche dopo l'immissione in ruolo, è ora di dire basta”. L'Anief ricorda a tutti i lavoratori che è ancora possibile ricorrere per vedersi riconosciuto il diritto all'integrale ricostruzione di carriera commisurata agli effettivi anni di servizio prestati con contratti a tempo determinato e per ottenere immediatamente il corretto inquadramento stipendiale.
Sul concorso per l’assunzione degli insegnanti di Religione Cattolica arriva l’intesa tra Cei e ministero dell’Istruzione, atto preliminare per poter procedere con il bando vero e proprio. A comunicarlo è stato lo stesso dicastero dell’Istruzione sottolineando che la procedura concorsuale ha l’obiettivo di coprire i posti che saranno vacanti e disponibili nel prossimo triennio: il bando, previsto dalla legge 159 del 2019, sarà emanato nelle prossime settimane.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “rimane necessario garantire non solo un generale accesso alla prova concorsuale ma anche il riconoscimento del percorso e del servizio specifici svolti dai singoli docenti di categoria, perché ne siano riconosciuti, come ribadito dalla CEI e dal ministero dell’Istruzione, il valore, la dignità e la professionalità, più volte dimostrati dagli stessi”. Prosegue, alla luce di questo, la raccolta di adesioni allo specifico ricorso per ottenere il ruolo attraverso l'ampliamento degli organici utili alle assunzioni a tempo indeterminato ancora sottostimati.
La parte dei fondi del Recovery Plan dedicata specificatamente alla scuola italiana potrebbe non essere sufficiente per risollevare il settore: a sostenerlo, con motivazioni, è oggi Tuttoscuola. “Dei 196 miliardi di euro previsti in sei anni – scrive la rivista specializzata -, il Piano ne riserva direttamente all’istruzione 10,1, ossia il 5,15%: fondi significativi, beninteso, per un settore che pur avendo una elevata spesa corrente (quasi interamente per stipendi) è sempre a corto di investimenti. Potranno certamente apportare miglioramenti (“potenziamento della didattica e del diritto allo studio”), ma non saranno in grado di cambiare da soli la qualità e l’efficacia del servizio scolastico, un’esigenza ormai improcrastinabile per il Paese. Si tratta di 1,7 miliardi di euro all’anno per un settore che oggi ne assorbe circa 60 all’anno: un’incidenza del 2,8%”. L’intero pacchetto dei fondi europei del post Covid, ad esempio, si potrebbe esaurire in pochi anni solo per cancellare le classi pollaio. E allora? Servono fondi aggiuntivi.
Secondo l’Anief la richiesta è lecita, ma va anche detto che è importante non disperdere i fondi provenienti dall’Europa: vanno destinati, con priorità, alla valorizzazione del personale, degli stipendi, prevedendo quell’indennità di rischio, collegata al burnout tradizionale, che con il Covid è diventata una necessità. Come pure alla lotta alla precarietà e all’allargamento degli organici, oltre che alla dismissione degli effetti devastanti della Legge 133/98. “È bene prendere impegni precisi col Governo - dice il presidente Marcello Pacifico - e predisporre certamente un impianto aggiuntivo di finanziamenti, anche da privati, che rendano la scuola un ‘porto franco’, svincolato dalle cicliche crisi di bilancio pubblico”.
L’emergenza sanitaria ferma i concorsi per l’assunzione di quasi 75 mila docenti, ma non blocca i pensionamenti andando a determinare grossi rischi per la tenuta del sistema didattico in vista del prossimo settembre: secondo le stime odierne di Tuttuscuola, “se tutto andrà bene a settembre, attraverso il concorso straordinario della secondaria, entreranno in ruolo 8-10 mila professori”. Inoltre, “è del tutto improbabile che i concorsi ordinari di infanzia, primaria e secondaria si svolgano in tempo utile per nominare i primi vincitori al prossimo settembre, mentre nel frattempo aumenta il numero di posti vacanti da coprire.
L’allarme di oggi della rivista specializzata è lo stesso che l’Anief ha lanciato da tempo: il sistema di reclutamento italiano, almeno nella scuola, fa acqua da tutte le parti. I concorsi ordinari e straordinari non bastano a sopperire all’altissimo numero di cattedre vacanti: occorre tornare al doppio canale, un sistema che nella fase emergenziale che stiamo vivendo sarebbe ampiamente giustificato. Perché chi ha acquisito titoli, specializzazioni e almeno 36 mesi di servizio ha pieno diritto a essere immesso in ruolo. Ancora di più perché il nostro Paese ha neanche due mesi di tempo per rispondere all’UE e dimostrare che non produce dei danni professionali e una discriminazione reiterata verso i precari nella pubblica amministrazione. La scadenza è scritta in una recente lettera fatta pervenire da Bruxelles al nostro Governo, dopo che le risposte fornite a seguito della procedura d’infrazione avviata nel luglio 2019 sono state inadeguate.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “i concorsi lumaca (straordinari e ordinari, ora pure bloccati per via del Covid-19) hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza. Per fare assunzioni ed evitare che a settembre un terzo delle cattedre siano vuote, è giunto il tempo di tornare al doppio canale di reclutamento, ma anche all’utilizzo delle graduatorie d’istituto per assumere in ruolo. Cosa aspettiamo, visto che già quest’anno abbiamo avuto 250 mila supplenze annuali, di cui oltre 70 mila su sostegno. Se l’Italia continua a temporeggiare significa che si esporrà alla procedura d’infrazione 4231/2014 ancora pendente. La nostra strada l’abbiamo indicata anche con una serie di emendamenti sul precariato al Disegno di Legge di Bilancio 2021. E ribadita in occasione del Congresso nazionale svolto alcuni giorni fa, dove abbiamo approvato una mozione specifica sul precariato per l’approvazione a livello nazionale di ‘procedure snelle di reclutamento a tempo indeterminato con graduatorie per titoli e servizio’. Adesso, però, passiamo ai fatti: settembre non è lontano”.
Continuano le soddisfacenti vittorie in tribunale per il sindacato Anief che da sempre si è mosso a tutela dei diritti dei lavoratori precari della scuola da anni sfruttati con un'interminabile serie di contratti a termine su posto vacante in palese violazione delle norme comunitarie. La nuova sentenza targata Anief - e ottenuta dagli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Salvatore Russo- arriva dal Tribunale del Lavoro di Roma e condanna il Ministero dell'Istruzione al riconoscimento delle progressioni stipendiali mai corrisposte al personale precario e al risarcimento del danno pari a 5 mensilità dell'ultima retribuzione. Marcello Pacifico (Anief): “Il nostro sindacato si batte in tutte le sedi per restituire dignità al personale precario della scuola. Urgente la loro stabilizzazione”. Ancora possibile aderire ai ricorsi Anief per ottenere gli scatti di anzianità e il risarcimento del danno per il periodo di precariato svolto oltre i 36 mesi di servizio su posto vacante.